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Sanzioni alla Russia, Pnrr, tasse: è scontro tra i big a Cernobbio

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Ha avuto oggi luogo al Forum Ambrosetti il confronto fra i big dei partiti italiani. Tutti in presenza a Cernobbio, quindi, con l’unica eccezione di Giuseppe Conte, intervenuto in videocollegamento da Napoli. Numerosi anche gli imprenditori presenti, che hanno dichiarato di sperare in meno promesse e più fatti. “Manca una visione dal punto di vista dell’impresa privata del futuro, delle liberalizzazioni”, commenta Andrea Costantini, dell’Agrati Group.“La flat tax è bella in astratto, ma crea debito in più”, aggiunge, “mi aspetterei un messaggio sul ruolo e la dignità dell’impresa”.

Carlo Calenda

Si parte col leader di Azione che, come più volte già dichiarato, continua a sperare in una riconferma di Draghi, di cui tesse ripetutamente le lodi dal palco del Forum.“Mentre noi siamo qui a giocare a racchettoni in campagna elettorale Draghi è alla guida dell’Italia e gli chiediamo di fare questo e quello”, dice infatti Calenda. “Non ho problemi a candidarmi alla guida del Paese, ma Draghi è più bravo. Non è una competizione, dobbiamo cercare di tenercelo”, prosegue, perseguendo chiaramente l’obiettivo di riportare Draghi a Palazzo Chigi o, quantomeno, di prosegire con la più volte citata, in campagna elettorale, “agenda Draghi. “Penso che dovremmo tenere lui, l’italiano più illustre, a gestire il momento più difficile che c’è. Se poi non vorrà, non si potrà perdere il modo con cui si è lavorato”, precisa ancora. Nessun mistero, dunque, sull’indirizzo del cosiddetto Terzo Polo. “Fossi in Draghi sarei già su una navetta per Marte, ma che sia lui o no il prossimo premier non si può perdere il suo metodo che è semplicemente il fatto che ha detto dei sì e dei no e ha detto cosa andava fatto, ed è caduto per questo”, spiega il leader di Azione.

Per Calenda non esiste un rischio fascismo, bensì “un pericolo anarchia, cioè non si riesce a fare niente”. “Dobbiamo allora riprendere quello che Draghi stava facendo: mettere assieme gli italiani non dividere tra buoni e cattivi. Per questo come facevano gli antichi romani proporremo di mettere nei ministeri solo persone che hanno già esperienze gestionali significative nel pubblico o nel privato”, dichiara dal palco l’ex dem, “non è una rivoluzione, non è onesti contro disonesti, fascisti contro comunisti ma è fare dell’Italia un Paese serio che fa cose serie, non sommergendolo di bonus”.

Tra i principali problemi dell’Italia la scuola e la sanità. Nessun pensiero a eventuali futuri indebitamenti, bisogna “prendere immediatamente il Mes sanitario oltre ai soldi del Pnrr”. “Sicurezza, educazione, formazione e sanità”, ammonisce Calenda, “non possiamo ricominciare tutto ogni volta com’era, non ce lo possiamo permettere”. La cosiddetta transizione ambientale non può essere un freno all’economia: “Non si può pensare di dire no al gas, no al nucleare, no a tutto, perché semplicemente non è realizzabile”. “Le imprese di muoveranno da un’altra parte, inquineranno di più, il mondo sarà più inquinato e noi avremo meno posti di lavoro”, precisa il leader di Azione,“la transizione ambientale si fa mettendo in campo cose realizzabili e gestite”.

Per quanto concerne il quadro internazionale, lo scenario è piuttosto allarmante. Secondo il leader di Azione ci troviamo “davanti a un quadro geopolitico che ridisegna una ad una le rotte del nostro export. “Io, da vice ministro prima e da ministro poi, mi sono battuto per fare l’accordo di scambio con gli Stati Uniti. lo abbiamo fatto con il Canada”, conclude l’ex dem.“Quel discorso va ripreso. Perché più si chiudono i blocchi più si deve aprire, avere accesso alle democrazie liberali”.

