Ucraina, Putin insiste: “Senza Donbass e Crimea accordo impossibile”. Guterres replica: “Da voi un’invasione. L’Onu pronta a garantire i corridoi umanitari”
“Quella in Ucraina è un’invasione, ma vengo qui con un approccio pragmatico. Qualsiasi regola stabilita deve esserlo con il consenso della comunità internazionale e nel rispetto del diritto internazionale. Questa questione deve essere risolta con strumenti stabiliti dallo Statuto dell’Onu”. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, affronta Vladimir Putin nel corso dell’incontro che si è tenuto a Mosca e tenta di spingere verso un rapido cessate il fuoco nel conflitto ucraino e l’apertura di un tavolo di trattative. Parole che arrivano in seguito a quelle del presidente russo che ha riproposto la narrativa che lo accompagna dall’inizio dell’offensiva, secondo la quale i militari di Mosca sono stati “costretti” a intervenire nelle aree orientali ucraine per mettere fine a un “genocidio” commesso da Kiev, e impone le sue condizioni alle Nazioni Unite: “Senza Crimea e Donbass un accordo è impossibile”. E risponde alle accuse sulla strage di Bucha: “Una provocazione, l’esercito russo non c’entra”.
All’inizio del suo intervento, il capo del Cremlino ha voluto sottolineare che la Russia ha supportato e supporterà le Nazioni Unite. Ma ai convenevoli si sono presto sostituite le rivendicazioni. E Putin ha deciso di rispolverare subito il paragone con il Kosovo nel quale, ha detto, la Nato decise di intervenire militarmente per far rispettare le richieste della popolazione dell’ex regione serba. Oggi, dall’altra parte, la Russia è stata “costretta a intervenire” militarmente, sostiene, nelle regioni orientali dell’Ucraina per garantire il rispetto dei diritti della popolazione russafona che vive in quelle aree, anche se non ha specificato che in quei territori è comunque massiccia la presenza di cittadini che guardano più a Occidente che a Mosca. E proprio il riconoscimento di Crimea e Donbass, ha spiegato, rappresenta per il Cremlino una condicio sine qua non per arrivare alla tregua: “I colloqui vanno avanti, si tengono online, speriamo ci siano risultati positivi. Ma senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina – ha affermato Putin – I partner dell’Ucraina avevano concordato a Istanbul di lasciare fuori dai negoziati la Crimea, il Donbass e il nostro riconoscimento delle repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk“, ma adesso hanno “cambiato drasticamente linea. Gli accordi di Minsk 2 erano un tentativo di soluzione pacifica, ma la popolazione del Donbass è rimasta sotto assedio e pressione militare” da parte di Kiev.
Putin poi anticipa le parole di Guterres sui crimini e le perdite civili che devono essere arginati e introduce lui stesso il tema Bucha, cittadina nella quale l’esercito della Federazione è stato accusato di violenze, stupri, torture e uccisioni sommarie di centinaia di civili inermi. “Sappiamo chi ha messo in scena questa provocazione a Bucha – ha continuato – L’esercito russo non ha nulla a che fare con quello che è avvenuto. La provocazione a Bucha” è giunta per sabotare “gli importanti passi avanti dei colloqui di Istanbul”, ha poi aggiunto.
Guterres ha ricordato al presidente russo che il primo obiettivo delle Nazioni Unite è quello di limitare il più possibile le perdite civili. E per questo nel suo intervento ha spinto sulla necessità di garantire corridoi umanitari reali per la popolazione civile di Mariupol e di altre città ucraine assediate dall’esercito di Mosca. Tanto da dire che “l’Onu è pronta a farsi garante nell’evacuazione delle persone da Mariupol”.
A queste parole Putin ha replicato sostenendo che “la situazione a Mariupol è tragica, ma i combattimenti sono finiti“, aggiungendo poi che “più di 1.300 soldati ucraini si sono arresi” e che “l’acciaieria Azovstal è totalmente isolata, le azioni di combattimento non si svolgono lì. Se le forze di Kiev non liberano i civili ad Azovstal, si comportano come terroristi”, ha concluso riproponendo così la versione dell’uso dei civili come scudi umani da parte delle truppe militari e paramilitari legate a Kiev. E ha offerto all’Onu e alla Croce Rossa di visitare i prigionieri di guerra ucraini per verificarne le condizioni e il trattamento.
