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Stupri, risse, reati “culturali”: l’immigrazione criminale che spaventa l’Italia

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Donne e ragazze molestate o violentate in mezzo alla strada. Agenti e carabinieri presi a pugni o minacciati con coltelli. E ragazzine maltrattate o uccise dai propri familiari perché rifiutavano le tradizioni della propria cultura e volevano vivere all’occidentale. Sono i delitti e le aggressioni che compaiono sulle pagine di cronaca e che coinvolgono criminali stranieri. È il fenomeno dell’immigrazione criminale, nato di pari passo con l’arrivo in Italia di gruppi sociali e culturali da diversi Paesi del mondo, fenomeno che dagli anni Settanta ha trasformato la Penisola in uno Stato di immigrazione. Ma come questa tendenza ha trasformato il panorama criminale?

“La presenza di gruppi sociali, etnici e culturali diversi comporta inevitabilmente una trasformazione delle fattispecie criminali – ha spiegato a ilGiornale.it la criminologa Francesca Capozza, autrice del libro Immigrazione criminale, che analizza il fenomeno, mostrando il volto della criminalità straniera in Italia – Si vede la presenza stabile della compagine straniera che prende la forma di criminalità organizzata, di quella comune, del terrorismo, nonché dei reati culturalmente motivati”.

I numeri della criminalità straniera

Immigrazione non è sinonimo di criminalità. E viceversa. A partire dagli anni Settanta però nel nostro Paese si è registrato un aumento dell’arrivo di persone da altre parti del mondo, con cultura e abitudini diverse. E alle persone che migrano regolarmente si sono aggiunte quelle irregolari. Questo nuovo movimento ha comportato un cambiamento della delinquenza, perché ai criminali italiani si è aggiunta la compagine straniera, che è andata a modificare il panorama generale della criminalità e della sicurezza.

I dati, riportati nel XIII rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, raccontano di una crescita del numero degli stranieri presenti nelle carceri italiane che, a partire dai primi anni ’90, ha subito un aumento “inarrestabile”. Ora, stando ai dati del Ministero della Giustizia, aggiornati al 31 maggio 2022, gli stranieri detenuti sono 17.136, su un totale di 57.067 persone in carcere: una percentuale che supera di poco il 30%, come conferma anche la criminologa Francesca Capozza, che parla di dati ufficiali “che non registrano quindi eventuali ulteriori coinvolgimenti non accertati”. Nelle grandi città, però, questa percentuale sale, tanto che, secondo quanto specificato a ilGiornale.it dall’assessore Riccardo De Corato, “a Milano oltre il 70% della popolazione carceraria di San Vittore è composta da immigrati”.

Bisogna precisare però che tra i detenuti stranieri la percentuale dei migranti irregolari, riportata dal rapporto di Antigone, si attesta “tra il 60 e l’80% a seconda del tipo di crimine”. Non solo. “Quasi tutti i migranti che commettono reati hanno dei precedenti – precisa l’assessore De Corato – Credo che molti dei clandestini presenti sul territorio italiano fuggano dal proprio Paese d’origine perché evidentemente hanno dei conti in sospeso con la Giustizia, probabilmente non possono neanche girare a piede libero o rischiano pene pesantissime. Altrimenti non si spiega il motivo per cui preferiscano pagare fior di soldi agli scafisti, rischiando la vita in mare, piuttosto che raggiungere l’Italia con altri mezzi. Non credo che tutti siano in fuga dalla guerra”.

Queste percentuali fanno riferimento alla criminalità in generale. Ma l’attività della compagine straniera varia a seconda della tipologia di reati commessi. Il XIII Rapporto di Antigone del 2017 legava la presenza in carcere di criminali stranieri soprattutto ai reati contro il patrimonio, relativi alla droga e connessi alla prostituzione. “Le tipologie di reato maggiormente poste in essere da costoro – ha spiegato a ilGiornale.it la dottoressa Capozza – riguarda reati contro il patrimonio (nella misura del 27%, in particolare furti e rapine), contro la persona (il 31%, in particolare lesioni personali volontarie), violazione della legge stupefacenti (circa il 31%)”. Bassa invece la percentuale di stranieri detenuti per reati di stampo mafioso.

