“Si suicidano”: il racconto choc sui soldati russi in Ucraina
12 Maggio 2022 – 10:05
Oltre agli ammutinamenti, alla disobbedienza agli ordini e agli auto-ferimenti per tornare in patria, alcuni soldati russi hanno preferito suicidarsi che combattere: ecco il racconto choc di uno di loro
L’esercito di Putin, anche se in alcune circostanze sembra ancora tenere testa agli ucraini, in altre mostra segni di fragilità, debolezza e una strenua tenuta delle forze. Se in passato abbiamo raccontato di ammutinamenti e ferimenti alle gambe da parte dei soldati russi pur di non combattere e rientrare a casa, la storia che ha svelato Andrey Ushakov, 20 anni, in forza all’esecito russo, è veramente incredibile. Intervistato dal giornale online Open Media Ukraine, ha raccontato di aver conosciuto due soldati che avrebbero preferito suicidarsi piuttosto che continuare la guerra e andare incontro, comunque, alla morte.
“Non venite qui”
Durante il suo racconto su quanto avvenuto finora in Ucraina, ha sconsigliato vivamente ad altre giovani leve di arruolarsi e andare a combattere in Ucraina, anche se Putin ha raccontato alle famiglie dei soldati morti che sono “eroi” come quelli della Seconda Guerra Mondiale. “Non venite qui. Non c’è niente da fare per noi. Portiamo solo dolore… la gente qui è buona“, dichiara Ushakov. Come scrive Il Messaggero, la maggior parte delle situazioni in cui l’esercito si rifiuta di combattere non prevede il suicidio ma il ferimento, anche di una certa gravità, così da essere rispediti a casa. Ecco il significato dell’espressione “Cargo 300”, cioè “feriti”, mentre Cargo 200 significa “caduti sul campo di guerra”. “L’unica possibilità di andarsene era come 300 – aggiunge il 20enne -. Alcuni non ce l’hanno fatta e si sono sparati“.
“Niente cibo né acqua”
Il lungo racconto del 20enne in un video pubblicato su YouTube è da brividi: soldati abbandonati a loro stessi senza rifornimenti e un minimo di ristoro, oltre alla paura di essere uccisi dagli ucraini si è unita quella per la mancanza del minimo necessario a sopravvivere quotidianamente. “Non c’era cibo, né acqua“, ha raccontato al giornalista di Kiev Volodymyr Zolkin. Per quel che si sa il soldato catturato dagli ucraini proviene da un povero sobborgo russo e ha deciso di arruolarsi nell’esercito per racimolare qualchne soldo e aiutare i propri cari.
La disobbedienza agli ordini
Come abbiamo visto sul Giornale.it, ferimenti e suicidi sono soltanto la punta dell’iceberg di quanto accade tra i russi: sebbene la guerra doveva volgere a loro favore con il restringimento del conflitto sul Donbass, l’inversione di tendenza sperata non è ancora avvenuta tant’é che numerosi militari si rifiutano di obbedire agli ordini dei loro superiori. Il Corriere della Sera ha spiegato che le ragioni sarebbero essenzialmente due: la fanteria non vuole correre rischi e avanza molto lentamente fin quando non vi è certezza di aver centrato un obiettivo. E poi la logistica e la tattica non hanno mai aiutato i russi dal 24 febbraio e il problema persiste tutt’ora. L’insieme di questi elementi fa sì che il vento non sia cambiato, che la durata del conflitto stia mettendo a dura prova soprattutto la tenuta mentale degli uomini di Putin e che, con i continui aiuti occidentali agli ucraini, la vittoria finale della guerra diventa sempre meno probabile.