In giornata Guterres aveva incontrato anche il ministro degli esteri di Mosca, Serghej Lavrov. “Sono venuto come messaggero di pace. Il mio piano è strettamente collegato al salvataggio di vite e alla riduzione della sofferenza. È necessario creare le condizioni per un dialogo e un cessate il fuoco in Ucraina il prima possibile“, aveva esordito anche in quell’occasione. “È chiaro che ci sono due posizioni diverse. Secondo la Federazione russa, quello che sta avvenendo è un’operazione militare speciale con un obiettivo non ancora annunciato. Per le Nazioni Unite, l’invasione russa dell’Ucraina è una violazione dell’integrità territoriale. C’è un punto che è fuori discussione: non ci sono truppe ucraine nel territorio della Russia ma ci sono truppe russe nel territorio dell’Ucraina. Tuttavia sono fortemente convinto che prima la pace viene ripristinata meglio è per l’Ucraina, la Russia e per il resto del mondo”, ha dichiarato Guterres, dicendosi “preoccupato dei rapporti di violazioni ripetute dei diritti umani e di crimini di guerra“, che “richiedono un’indagine indipendente per avere dei risultati affidabili”.
Anche in quell’occasione ha ripetuto che “i corridoi umanitari sono necessari e devono essere rispettati da tutti: ho proposto un gruppo di contatto umanitario con Russia e Ucraina perché questi corridoi siano efficaci”, fa sapere il segretario Onu. Guterres ha anche toccato il tema del diritto di veto in Consiglio di Sicurezza, che una bozza di risoluzione dell’Assemblea generale (presentata dal Liechtenstein e sostenuta dagli Stati Uniti) ha chiesto di abolire per limitare lo strapotere della Russia: “Sono a favore di un uso moderato” del diritto di veto in seno, che è stato introdotto “per evitare uno scontro fra i membri permanenti che portasse ad un’altra guerra” dopo il secondo conflitto mondiale, ma da allora “è passato del tempo e il diritto di veto è stato usato troppe volte”. Ha avvertito però di “non farsi illusioni” sulla possibilità di cambiare la normativa: “Non credo si possa raggiungere la maggioranza dei due terzi con tutti e cinque i membri permanenti d’accordo”, tra cui la Russia stessa, ha spiegato.
Sul tema infatti il ministro russo si è detto sicuro che “il diritto di veto resterà, è uno dei pilastri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, senza di quello si sfascerà”. Lavrov ha accusato l’Onu di “aver cercato di depennare le regole fondamentali del Trattato” istitutivo delle Nazioni Unite e di non aver reagito al “sabotaggio” degli accordi di Minsk, dichiarando che Guterres era stato “informato molto bene” sugli obiettivi “dell’operazione militare speciale”. Ha inoltre ribadito la narrazione secondo cui “l’operazione in Ucraina è il risultato dell’espansione incontrollata della Nato” verso est ed “è stata lanciata per aiutare i civili. Cinque convogli umanitari sono già stati organizzati con successo nelle regioni di Donetsk e Lugansk”, riferisce. Allo stesso tempo, però, ha fatto sapere che la Russia “è pronta alla ripresa dei negoziati” con l’Ucraina “se ci saranno idee interessanti”. La proposta di tenere il nuovo round di colloqui a Mariupol è “un gesto teatrale” da parte degli ucraini che “probabilmente volevano un’altra scena straziante. Se parliamo di atteggiamenti seri per lavorare nel quadro dei colloqui, sarebbe meglio che rispondano alle nostre proposte il prima possibile”, attacca Lavrov. “Noi siamo per una soluzione negoziata, Zelensky si è rimangiato quello che aveva chiesto la settimana prima e questo ci rattrista: la parte ucraina non è interessata ai negoziati. Se (gli occidentali, ndr)) continueranno a consegnare armi difficilmente i negoziati avranno buoni esiti”, avverte.
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