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Top Gun: Maverick, Cruise e l’epica Usa inossidabili

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Dando per scontato che Tom Cruise non invecchia mai per l’invidia di tutti e che non va neppure in pensione l’epica americana nella sua forma più pura – ovvero mascelle volitive, muscoli, onore, coraggio e senso della patria – allora benvenuti a TOP GUN: MAVERICK, film diretto da Joseph Kosinski e sequel dello storico Top Gun del 1986, interpretato ancora una volta dall’inossidabile Cruise nel ruolo di Pete “Maverick” Mitchell. Chi è davvero il protagonista del film in sala dal 25 maggio con Eagle e fuori concorso al Festival di Cannes? È quello di 36 anni prima, ovvero un coraggioso e scapestrato pilota di caccia, anarchico per natura (come ricorda l’appellativo Maverick), amante di aerei e motociclette di cui ha una collezione con prestigiosi pezzi d’epoca.

    Non solo, come tutti quelli che vogliono restare operativi, Pete non ha fatto carriera e, dopo trent’anni e mille encomi e riconoscimenti, è ancora solo un tenente. Evita insomma la promozione, che non gli permetterebbe più di volare. E volare è la sua vita, la sua giovinezza, anche perché tocca a lui collaudare aerei sperimentali di ultima generazione, caccia che superano il Mach10, ovvero la velocità di un missile. E qui va aperto un capitolo a parte sul fascino di questo film pieno anche di lampi d’ironia, perché durante Top Gun: Maverick, due ore e dieci minuti di durata, lo spettatore alla fine si sente sempre in volo su questi supercaccia. O, per essere più precisi, dentro gli effetti speciali di ultima generazione che pompano inevitabilmente adrenalina a mille. Si resta così sempre attaccati alla sedia con la paura che l’aereo, con te dentro, si schianti contro una montagna o esploda tra l’infernale rumore dei suoi motori e relative vibrazioni.

    Tornando al film, Cruise viene chiamato ad addestrare una squadra speciale di allievi dell’accademia Top Gun per una missione segreta, e qui Maverick incontrerà, tra questi venti aviatori che sono il meglio del meglio, il tenente Bradley Bradshaw (Miles Teller), nome di battaglia ‘Rooster’ , figlio del suo vecchio compagno di volo Nick Bradshaw ‘Goose’. E ritroverà anche Val Kilmer, di nuovo nel ruolo di Thomas ‘Iceman’ Kazansky e, infine Penny (Jennifer Connelly), sua vecchia fiamma. Ora la missione che toccherà a questa ristretta pattuglia di eroi è davvero difficile: si tratta di colpire un deposito di uranio arricchito che è stato posto da uno Stato ‘canaglia’ in una gola circondata da altissime montagne ricche di sistemi antiaerei. L’aereo scelto per la missione è il Boeing F/A-18 Super Hornet, caccia intercettore imbarcato tuttora sulle portaerei della U.S. Navy. Il ruolo di Pete? Quello dell’istruttore. Un ruolo che inevitabilmente gli sta stretto, anche perché dovrà selezionare una squadra molto probabilmente votata alla morte.

    Cuore emotivo di questa storia, quello che smuove più sentimenti: il passato da chiarire tra Maverick e il tenente Bradley Rooster Bradshaw, figlio del defunto migliore amico di Maverick, rimasto ucciso in un incidente durante un volo di addestramento. Una vicenda quest’ultima mai davvero superata sia da Pete come dal figlio. Nel concepire Maverick, i realizzatori hanno dunque voluto rispettare in tutti i modi l’eredità lasciata dal regista Tony Scott (suicidatosi nel 2012, ndr.) e allo stesso tempo accettare la sfida di riproporre il sequel di un film che allora sbancò al box office. Va ricordato che Top Gun vinse nel 1986 un Oscar per la miglior canzone con Take My Breath Away interpretata dai Berlin e prodotta da Giorgio Moroder. Ora per Maverick è scesa in campo Lady Gaga in persona con HOLD MY HAND, “un brano – ha detto la stessa pop star – nato per condividere il bisogno profondo di essere compresi e cercare di capire gli altri”. 

   



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