Stupri e molestie sessuali

Era da poco passata l’alba del 9 agosto 2021 quando una 26enne italo-sudamericana venne sorpresa di spalle, trascinata per un braccio e violentata nello scavo per le tubature idriche di un cantiere a Cascina Gobba, a due passi dall’ospedale San Raffaele, da un egiziano di 31 anni sprovvisto di regolare permesso di soggiorno. Lo scorso 6 dicembre invece una giovane pendolare è stata aggredita sul treno Milano-Varese da due ragazzi poco più che ventenni. Il primo, colui che avrebbe fatto da “palo”, è un italiano con problemi di tossicodipendenza; l’altro – l’esecutore materiale del tentato stupro – è un marocchino con precedenti di polizia e irregolare sul territorio italiano. E poi l’orrore della notte di San Silvestro: ben 9 ragazze sono molestate da una gang di stranieri a due passi dal Duomo di Milano durante i festeggiamenti per l’inizio del nuovo anno.

“I dati Istat parlano chiaro: gli stranieri sono responsabili cinque volte in più rispetto agli italiani dei reati di violenza sessuale – precisa l’assessore Riccardo De Corato – Nonostante l’inasprimento delle pene, le molestie e gli stupri non diminuiscono. Le politiche a favore del rispetto delle donne sembrano non aver fatto presa su una parte della popolazione straniera – e l’episodio gravissimo avvenuto la notte di Capodanno in piazza Duomo lo conferma – che continua a considerare la donna come un oggetto, una proprietà di cui l’uomo può fare quel che vuole”.

Lo scorso 2 giugno, cinque adolescenti sono state importunate con molestie choc sul treno per Peschiera al rientro da una mattinata trascorsa sul Lago di Garda. I responsabili, non ancora tutti identificati, avrebbero rivolto insulti razzisti alle giovani vittime: “Siete bianche, qui (sul treno ndr) non dovete stare”. Un fenomeno preoccupante, che fa segnare un record negativo in Lombardia, quello relativo ai reati sessuali. “Nel nostro capoluogo (Milano ndr) il trend degli ultimi anni non ha mai visto un calo, purtroppo – aggiunge De Corato – Anzi è in leggera crescita visto che dai 273 casi del 2011 si è passati ai 285 del 2021. A parer mio la situazione è molto preoccupante”.

I reati “culturalmente motivati”

Non meno allarmante è la tendenza relativa ai cosiddetti “reati culturalmente motivati”, ovvero quei crimini che maturano in un contesto culturale contrastante con il sistema di norme e valori del Paese ospite. “Le teorie esplicative della criminalità straniera individuano una multifattorialità del comportamento delinquenziale in cui il conflitto interiore tra cultura d’origine e sistema di valori del paese ospitante – spiega la dottoressa Capozza – che produce una contrapposizione in una stessa persone di sistemi culturali e normativi diversi, può esitare in disagio, insicurezza, smarrimento con rischio di disadattamento, disturbo psichico e criminalità”.

Vi sono poi altri fattori da prendere in considerazione quali, ad esempio, “le precarie condizioni economiche e sociali in cui gli immigrati versano – prosegue l’esperta – l’emarginazione sociale di cui spesso sono vittime con il conseguente rischio di ‘etichettamento’, l’assenza di gruppi sociali e familiari di riferimento possono favorire l’adozione di comportamenti delinquenziali”.

Tra i reati culturalmente orientati sono in notevole aumento quelli connessi al fenomeno dei matrimoni forzati. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Viminale, due vittime su tre sono straniere con una forte incidenza delle donne di nazionalità pakistana. “Credo che ci sia, per lo meno da parte di alcuni, anche un grosso problema di sottovalutazione di alcuni fenomeni che vengono ignorati e ‘archiviati’ come usi e costumi di una cultura da rispettare – aggiunge De Corato – Mi riferisco per esempio al niqāb e alla mutilazione dei genitali femminili, pratica quest’ultima a cui vengono assoggettate molte bambine, figlie di extracomunitari anche nel nostro Paese”.

