Vaiolo delle scimmie, allarme contagi in crescita. Ma è davvero la malattia dei gay?
Non bastava la nuova impennata del Covid-19, anche i contagi di monkeypox continuano a crescere. E fanno paura: “In poco più di due mesi l’epidemia globale di vaiolo delle scimmie in Paesi non endemici è arrivata a più di 15.000 casi, di cui oltre due terzi segnalati nella regione europea dell’Oms. Il 23 luglio scorso il direttore generale dell’Oms – si legge nel sito dell’Organizzazione mondiale della sanità – ha stabilito che questo focolaio multinazionale costituisce un’emergenza di salute pubblica di rilevanza internazionale, il più alto livello di allerta ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale”. Ma non solo. Ieri, ricorda Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, è stato raggiunto “il record di diagnosi di monkeypox nel mondo: 1.700 casi in un solo giorno. I dati epidemiologici dicono che i casi riguardano prioritariamente una popolazione abbastanza ristretta: maschi, tra i 20 e i 40 anni che si sono contagiati preferenzialmente per via sessuale o per contatto diretto. È urgente raccomandare la vaccinazione e altri provvedimenti preventivi a queste persone”.
Monkeypox nuovo HIV?
Come ha sottolineato lo stesso Bassetti la maggior parte dei casi esaminati sono stati tra uomini che hanno avuto rapporti sessuali con persone contagiate. In particolare con altri uomini (MSM). Ecco perché, nelle ultime settimane si è insinuato il dubbio che la nuova malattia riguardi in particolare la comunità omosessuale. Una voce che è aleggiata da più parti, ma che i medici smentiscono sottolineando che questa non è una malattia esclusiva degli uomini gay e che, di conseguenza, non dovrebbe essere associato nessuno stigma. “All’inizio, i casi che abbiamo visto erano collegati a viaggi per eventi Pride in vari Paesi, ma poi abbiamo visto altri casi che potevano verificarsi solo come risultato della trasmissione locale“, afferma Cristina Mussini, professore ordinario di Malattie infettive e direttore della clinica malattie infettive dell’università di Modena e Reggio Emilia. “Chiunque abbia uno stretto contatto personale con un individuo infetto o i suoi effetti personali contaminati può sviluppare il vaiolo delle scimmie”, aggiunge. Avendo lavorato per più di 30 anni nel campo dell’HIV, Mussini ci tiene anche a sottolineare che “il vaiolo delle scimmie non attacca il sistema immunitario dell’organismo nello stesso modo e che, a differenza dell’HIV, i sintomi di solito scompaiono dopo solo poche settimane senza bisogno di cure”. A intervenire in merito è l’Oms stessa: “È importante sottolineare che gli MSM sono attualmente a maggior rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie a causa delle reti sociali e sessuali in cui la malattia si è diffusa più rapidamente. La maggior parte dei casi – si legge sempre sul sito – continua a essere segnalata tra gli uomini che sono stati esposti a seguito di rapporti sessuali con altri uomini. Tuttavia, i casi di vaiolo delle scimmie vengono rilevati anche nelle donne e nei bambini e i medici devono prestare attenzione alla possibilità del vaiolo delle scimmie nella valutazione di qualsiasi paziente”. Quindi stop alle insinuazioni e all’omofobia rivolta alla comunità, il vaiolo delle scimmie può colpire chiunque, non ‘bada’ certo all’orientamento sessuale delle persone.
Come avviene il contagio e quali sono i sintomi
Ma come ci si contagia, quindi? Il vaiolo delle scimmie viene contratto a seguito di un contatto personale prolungato con un individuo infetto (incluso il contatto sessuale) o il contatto con i suoi effetti personali contaminati. I sintomi di solito includono uno o più dei seguenti: eruzioni cutanee, macchie, ulcere o lesioni simili a vesciche in qualsiasi parte del corpo, ma spesso nell’area genitale o linfonodi gonfi e doloranti o febbre, mal di testa e dolori muscolari, brividi o stanchezza. Ma non mancano malintesi e i falsi allarmi. Per chiarire i dubbi sul monkeypox partendo proprio dalla sintomatologia Mussini, sul sito dell’Oms, racconta che i casi esaminati “non presentavano necessariamente l’eruzione cutanea, considerata il sintomo tipico del vaiolo delle scimmie, il che evidenzia la necessità per le persone di consultare rapidamente un medico e di sottoporsi al test”. Possono esserci anche persone infettate senza ulcere visibili e con i linfonodi ingrossati. “Alcuni dei nostri pazienti che sono risultati positivi al vaiolo delle scimmie avevano febbre, infiammazione del colon e del retto, mentre altri avevano lesioni simili a vesciche sul mento, sul torace e sullo stomaco”, conclude la docente.