Giuseppe Conte

Basta con Draghi e il “draghismo”, meglio concentrarsi sul proporre agli italiani soluzioni alternative che prevedano un dibattito politico in parlamento. Collegato in videoconferenza, il leader del M5S “bacchetta” il piano del Terzo Polo. “Trovo pericoloso che delle forze politiche che dovrebbero assumersi la responsabilità di offrire un progetto e una visione di Paese si rifugino in un cosiddetto metodo che è emergenziale”, affonda Conte, “non si può governare un Paese senza un confronto, una dialettica politica. Se c’è un rifiuto confronto dialettico, io dico che noi siamo in democrazia”.

Chi sposa ancora l’agenda Draghi, prosegue l’ex premier, “può anche cancellare la data delle elezioni o rassegnarsi ad assumersi delle responsabilità”. Senza considerare il fatto che l’ex governatore della Bce non ha dato ufficialmente alcuna disponibilità a proseguire la propria esperienza di guida dell’esecutivo: “Non so se qualcuno ha parlato con Draghi e se gli è stato chiesto se è disponibile a rinnovare l’impegno di governo. Altrimenti stiamo parlando del nulla”.

Per contrastare la crisi economica non si deve aver timore a parlare di scostamento di bilancio, dichiara Conte. Una misura che non va perseguita, ma che “in un quadro serio di politica sociale diventa uno strumento per proteggere il nostro tessuto sociale e imprenditoriale, anche nel segno della sostenibilità ambientale e sociale”. E a proposito di ambiente, in forte contrasto con quanto dichiarato prima da Calenda, Conte propone di arrivare il più velocemente possibile alla cosiddetta “transizione”. “Un ritorno al passato significherebbe aumentare i costi sociali”, dichiara l’ex premier, perché “il mancato investimento oggi significa aumento dei costi sociali per domani”. “Se non avessimo definanziato il Sistema sanitario nazionale per 40 miliardi di euro complessivi negli ultimi 10 anni”, precisa ancora,“avremmo potuto reagire meglio alla pandemia e se l’Ue avesse abbracciato il Green New Deal non solo nel 2019 pensate cosa avremmo potuto fare oggi con la crisi dell’eneregia”. Per Conte, quindi, l’unica via è il cosiddetto Green New Deal che, secondo lui,“triplica i posti di lavoro rispetto alle fonti fossili. Ecco perché dobbiamo abbracciare la transizione”.

Il programma politico dei grillini non prescinde dalla prosecuzione del Superbonus 110%, definiti “modello da privilegiare. “Il modello della libera circolazione dei crediti d’imposta è da privilegiare”, spiega il leader del M5S, “perché ci ha resi la locomotiva d’Europa nelle costruzioni, ha ridotto l’emissione della CO2 ed è un meccanismo per generare una massiccia liquidità per investimenti ad alto moltiplicatore”. La misura sarebbe tuttavia da ritoccare: Conte parla infatti di“introdurre in prospettiva un contrinteresse e ridurre quel 110% a una misura un pò più bassa, anche per esercitare più efficacemente il controllo dei prezzi”.

Contro l’inflazione, poi, il taglio degli acquisti da parte della Bce e le decisioni sui tassi non sarebbero la scelta migliore. “Abbiamo un’inflazione che non vedevamo da decenni, ma che è per così dire importata, dipende dai colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento ed è determinata dai costi epocali dell’energia”, spiega l’ex presidente del consiglio. “Io dubito che l’abbandono dei programmi di acquisto della Bce, così come un ulteriore percorso di aumento dei tassi, siano le scelte migliori per tenere a bada questo tipo di inflazione”.

