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Zangrillo su Twitter: “Lavativi seriali gli asintomatici che non lavorano. Così si distrugge il Paese”

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Due anni fa aveva detto che il Covid era “clinicamente morto”. Ora il primario del San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva, si lancia in una nuova provocazione: “Accade che lavativi seriali, positivi al test Covid-19, non lavorino per settimane, sebbene asintomatici. Così si distrugge il Paese”, recita il suo ultimo tweet, che ha scatenato una accesa polemica con migliaia di reazioni. In particolare, tra gli utenti c’è chi domanda: “Scusi, sta istigando le persone a non rispettare la legge? E ci sta dicendo che lei non l’ha rispettata/non la rispetterebbe?”. Le norme del governo, nello specifico, prevedono che le persone risultate positive al tampone devono restare in isolamento per 7 giorni (se hanno ricevuto la dose booster) o per 10 giorni. L’isolamento termine soltanto dopo un test negativo, a meno che non siano passati 21 giorni. In quel caso il positivo, se asintomatico da almeno una settimana, può uscire dall’isolamento anche senza un test negativo. È l’unico passaggio in cui si distingue tra sintomatici e non.

Accade che lavativi seriali, positivi al test #COVID19, non lavorino per settimane, sebbene asintomatici. Così si distrugge il Paese.

— Alberto Zangrillo (@azangrillo) July 7, 2022

“Accade che anche oggi 94 persone sono decedute magari contagiate da asintomatici che magari positivi dopo il test fai da te se ne fregavano e andavano in giro felici!”, commenta un altro utente. Alcuni ricordano che Zangrillo è il medico personale di Silvio Berlusconi: “Caro professorone, Lei stia zitto, dopo il caso ‘uveite‘ sarebbe dovuto nascondersi a vita. Io sono positivo e andrei volentieri al lavoro ma ci sono disposizioni ben precise che mi impediscono di rientrare in servizio!”. Altri citano la polemica di due anni fa: “Positivi ma asintomatici significa malati in grado di contagiare. Lei è quello che il virus era clinicamente morto già nel 2020, vero?”. Alcuni, invece, si dicono d’accordo col professore: “La penso esattamente come Lei. In Inghilterra chi ha il Covid può andare a lavorare tranquillamente senza problemi, eccetto chi ha febbre alta ovviamente, qui per colpa del governo siamo ancora fermi a 2 anni e mezzo fa”.

Tra i commenti c’è anche quello di Roberto Burioni, virologo e collega del San Raffaele. “C’è molto trambusto – scrive su Twitter il medico pesarese – riguardo a un tweet del mio amico Zangrillo che si esprime sulla durata dell’isolamento con la sua – diciamo così – usuale energia dialettica. Non voglio neanche sfiorare la polemica sui lavativi che non mi interessa, ma Alberto, forse involontariamente, pone un problema estremamente importante che dovrebbe essere scientificamente all’ordine del giorno e non lo è“. “Ovviamente – scrive Burioni – non possiamo lasciare in circolazione persone contagiose; allo stesso tempo non possiamo permetterci, come società, di privarci del lavoro di troppe persone per un eccesso di precauzione. Dopo i vaccini e gli antivirali, è giunto il momento di capire come unire le esigenze di sicurezza sanitaria con quelle economiche, sociali e culturali del Paese. Come bilanciarle è compito esclusivo della politica: ma i dati sui quali decidere – conclude il virologo – deve fornirli la scienza“.

Interpellato dall’Ansa, Zangrillo preferisce invece non commentare: “Io osservo e basta, non propongo nulla – dice – Twitto ma non parlo…”.

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Peter Gomez

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