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Tremonti: “È arrivata una tempesta che parte da lontano: finiti dieci anni di errori”

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Professor Tremonti, dopo l’intervento della Bce sui tassi d’interesse la Borsa ha perso il 7% in due giorni e lo spread è arrivato a 237 punti. Che succede?

«What’s past is prologue (ciò che è passato è il prologo, La Tempesta, atto II, ndr). Questo verso di Shakespeare è saggiamente scritto sul frontone degli archivi nazionali di Washington. Da ieri è iniziata la tempesta sul mercato finanziario europeo. È evidente nei volumi delle vendite, nel loro oggetto, nella rapidità e nell’azione che viene dal mercato finanziario nel suo insieme. Vista l’intensità di questa tempesta, per comprenderla bisogna capire da dove e da quando arriva. Il prologo era già nel passato. E si può andare anche più indietro dell’ultimo decennio. Seguendo una esoterica traccia della storia».

La Bce termina gli acquisti di titoli e alza i tassi: in pratica affronta la tempesta con il metodo opposto a quello utilizzato fino a ora per le crisi. Ci aiuta a capire?

«Attualizziamo: tracce si trovano nelle leggende alchimiche. Alchimia: la trasformazione della materia in oro. Leggende che transitano nel Faust di Goethe, che per inciso ha fatto il ministro del Tesoro a Weimar ed è stato così che ha acquisito interesse tanto per il denaro quanto per la sua magia. I biglietti alati voleranno più in alto di quanto l’umana fantasia, per quanto si sforzi, può arrivare. Nel Faust c’è l’intuizione della carta moneta, che è la via maestra. Ma c’è anche la via storta: il sovrano è disperato, le casse sono vuote, arriva Lucifero. Il sovrano dice: Non ho più denaro neanche per pagare i minatori che cavano l’oro dalla miniera. Lucifero ha la soluzione: Non è necessario che tu estragga l’oro, è sufficiente che tu dica che l’oro c’è. E tutti ti crederanno».

Ci parla della moneta per colti paradossi. Dove vuole arrivare?

«Un po’ tutto questo l’ho scritto in Le tre profezie: la prima è quella di Marx sulla globalizzazione, che evoca demoni non più controllabili; Leopardi è sulla fine della globalizzazione, come è stato per l’Impero romano quando tutti diventano cittadini romani ma nessuno si sentiva più romano; e infine quella di Goethe, che è il passaggio dal reale a quello che oggi chiameremmo metaverso. Dal cogito al digito ergo sum. Ma servono altri due passaggi».

Dica i due passaggi.

«Uno serio e drammatico è nella Montagna Incantata di Thomas Mann. Ed è il dialogo tra il massone Settembrini e il gesuita Naphta. Il denaro sarà imperatore fino alla completa demonizzazione della vita. Poi, semplificando, arriviamo a Pinocchio e all’albero degli zecchini d’oro, al gatto e alla volpe. È ancora l’illusione della facile moltiplicazione del denaro. La fine è nella scomparsa del denaro. Compresi i quattro zecchini incautamente affidati».

Capisco che a questo punto stiamo parlando della Bce: dica chi sono Gatto, Volpe e Pinocchio.

«Non abbia fretta. Veda, nel 2009-2010 si pensa che la crisi della globalizzazione possa trovare una soluzione finanziaria e non strutturale. Il governo Berlusconi propose di adottare un Global legal standard passando dal free al fair trade. L’idea, pure votata dall’Ocse, fu battuta dal Financial stability board, efficacemente presieduto da Mario Draghi. Il quale, sfortunatamente, di stability ne produsse ben poca. Ed è così che si passa al piano B: la illimitata creazione dal nulla del denaro. È così che in Europa la Bce ha superato i due principi dell’euro: l’inflazione come un plafond e il divieto di finanziare i governi».

L’inflazione sembrava sparita.

«Il plafond diventa un target da raggiungere e nel corso degli anni l’obiettivo è stato infine centrato, anzi superato. Tanto che dal 2% siamo già arrivati all’8 per cento».

E il finanziamento ai governi?

«Il divieto è stato aggirato con la triangolazione governi-banche-Bce: i governi emettono titoli che vengono sottoscritti dalle banche per essere poi venduti alla banca centrale. È così che si crea la moneta dal nulla e la Bce diventa una specie di bad bank. Quella che poteva essere una tecnica di emergenza, è diventata una lungodegenza. Durata 10 anni, con illusoria e universale soddisfazione. Ed è così che il whatever it takes è diventato un whatever mistakes: son stati commessi tutti gli errori possibili. Due anni fa, all’Eurotower, per il cambio di consegne tra i presidenti, in platea ad applaudire c’erano i Capi di Stato e di governo di tutta Europa. Sarebbe stato difficile vedere De Gasperi o Adenauer, Mitterand o Cossiga correre ad applaudire i banchieri».

Cosa significa?

«L’immagine che ci trasferisce tale iconografia è questa: l’asse del potere si è spostato dai popoli e dai governi alla finanza. Oggi il potere dei banchieri viene contestato dal mercato e dalla realtà. È la fine di un decennio. Dieci anni iniziati con l’austerità e passati attraverso la magia, che a un certo momento ha avuto anche l’evoluzione nell’idea del debito buono. E adesso il processo si è fermato».

Chi sono allora gatto, volpe e Pinocchio?

«Pinocchio è evidente, è il poveraccio che sta perdendo i suoi zecchini. Il resto lo lasciamo all’immaginazione del lettore».

Adesso come si procede? L’orizzonte europeo è cupo e in Italia ancora peggio.

«C’è da chiedersi se, sgretolata la Montagna incantata, sia arrivato il momento per una politica seria, basata sulla realtà responsabile. Verrebbe da dire che chi di spread colpisce, politicamente, oggi di spread rischia di perire».

E chi è che perisce?

«Contrariamente alle aspettative di alcuni, il tempo della crisi non si è allineato con le elezioni. La crisi è arrivata prima e si svilupperà drammatica nei prossimi mesi, con il forte impatto dell’inflazione sugli strati più bassi della società. Nel dopoguerra la lira fu salvata e l’inflazione, allora detta carovita, fu bloccata da Einaudi. In questo momento è difficile vedere una politica capace di fare lo stesso».

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