Venezia, la svolta dopo il boom di Pasqua: per entrare bisogna prenotare. Come funzionerà e da quando. Ma non tutti sono d’accordo

Un codice a barre per visitare Venezia. Una rivoluzione, nelle intenzioni del Comune, per arginare l’assalto dei turisti alla città lagunare, tanto bella quanto fragile. Fa discutere il nuovo sistema per la gestione dei flussi, annunciato dopo il boom di turisti a Pasqua (quasi mezzo milione in tre giorni). Di cosa si tratta? Dell’accesso su prenotazione a quella che per molti non è più una vera città ma un “parco a tema”, dove i residenti stanno per scendere sotto quota 50mila. Partirà in fase sperimentale a luglio 2022, per entrare a regime (e a pagamento) a gennaio 2023. Il weekend pasquale, contrariamente all’era pre-Covid, ha visto i pernottanti prevalere sugli escursionisti, ma le aspettative di un ritorno in pompa magna del turismo di massa hanno spinto l’amministrazione Brugnaro ad accelerare sul controllo degli ingressi. In una città stretta in un delicato equilibrio tra sostenibilità ed economia, provata da due anni di pandemia e dalla precedente Acqua granda, la spinta arriva anche dalla riapertura della Biennale, giunta alla 59esima edizione (da sabato 23 aprile al 27 novembre). Palpabile l’afflusso, che da tempo non emergeva in tutti i suoi aspetti (“Un delirio, siamo al limite”, ha commentato il comandante della polizia locale di Venezia Marco Agostini): calli invase da fiumi di persone, vaporetti pieni, moto ondoso e incidenti nautici. Oltre a dehors “extralarge” che si allargano a fisarmonica in base al numero dei clienti, costringendo i passanti a zigzagare tra sedie e tavolini posizionati ben oltre lo spazio concesso: diversi locali sono stati sanzionati. Ma a fare notizia in questi giorni è anche la scoperta di decine di migliaia di posti letto fantasma. Con la relativa mole di nero rispetto a imposta di soggiorno e redditi non dichiarati, su cui polizia locale, questura e Guardia di finanza hanno avviato un’indagine.

Il sistema di prenotazione – La vera novità è il sistema di prenotazione annunciato dal sindaco Luigi Brugnaro e dall’assessore al Turismo Simone Venturini. “Saremo i primi al mondo in questa difficile sperimentazione”, ha commentato sui social il sindaco. Non un obbligo, bensì una facoltà, almeno dal prossimo luglio, quando per entrare a Venezia da visitatori pendolari (non pernottanti) ci si potrà registrare su un portale online, ricevendo un Qr code come per il Green Pass. Una fase sperimentale durante la quale il Comune dialogherà con il governo per la messa a punto degli ultimi dettagli, in attesa di partire con la registrazione obbligatoria, a partire da gennaio 2023, quando per entrare a Venezia bisognerà prenotare. Esclusi residenti e turisti pernottanti. La registrazione, come spiegato dall’amministrazione fucsia, che nelle prossime settimane presenterà il sito web, garantirà degli incentivi come sconti su alcuni servizi (per esempio i mezzi pubblici) oppure accessi prioritari per i musei. Ma anche dei disincentivi, in particolare servizi a costo maggiore e un biglietto d’ingresso (il codice ricevuto) variabile da 2-3 a 10 euro in base all’afflusso di visitatori in città, anche per chi arriva in auto. Contributo d’accesso obbligatorio – che scatterà da metà gennaio 2023 – istituito dallo Stato per la sola città di Venezia con la legge di bilancio del 2019. A parte, naturalmente, gli esclusi (residenti, lavoratori, studenti e proprietari di seconde case). L’accesso dovrebbe essere sempre consentito per i residenti nei 44 comuni della Città Metropolitana. I residenti in Veneto, invece, saranno esentati dal pagamento, come da accordi con la Regione, ma dovranno ugualmente prenotare quando il sistema sarà a regime.

