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Usa-Cina, telefonata ad alta tensione su Russia e Taiwan: «Rischi di destabilizzazione delle relazioni»

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di Giuseppe Sarcina

Il ministro della Difesa Usa ha chiamato, per la prima volta, il suo omologo cinese: Washigton ha ribadito il suo monito sugli aiuti a Mosca, Pechino la sua posizione su Taiwan («È parte della Cina, e questo non cambierà mai»)

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE


WASHINGTON — Da diverse settimane l’Amministrazione Biden sta marcando stretto il governo cinese. I generali del Pentagono temono che Pechino — che ha più volte ribadito la volontà di non rompere l’«amicizia senza limiti» con Mosca — possa fare da sponda a Vladimir Putin, fornendo, più o meno sottobanco, non solo armi, ma soprattutto materiali, munizioni e parti di ricambio per rivitalizzare l’offensiva russa nel Donbass.

Il Segretario alla Difesa, Lloyd Austin, oggi, mercoledì 20 aprile, ha ammesso con franchezza che i contatti con la controparte militare cinese si sono interrotti da diversi mesi, più o meno da quando è iniziata la crisi tra Washington e Mosca. Lloyd ha più volte cercato il generale Xu Qiliang, esponente di primo piano del partito comunista cinese, responsabile per la sicurezza internazionale e militare del Paese. Ma Xu Qiliang non ha mai risposto.

Così ieri il capo del Pentagono ha deciso di ripiegare sul ministro della Difesa, un altro generale, Wei Fenge. L’obiettivo minimo degli americani era di riprendere almeno il dialogo, prima di tornare a ragionare sulle possibili vie d’uscita dalla guerra. Ma stando al resoconto della telefonata diffuso da Pechino, Wei Fenge ha spiazzato l’interlocutore, parlando soprattutto di Taiwan
, in questi termini: «Taiwan fa parte della Cina e nessuno può cambiare questo dato di fatto. Se la questione non viene gestita in modo corretto, potrebbe danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti».

E per la super potenza guidata da Xi Jinping, «gestire in modo corretto» significa una cosa sola: nessuna «interferenza» nei piani di riunificazione «con la Madrepatria». Pechino, dunque, avverte gli Usa: non pensiate di poter applicare a Taiwan il «modello Ucraina», offrendo altri mezzi militari e sostegno finanziario.

Dal 2019 a oggi il ricco governo di Taiwan, uno dei maggiori costruttori di semiconduttori del mondo, ha acquistato dagli Stati Uniti armi per un controvalore di 14, 2 miliardi di dollari. In particolare nell’ordine erano compresi anche 66 jet F-16 e componenti per il sistema difensivo dei missili Patriot. A Washington aumenta la preoccupazione. Già a metà febbraio la vice ministra degli Esteri, Wendy Sherman, intervenendo in un’audizione al Congresso era stata molto netta: «Non possiamo consentire a Putin di annettersi tutta l’Ucraina; sarebbe un via libera anche per altre manovre del genere». Tutti avevano capito il riferimento a Taiwan e alla Cina.

20 aprile 2022 (modifica il 20 aprile 2022 | 20:46)

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