Speranza terrorizzato dai sondaggi: “Uniamoci contro la destra”
31 Luglio 2022 – 09:06
Il ministro della Salute teme una sconfitta e invoca l’accozzaglia: “Non spacchiamoci nei collegi. L’avversario è la destra e dividendo il campo la stiamo favorendo”
I sondaggi continuano a essere causa di forte agitazione nel centrosinistra, che non ha ancora messo nero su bianco le mosse da intraprendere in vista del ritorno alle urne. Il 25 settembre si avvicina sempre di più ma il fronte rosso è ancora spaccato: tra veti incrociati e litigi interni, si cerca di partorire un’accozzaglia di partiti con il solo intento di evitare il trionfo di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. L’appello di Roberto Speranza va proprio in questa direzione, visto che i sondaggi premiano nettamente il centrodestra. E la sinistra trema.
Speranza è terrorizzato
Il ministro della Salute, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, si è detto molto preoccupato dalle ultime rilevazioni sulle prossime elezioni politiche: il centrodestra unito si attesterebbe al 45,8%, mentre un eventuale minestrone rosso (Partito democratico, Articolo Uno, Verdi-Sinistra italiana, Azione e Europa, Insieme per il futuro) si fermerebbe al 33%. Da qui il rammarico per la rottura con il Movimento 5 Stelle: “Siamo stati tre anni insieme e ora ci siamo divisi“.
Sono proprio questi numeri a preoccupare Speranza, che ha invitato i compagni di schieramento a valutare attentamente tutte le opzioni sul tavolo. Nello specifico ha chiesto di non sottovalutare le conseguenze di una spaccatura così evidente nei collegi: “Bisognerebbe evitare di lasciare alla destra una prateria nei collegi“. Ma ha specificato che non si tratterebbe di siglare alleanze o coalizioni: “La legge elettorale prevede solo apparentamenti“.
Eppure Speranza tiene acceso il sogno. Ha dichiarato che la vittoria del centrodestra non è affatto scontata, che la partita è ancora aperta e che si deciderà nelle prossime settimane. Per alimentare la fiducia ha fatto affidamento agli elettori: “Gli italiani hanno capito chi ha fatto cadere Draghi“. Senza far mancare l’ennesima stoccata a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, alla cui guida ci sarebbe “un elemento di irresponsabilità e inaffidabilità che peserà nella campagna elettorale“.
Il titolare della Salute ha spiegato che la tanto sbandierata agenda Draghi rappresentava un compromesso tra forze politiche diametralmente opposte che avevano deciso di condividere un’esperienza di unità nazionale. A suo giudizio ora è necessario elaborare “un’agenda fortemente sociale e radicalmente alternativa” agli avversari. “Questa destra è un pericolo per l’Italia“, è il classico giudizio catastrofista pronunciato anche da Speranza.
Il rapporto con il M5S
Il ministro della Salute non ha chiuso la porta in faccia al M5S. Ha riconosciuto che i toni usati da Giuseppe Conte sono stati netti e la posizione di Enrico Letta sembra essere ferma. Una serie di condizioni che lascia pensare a una rottura ormai insanabile, ma Speranza ha lanciato un appello alla riflessione: “Continuerò a dire fino all’ultimo che l’avversario è la destra e che dividendo il campo dell’alternativa la stiamo favorendo“.
La caduta del governo Draghi
Infine Speranza è tornato a parlare della caduta del governo guidato da Mario Draghi: a suo giudizio le dimissioni sono state innescate da un “errore grave” da parte di Conte e del Movimento 5 Stelle, accusati di aver offerto un assist a Lega e Forza Italia “che avevano il solo obiettivo di andare al voto“.
Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere il retroscena svelato da Matteo Renzi, secondo cui nelle ore frenetiche della crisi il Pd avrebbe provato a far nascere una sorte di Conte ter a guida Draghi. Una riedizione del governo giallorosso. Ma Speranza ha smentito il tentativo di portare avanti l’esecutivo con i soli voti del centrosinistra e dei grillini: “Abbiamo provato fino all’ultimo istante a convincere Conte a non togliere la fiducia a Draghi“. In tal caso il governo avrebbe comunque imboccato la strada della crisi definitiva, “ma avremmo evitato una frattura profonda nel campo progressista, con cui ancora facciamo i conti“.