Stop auto benzina e diesel, i timori dell’industria: a rischio 73mila posti

La strada della transizione green è segnata e tutta l’industria dell’auto viaggia in questo senso. Ma se dal 2035 si potranno vendere in Europa solo auto al 100% a emissioni zero, e quindi elettriche, la filiera automotive europea perderà, secondo uno studio di Clepa, l’associazione europea della componentistica, e Pwc, mezzo milione di posti solo in parte compensati dai 226mila previsti al 2040 per le produzioni dei sistemi elettrici.
E in Italia, Paese con una filiera perlopiù di piccole-medie aziende esportatrici con un saldo attivo della bilancia commerciale di 5,5 miliardi ma indietro nell’elettrico rispetto a Francia e Germania, andrà peggio. Con la stima, ricorda Fabrizia Vigo, responsabile relazioni istituzionali di Anfia, di 73mila posti persi su un totale di 268mila a fronte di solo 6mila nuovi addetti all’elettrico. Una tecnologia che comporta costi produttivi più alti ma meno forza lavoro. Anche perché il 70% (fino a 70 miliardi in Europa) della creazione di valore sarà collegata alla filiera delle batterie che vede, a partire a monte dalla raffinazione dei metalli, lo strapotere della Cina.
Con il rischio di un’Europa Pechino-dipendente anche per la mobilità elettrica. Le cifre allarmanti dell’impatto del pacchetto europeo Fit For 55 sull’occupazione sono state denunciate anche nel documento firmato a febbraio da Federmeccanica e Fim, Fiom e Uilm. Questo non significa che il settore, avverte Stefano Franchi, dg di Federmeccanica, si opponga alla transizione ecologica ma è fondamentale quando e come ci si arriva. Quindi, ecco l’appello al governo, come si incentiva la filiera non solo sul fronte domanda ma soprattutto su quello dell’offerta con gli investimenti in Ricerca & Sviluppo e innovazione dei processi produttivi. E quindi il futuro di stabilimenti specializzati nella “vecchia” componentistica da Pisa a Bari, da Ferrara e Pratola Serra fino a Chieti mentre un gruppo come Stellantis sta investendo …

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