Le stime relative all’infibulazione (Università Milano Bicocca, anno 2019), invece, contano 87.600 vittime in Italia. Tra queste, 7mila sono bambine e ragazze poco più che adolescenti. “C’è evidentemente ancora tanto da fare per diffondere la cultura del rispetto e della parità nei confronti delle donne – conclude l’assessore alla sicurezza della Regione Lombardia – Apriamo qualche volta gli occhi realizzando quanto sia ancora grave la condizione di segregazione culturale in cui vengono tenute le donne anche qui da noi quando accadono vicende come quelle di Saman. Poi tutto ricade nel dimenticatoio e si torna a far finta di non sapere che molti islamici considerano le donne antropologicamente inferiori e subalterne all’uomo”.

Le aggressioni alle forze dell’ordine

Non solo stupri, furti e rapine o reati “culturalmente motivati”. L’immigrazione violenta colpisce anche le forze dell’ordine. L’ultima vicenda risale a pochi giorni fa, quando a Pisa un trentenne extracomunitario ha aggredito un poliziotto, colpendolo con un violento pugno. Non solo: durante il tragitto il giovane avrebbe distrutto il vetro della volante.

Nel maggio 2021 invece a essere aggrediti erano stati due poliziotti in servizio a Milano, quando una coppia di nordafricani irregolari aveva dato in escandescenze insultando i poliziotti. Poi la violenza: calci e pugni contro gli agenti, rimasti entrambi feriti, tanto da dover ricorrere alle cure del pronto soccorso. Uno dei due poliziotti aveva rimediato una frattura alla mano e una prognosi di 25 giorni, mentre all’altro era stata diagnosticata una contusione al gomito. Prima ancora, nel gennaio 2021, un gruppo di stranieri aveva accerchiato gli agenti di polizia, minacciandoli con una bottiglia di vetro rotta e dando diversi pugni.

Secondo il report Sbirri Pikkiati del 2021, fornito dall’Asaps, l’Associazione a favore della sicurezza sulle strade, nel 2021 le aggressioni fisiche agli agenti sono state in totale 2.655, più di 7 al giorno. Di queste il 37% è stato causato da cittadini stranieri. Ma perché questo accanimento verso polizia e carabinieri, con il rischio di essere fermati? “Da una parte le difficoltà linguistiche e di conoscenza della cultura e delle norme rendono difficile per lo straniero poter comunicare e comprendere il sistema sociale e giuridico in cui è inserito”, ha spiegato la criminologa Francesca Capozza. Ma c’è dell’altro. Infatti, continua l’esperta, “dall’altra parte, le forze dell’ordine nella flagranza del reato rappresentano il limite e la legge da cui gli stessi rifuggono o che faticano a comprendere ed accettare, riversando pertanto su di essi l’emotività reattiva connessa”.

Il rischio di radicalizzazione

I dati relativi al fenomeno dell’immigrazione violenta, che chiaramente interessa solo le frange estremiste e radicali degli stranieri che giungono in Italia, profilano scenari poco rassicuranti per il futuro. Milano, dove la presenza di clandestini raggiunge quota 50mila, è tra le città italiane più a rischio. “È evidente che la scelta di riversare su Milano non sia casuale: ci sono soldi, benessere e lavoro. Ma la questione è un’altra. Il punto è che, ormai, molti quartieri della città sono appannaggio della compagine straniera – spiega De Corato – Le case popolari di San Siro, ad esempio, sono quasi tutte occupate da abusivi arabi. Lo stesso si dica per Corvetto dove c’è una forte presenza di stranieri dell’est Europa, rom e africani. Sono tutti luoghi dove lo Stato ha perso contatto con la realtà e dove, a parer mio, la situazione è irrecuperabile. Ed è ovvio poi che il rischio di una criminalità crescente e violenta sia elevato”.

Per quanto le prospettive non siano incoraggianti e il processo di radicalizzazione sia una eventualità contemplabile, non siamo di fronte a una criticità irreversibile. “L’unica soluzione per garantire la sicurezza ai cittadini è la presenza di forze dell’ordine sul territorio. A Milano, ad esempio, fino a qualche tempo fa, c’erano i vigili di quartiere. Dove sono finiti? L’unico deterrente è la presenza capillare di uomini in divisa, appiedati, e il portierato sociale – conclude l’assessore lombardo – Ma allo stato attuale dei fatti, con interi quartieri popolari presi d’assalto dagli stranieri, è praticamente impossibile applicare soluzioni di questo tipo. Le persone hanno paura”.

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