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Ucraina, l’inviato ANSA a Gostomel. Il sindaco: 15 bimbi tra i 400 scomparsi

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Dopo i primi giorni di occupazione, dal 28 febbraio, a Yuri Prylypko, sindaco di Gostomel, sono arrivati messaggi di gente che cercava il fratello, il figlio, l’amico, il vicino. In poco tempo quelle segnalazioni sono diventate lunghe liste a cui non si riusciva a dare risposta. L’8 marzo Yuri è stato ucciso dalla raffica di colpi di un soldato russo mentre – dicono in paese – stava distribuendo pane e medicinali. Dopo le lacrime, Taras Dumenko, il nuovo sindaco, ha preso quegli elenchi in mano e ora che gli invasori se ne sono andati comincia a cercare i dispersi: “Finora ne abbiamo contati oltre quattrocento – dice – si tratta di concittadini con cui non riusciamo a stabilire alcun contatto. Tra questi, ci sono anche una quindicina di bambini. Altri quindici civili, a quanto ci risulta da fonti investigative, sono stati rapiti”.



 Non si trovano più neppure Oleh Gordiychuc e Dmytro Yusvak, che ha solo 22 anni. La madre, Olena, continua a lavorare come medico e volontario in queste ore, ma è soprattutto un modo per non pensare, prima di crollare nel pianto quando ne parla. Il 20 marzo tutta la famiglia era barricata in casa con il suocero quando più di dieci soldati russi dagli occhi a mandorla sono entrati e hanno cominciato a rovistare. Hanno trovato armi, distintivi e anche medaglie dell’Interpol, perché Gordiychuc è un ex poliziotto in pensione. Si sono insospettiti e lo hanno picchiato prima di sparare a terra, puntando ai suoi piedi. Poi hanno portato via tutti e tre gli uomini, tenendo per 24 ore in ostaggio Olena. Il giorno dopo è tornato solo il suocero. “Mio marito e mio figlio sono stati rapiti, forse sono ancora in Bielorussia, ma tutti dicono che i rapiti verranno portati nella prigione militare russa di Irkutsk”: è la zona in cui viene addestrata la brigata dell’estremo oriente russo che avrebbe compiuto i massacri di Bucha. “Lo hanno chiamato nazista, lo accusavano di essere ricco, di vivere in un bel posto. Mia madre è anziana e non le ho detto nulla, sa che Oleh e Dmytro sono scappati in Polonia, non voglio che anche lei scopra che non potrebbero tornare più. Spero solo che siano ancora vivi”. E intanto continua a raccogliere il pane per la gente del paese vestita con la sua tuta rossa da volontaria.


A Gostomel, ennesima città che sanguina a nord di Kiev, c’erano 29mila abitanti prima della guerra mentre adesso “per il momento – spiega Taras – se ne contano 23mila. Molti sono riusciti a fuggire grazie ai corridoi umanitari, altri sono morti, altri ancora non si trovano”. Con il numero dei quattrocento scomparsi che continua a salire. “Ci stiamo attivando con tutti i mezzi, con le chat, il passaparola, per raccogliere qualsiasi informazione. Alcuni organi di informazione locale dicono che dei corpi di abitanti di Gostomel sono stati trovati nei villaggi vicini e nella città di Bucha. E c’è il timore che i rapiti possano essere stati fucilati da qualche parte”. Davanti al municipio nel paesino di contadini e operai, mentre i volontari distribuiscono pane e vestiti, passano i tank ucraini con i trofei di guerra di rottami di camion e carri armati russi con la zeta disegnata sulla pancia di ferro, gli stessi che fino a qualche giorno fa invadevano le strade vuote e sfondavano le mura delle casette con un solo colpo. Anche l’aeroporto di Gostomel, dove la battaglia è stata dura, viene svuotato dei rottami del nemico. I soldati di Kiev tornano dal fronte Est, ora diretti tra le rovine del proprio Paese verso Sud, dove si preparano a combattere la battaglia decisiva per Mariupol e il Donbass. Anche i check point sono più blandi, segno che almeno qui il nemico non c’è più. Ma non è l’unica assenza.

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