Tanto di cappello

La foto del poliziotto di buon cuore che disseta una guardia della Regina prossima alla disidratazione è emblematica del problema. Che non è solo il caldo, ma la scarsa reattività nell’adattarvisi, prendendo delle misure che non si riducano al lamento.

Ieri pomeriggio a Londra c’erano 41 gradi, più che nel deserto del Sahara. Ebbene, se nel deserto del Sahara un soldato presidiasse l’ingresso di una tenda con un enorme copricapo ricoperto di pelle d’orso, oltre che l’attenzione degli animalisti attirerebbe quella della neuro-deliri.

Si discute sulle cause del riscaldamento globale, ma esiste una questione persino più urgente: i suoi effetti. Facciamoci pace, se anche ci trasformassimo di colpo in nove miliardi di Greta Thunberg, il clima delle prossime estati sarà comunque questo, se non peggiore. E allora perché sembriamo incapaci di affrontare il cambiamento? Non è forse il talento che ha sempre garantito la sopravvivenza della specie? Aprire i negozi la sera, invece che sotto il solleone, e riorganizzare le abitazioni e la vita in base alle nuove temperature estive sarebbe un primo passo. Poi si potrebbe togliere il cappello d’orso dalla testa di quel poveraccio e mettergli un berretto traspirante. Ma in quest’epoca di addormentati neanche tanto belli, appena qualcuno propone qualcosa di nuovo si sente rispondere «non si può fare» o «lo abbiamo sempre fatto», che è il modo migliore per essere sicuri che non cambi mai niente.

Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. La si può leggere qui.

Chi non è ancora abbonato può trovare qui le modalità per farlo, e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

19 luglio 2022, 07:08 – modifica il 19 luglio 2022 | 07:13

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Read More