Nessun numero chiuso – Non ci sarà però un numero chiuso. E quindi, di fatto, non sarà possibile impedire l’ingresso oltre una certa soglia di presenze giornaliere pendolari: 40mila, numero oltre il quale, secondo i dati della Smart control room del Comune, la Città storica entra in sofferenza. Ecco che a fare da deterrente subentreranno, dopo il limite dei 40mila arrivi in giornata (esclusi quindi i turisti che soggiornano negli alberghi e nelle altre strutture ricettive), dei costi maggiori per gli escursionisti, nella speranza di scoraggiarne una fetta. “Lo scopo – assicurano dal Comune – non è fare cassa, ma gestire i flussi”. Visitare Venezia, quindi, sarà come riservare una camera d’albergo o un appartamento. Restano però aperte delle questioni su cui ancora non c’è chiarezza. La prenotazione, per esempio, sarà sempre obbligatoria o solo nei giorni maggiormente a rischio congestione? Non secondario, inoltre, è il nodo controlli: chi li eseguirà? Potrebbero essere installati dei tornelli ai varchi principali di accesso (come piazzale Roma, la stazione ferroviaria e il Ponte della Costituzione disegnato da Santiago Calatrava). Si va, poi, verso l’assunzione di personale da parte del Comune per controllare i codici di accesso. E ancora: i turisti che dormono a Mestre (terraferma ma Comune di Venezia) saranno obbligati a prenotare? Probabilmente saranno esentati dal pagamento ma dovranno prenotare per entrare a Venezia, in modo da consentire il conteggio delle presenze.

Le reazioni – Il presidente del Veneto Luca Zaia è favorevole alla svolta: “Penso che la visita a Venezia debba essere garantita a tutti, indipendentemente dal censo, ma la prenotazione deve esserci”. Favorevole (ma non ai tornelli) anche Claudio Vernier, presidente dell’associazione Piazza San Marco, secondo cui “la prenotazione insieme al numero calmierato è a favore di residenti, lavoratori e turisti”, perché “Venezia è fragile: in un appartamento di 100 metri quadri non si accolgono mille persone insieme ma si distribuiscono in più giorni”. Con un suggerimento: “Considerare il contributo d’accesso come un ‘anticipo’ da scalare nel momento in cui si usufruisse di un qualsiasi servizio pubblico”. L’idea della prenotazione piace anche a Claudio Scarpa, direttore dell’Ava (l’associazione degli albergatori veneziani), che mira a differenziare i turisti dai pendolari: “La prenotazione dev’essere l’ultimo tassello di provvedimenti più ampi. Il primo passo dovrebbe prevedere di bloccare il turismo pendolare sulla Gronda lagunare. Sul Ponte della Libertà dev’essere autorizzato a transitare solo chi a Venezia vive, lavora, studia o soggiorna”.

I contrari – Diversa l’opinione di Ernesto Pancin, direttore dell’Aepe Venezia (l’associazione dei pubblici esercenti): “Quando Venezia è considerata ‘piena’, nella realtà lo sono solo alcune zone del centro e alcune direttrici per arrivarci”. Come San Marco e Rialto. “Di fatto – continua Pancin – il 75% della città è vuota di turisti”, quindi l’accesso limitato andrebbe “proposto solo in alcune zone ‘calde’, facendo arretrare gli approdi turistici (lancioni) da San Marco ai Giardini, a S.Elena o alle Zattere”. Chi respinge del tutto la proposta di ingresso su prenotazione è Giacomo Salerno, attivista di Ocio Venezia, l’osservatorio civico sulla casa e sulla residenza. “Uno specchietto per le allodole, una misura volta al limite a fare cassa ma non certo a risolvere il problema dell’overtourism veneziano, con il rischio però di sancire la destinazione a ‘parco tematico’ della città”. Due i punti su cui gli attivisti per la residenzialità insistono: la questione dei dati (“se non ci sono dati certi, affidabili, accessibili, aggiornati allora non si possono fare scelte sensate, la responsabilità è del Comune”) e la “necessità di regolamentare le locazioni turistiche”. Per questo Ocio appoggia la proposta della rete Alta Tensione Abitativa, cui collabora il regista Andrea Segre, di “mettere un limite al numero massimo di posti letto nelle città esposte al turismo di massa”.

Posti letto fantasma – A fare scalpore è anche la scoperta di circa 40mila turisti fantasma che hanno dormito a Venezia nel weekend di Pasqua. Anche se, in realtà, a essere fantasma sono i letti che li hanno ospitati, non registrati e inesistenti per fisco e questura. Un giallo in laguna che – per la verità non certo per la prima volta – fa pensare a una quota rilevante di evasione. A scovare il cortocircuito è stato il cervellone elettronico della Smart control room del Comune, che attraverso le celle che agganciano i telefoni cellulari in città ha registrato l’anomalia. Alle quattro di domenica notte hanno dormito a Venezia circa 106mila persone, a fronte dei circa 60mila posti letto tra hotel e appartamenti turistici. Un dato con margine d’errore ridotto, che fa dire con ragionevole certezza che circa 40mila persone non sono state registrate. Tra loro potrebbero rientrare studenti e proprietari di seconde case, ma pochi sono i dubbi sull’esistenza di una quota esentasse. Si vedranno gli sviluppi dell’indagine congiunta.

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