Utero in affitto, maternità surrogata e gestazione per altri: cosa vogliono dire queste espressioni
La pratica di procreazione assistita per cui una donna si assume l’obbligo di provvedere alla gestazione e al parto per conto di un’altra persona o una coppia cui verrà affidato il nascituro è la gestazione per altri, che in alcuni casi viene anche chiamata maternità surrogata o in altri utero in affitto.
Quali sono le differenze nell’uso dei termini? Ce n’è uno più corretto degli altri oppure indicano tutti la stessa cosa? Proviamo a spiegarlo di seguito, dato che si è tornato a parlare di questo tema in relazione all’adozione, da parte della Commissione Giustizia della Camera, del testo base della legge che propone di perseguire la maternità surrogata come «reato universale».
(Getty images)
Gestazione per altri (Gpa)
Il termine gestazione per altri è quello più ampio, che indica tutte le forme in cui si ha una donna che porta avanti la gravidanza per conto di quelli che saranno i genitori del nascituro. L’ovulo che le viene impiantato può essere sia di una donatrice terza sia della futura madre (come succede in caso di donne che non possono portare avanti una gravidanza). In tutti i casi di gestazione per altri gli ovuli non sono mai quelli della donna che porta avanti la gravidanza. In altri termini il bambino che nascerà non ha mai legami genetici con lei.
Maternità surrogata o surrogazione di maternità
Il termine maternità surrogata è sostanzialmente un sinonimo di gestazione per altri (è una traduzione del termine «surrogacy», con cui si definisce la pratica in inglese). La differenza è che viene usato il termine «maternità» anche per indicare la gestazione, mentre quest’ultima – come detto – non è legata ad una assunzione di responsabilità genitoriale da parte di chi si occuperà del nascituro.
Utero in affitto
Il termine utero in affitto viene usato come sinonimo di gestazione per altri in particolare da chi sostiene che il corpo delle donne sia (o teme che possa essere) sfruttato attraverso questa pratica. Ha infatti una connotazione ulteriore, che esprime nel termine «in affitto» il pensiero che il corpo della donna venga usato per trarre profitti o sfruttato economicamente. Non è inoltre un termine abbastanza largo per includere i casi in cui la gestazione viene eseguita in forma altruistica, ovvero senza un compenso economico e solo con un rimborso spese (come accade in Canada, per fare un esempio, dove la Gpa retribuita non è legale).
Cosa dice la legge
In Italia la gestazione per altri è vietata e la pratica è regolamentata dalla legge 40 del 2004, «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita». «Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro», recita il comma 6 dell’articolo 12.
Nel marzo 2021 si è poi pronunciata anche la Corte Costituzionale, che ha ribadito che « il divieto, penalmente sanzionato, di ricorrere alla pratica della maternità surrogata risponde a una logica di tutela della dignità della donna e mira anche ad evitare i rischi di sfruttamento di chi è particolarmente vulnerabile perché vive in situazioni sociali ed economiche disagiate», ma ha anche tenuto in considerazione il tema dell’interesse del minore, che è quello «di “ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia, ovviamente senza che ciò abbia implicazioni quanto agli eventuali rapporti giuridici tra il bambino e la madre surrogata”». Il caso in questione riguardava infatti una coppia che, recandosi in Canada per la gestazione per altri, aveva vissuto diversi mesi con il loro figlio nato dalla pratica.
La proposta per l’introduzione del reato universale
La Commissione Giustizia della Camera ha adottato, nella data del 21 aprile 2022, il testo base della legge che propone di perseguire la maternità surrogata come «reato universale». Se il provvedimento dovesse diventare definitivo, in Italia potrebbero essere processati i genitori che si recano all’estero per ricorrere a questa pratica, cosa che attualmente non è prevista perché vale il principio secondo cui un fatto non può essere perseguito in Italia (dove è reato) se dove è avvenuto (quindi in uno degli Stati che lo consente e lo norma) è legale.
I numeri
Non esiste nessuna rilevazione dati sui casi di gestazione per altri, né stime o numeri precisi che mostrino come siano suddivisi coloro che si rivolgono all’estero per avere un figlio tramite Pma (procreazione medicalmente assistita). Sappiamo però che, secondo gli ultimi dati disponibili (indagine SIRU del 2019), si tratta di 3.000 persone all’anno: in maggioranza coppie sia etero che gay che ricorrono alla fecondazione eterologa, cioè alla donazione del seme o a quella degli ovuli.
Rimanendo in Europa, e cercando di isolare un dato relativo esclusivamente alla Gpa, si possono citare i circa 6.000 bambini nati con la maternità surrogata in Ucraina nel 2021, uno dei Paesi in cui è legale per le coppie etero e i single. Sono figli di coppie che arrivavano (prima della guerra) da tutto il mondo per questa pratica, che nel Paese è aperta anche agli stranieri e meno costosa che negli Stati Uniti.
22 aprile 2022 (modifica il 23 aprile 2022 | 09:36)
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