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Sinner-Djokovic a Wimbledon: il piano di Jannik per batterlo

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di Gaia Piccardi, inviata a Londra

Sinner contro il campione in carica Djokovic: deve pensare il meno possibile, scordarsi il passato e inventarsi una trama. Ma sul Centrale Nole non perde dal 2013

Uno a 14 anni giocava la Coppa Davis junior per la Jugoslavia, l’altro veniva al mondo. L’Immortale nel 2003 era già professionista, l’apprendista stregone iniziava a sciare. E quando Novak Djokovic vinceva il primo dei suoi venti titoli Slam, Jannik Sinner non aveva ancora preso in mano la racchetta.

Nei (quasi) tre lustri che li dividono c’è il senso della sfida che oggi apre il programma sul centrale di Wimbledon: l’alfiere italiano della Next Gen prova a sfrattare il campione degli ultimi tre titoli consecutivi (6 in totale); partito in sordina (Wawrinka al primo turno è stato la sua prima vittoria a livello Atp sull’erba), Jannik non viaggia più a fari spenti in Church Road, anzi, è l’osservato speciale del torneo. E se paragonare Djokovic a Sinner fa andare di traverso agli dei di Wimbledon la panna delle fragole, è proprio l’ex numero uno del mondo a ravvisare una somiglianza che non è lontana parente dell’investitura: «Rivedo un po’ me stesso nel suo gioco da fondocampo: il rovescio piatto giocato dalla linea, la pressione asfissiante sull’avversario…».

C’è più di un buon motivo, insomma, per non prendere appuntamenti alle 14,30 (italiane) di oggi, e non solo perché Djokovic-Sinner, presente e futuro che vengono a contatto nello splendore dell’erba, è il quarto di finale più nobile di un tabellone che prevede redivivi (Goffin), enfant du pays (Norrie), miracolati (Garin, il cileno che Berrettini avrebbe trovato al primo turno se non avesse preso il Covid), talentuosi casi psicanalitici (Kyrgios), un americano sopravvissuto alla strage Usa dei quarti (Fritz) e il solito, immarcescibile Nadal a caccia, a 36 anni e con il nervo di un piede anestetizzato dalla radiofrequenza, di tre quarti di Grande Slam (quello vero).

Jannik non ha cambiato una virgola della sua routine, in preparazione al match col Djoker: fisioterapia al risveglio, allenamento, altra fisioterapia, cena nella villetta affittata con il team.
In quei quattro game giocati con Novak l’altro giorno in allenamento ha provato a carpire al serbo tutti i segreti
possibili.

Ma come si batte Djokovic sul centrale di Wimbledon, il luogo dell’anima dove lo spirito della Santissima Trinità non perde dal lontano 2013

(finale con Murray)? «Tenendo il più possibile in mano l’iniziativa come con Alcaraz, a cui ha tolto il tempo — risponde Simone Vagnozzi, il coach che a febbraio ha sostituito, per volere di Jannik, Riccardo Piatti —. Continuando a servire bene anche la seconda palla, di cui ha aumentato velocità e varietà per rendersi più imprevedibile, e a rispondere alla grande: è un colpo che già sapeva eseguire bene, sull’erba ha raggiunto un ottimo timing».

Ma Mats Wilander, talent Eurosport e re di 7 Slam (solo quarti a Wimbledon) non è ottimista: «Non sono affatto certo che Jannik abbia già sufficiente potenza di fuoco per infastidire Nole. Con lui non basta colpire piatto e forte ed essere combattivo. Consiglio a Sinner di fare serve and volley, ogni tanto, però vedo ancora Djokovic migliore in molti aspetti del gioco».

Una sfida (im)possibile, che solo un altro salto di qualità in corso d’opera del barone rosso può ribaltare. Il precedente di Montecarlo 2021 (il Djoker in due set) secondo Vagnozzi non conta: «Quella era terra, e nel frattempo sono cambiate tante cose. Sarà una sfida tutta nuova».

Obbligatorio pensare il meno possibile («Quando introduci nuovi elementi nel tennis, pensi; e, se pensi, rallenti» spiega il coach), scordarsi il passato, inventarsi una trama. Comunque vada, sul prato centrale di Church Road Jannik Sinner è destinato a tornare spesso.

5 luglio 2022 (modifica il 5 luglio 2022 | 07:22)

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