Serebrennikov, la guerra è un suicidio della Russia
L’elicottero militare con cui è atterrato a Cannes Tom Cruise “è stato orribile”, hanno protestato al Marché di Cannes alcuni produttori ucraini che se la sono presa anche con il regista russo Kirill Serebrennikov, anche se autore dissidente e pure passato per le prigioni di Mosca. Il tema della guerra, dopo il collegamento di Zelensky alla cerimonia di apertura, continua a condizionare la cronaca del 75/o festival che così archivia la terza giornata.
La star in un certo senso oggi era proprio Serebrennikov che finalmente poteva incontrare la stampa dopo anni di occasioni mancate per le costrizioni del regime. Al festival ha portato in concorso TCHAIKOVSKY’S WIFE (sarà in sala con I Wonder), storia del matrimonio del compositore gay con Antonina Miliukova, un film prodotto dall’oligarca Roman Abramovich. “Aiuta l’arte moderna e lo fa da molto tempo – ha il regista – è stato un vero mecenate. È solo grazie a lui che abbiamo il cinema d’essai in Russia. Fa bene il presidente ucraino Zelensky ha chiedere di sollevarlo dalle sanzioni. Sono completamente d’accordo”. Il regista ha proseguito sul tema definendo “una tragedia, un disastro e un suicidio la guerra in Ucraina. Una situazione resa possibile da anni di massiccia propaganda”. Ci sono state proteste ucraine a Cannes per la sua presenza, Andrew Fesiak, fondatore della società di produzione ucraina F Films, ha detto che ogni cosa russa non dovrebbe trovare spazio. “Capisco, si trovano in una situazione terribile”, ha detto. “Per loro è persino difficile ascoltare la lingua russa, posso capirlo. Ma per la cultura europea tagliare fuori la cultura russa sarebbe un grosso errore. Sei pronto a cancellare Cechov, Dostoevskij e Tolstoj? Non è giusto cancellare le persone a causa della loro nazionalità”, ha detto contro la russofobia: “Cosa c’entra mai la cultura russa con la guerra? La nostra creatività ha sempre approfondito l’anima, la fragilità delle cose umane più che la violenza. La nostra è una cultura contro la guerra e boicottarla, come si sta facendo oggi, è una cosa totalmente sbagliata”. Ha poi parlato delle vittime della guerra, le migliaia di rifugiati, “vite distrutte da una parte e dall’altra. È una cosa molto difficile e traumatizzante, anche considerando il fatto che i russi si sentono in colpa. Gli artisti devono aiutare queste persone e io stesso lo faccio”.
Serebrennikov, 52 anni e madre ucraina, si è difeso dall’accusa di aver ricevuto denaro dal politico russo Vladislav Surkov per un adattamento teatrale (una cosa, tra altro, che ha spinto l’Accademia del cinema ucraino a chiedere di boicottare Serebrennikov a Cannes). “Fino a un certo punto il finanziamento statale in Russia non era affatto tossico, non c’era niente di vergognoso nell’accettarlo. Insomma buone cose sono state fatte con questi soldi del ministero della cultura nel campo del teatro e del cinema”.
Sul red carpet stasera ha sfilato Anne Hathaway guidando il cast di ARMAGEDDON TIME, il film di James Gray, indipendente americano, in concorso con una storia di formazione di un ragazzino che la famiglia ebraica sopravvissuta all’Olocausto (con un fantastico nonno Anthony Hopkins) vorrebbe studente modello al college mentre lui, artista e ribelle, segue l’attrazione alla libertà che gli comunica il suo migliore amico, un orfano nero. Sulla Montee è apparsa in completo nero JULIA ROBERTS, ospite stasera del premio Chopard. Nel pomeriggio una carismatica VIOLA DAVIS in rosso ha raccontato il suo essere donna nera ad Hollywood, sempre in lotta nonostante una carriera costellata di premi, incluso l’Oscar. “Sono una sopravvissuta, una sopravvissuta ai tanti no che ho ricevuto da nera, ma ho sempre lottato, lotto sempre. C’è valore nella rabbia”, ha detto. Omar Sy, l’attore francese tra i più popolari, acclamato dalla folla, ha portato al festival TIRAILLEURS, apertura di Un Certain Regard, di cui è protagonista e produttore, una storia sul reclutamento forzato dei senegalesi nei villaggi per essere portati al fronte francese nella Prima Guerra Mondiale. “Questo film significa moltissimo per me, non abbiamo la stessa memoria, ma abbiamo la stessa storia”, ha detto l’attore che sta girando la terza stagione della serie Gaumont per Netflix, Lupin.
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