L’inflazione erode il potere di acquisto delle famiglie, prosegue Conte, e “penalizza le famiglie più povere, ma non deve essere il pretesto per tornare a ricette del passato e all’austerità che non ci hanno fatto crescere, ci hanno strozzato completamente con il risultato che siamo stati il fanalino di coda in Europa”. Investire sulla cosiddetta Green economy per andare verso la transizione ecologica ed energetica è l’unica soluzione, conclude Conte, “e dobbiamo avere il supporto di politiche monetarie adeguate da parte della Bce”.

Enrico Letta

È poi la volta del segretario del Pd, che rivendica le tanto criticate alleanze con Europa e Alleanza Verdi Sinistra per le prossime politiche. “Abbiamo fatto una alleanza di difesa della Costituzione perché se le elezioni vanno male per noi, ci sono i numeri per cambiarla”. “C’è in gioco il futuro dell’Italia”, prosegue l’ex premier, “con questa legge elettorale la parte maggioritaria determinerà chi vince e chi perde e le alleanze di governo sono necessarie”.“Confermiamo qui le nostre alleanze nazionali, noi siamo quelli per l’Europa, non dobbiamo discutere con l’Europa perché noi siamo l’Europa”, puntualizza l’esponente dem, “siamo lineari e affidabili”.

Per evitare il disastro che si profila all’orizzonte per via della pesante crisi economica, la ricetta di Letta prevede“il tema energetico, le tasse sul lavoro e il Pnrr”. Non solo, dato che il Pnrr è addirittura definito dal segretario del Pd come la “stella polare” e non andrà mai messo in discussione, in perfetta linea con le idee espresse da Calenda. “Per noi è il punto di rifemento complessivo. Lì dentro ci sono tanti fondi e vanno spesi bene. Sono stati ben negoziati, la strada è quella giusta”, predica Letta, “Niente balletti sull’affidabilità e no alle negoziazioni, perché se ci mettessimo a confrontarci con Bruxelles perderemmo quei soldi”.

Sull’energia, dichiara dal palco il leader dem, “dobbiamo continuare a seguire la linea seguita in questi mesi: diversificare le fonti e portare avanti i due rigassificatori di Ravenna e Piombino, che vanno costruiti, e avere una linea strategia di impianti rinnovabili che diano più indipendenza al nostro Paese”. Bene, dunque, la linea di imporre un tetto al costo del gas, pur coi rischi che ciò comporterebbe per il Paese a causa di ritorsioni da parte della Russia. Bisogna “disaccoppiare l’elettricità da fonti rinnovabili e il gas, una scelta che la prossima settimana avrà momento decisivi a livello europeo”. “Diversificare vuol dire andare a cercare ulteriori fonti di approvvigionamento anche di gas”, precisa ancora, “serve che l’Europa sia all’altezza, sennò è a rischio la competitività non solo dell’Italia ma dell’intero continente”.

Quanto alla scelta di entrare nuovamente in politica, Letta spiega di non essersi pentito: “Non sottovaluto la difficoltà che stiamo vivendo, ma vi assicuro che non c’è onore più grande che battersi per cambiare destino del Paese. Senza il Pd al governo durante la pandemia le cose sarebbero andate peggio per l’Italia”.

Giorgia Meloni

Nel suo intervento al Forum Ambrosetti Giorgia Meloni ha soprattutto parlato di politica internazionale e di economia, esprimendo la sua opionione circa il conflitto in Ucraina e la crisi energetica che sta colpendo l’Europa dopo la decisione di imporre delle sanzioni alla Russia. “Siamo in una guerra e la divisione tra i blocchi durerà. Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il vincitore non sarà solo la Russia di Putin ma la Cina” ha dichiarato la leader di FdI. “Stiamo decidendo la nostra posizione e il nostro futuro e la nostra credibilità. Non debbo spiegare che sono migliore dei miei colleghi, ma che siamo nel mezzo di un contesto che ha messo a nudo le debolezze dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente”.

Totem considerati indiscutibili come la globalizzazione hanno infine mostrato le loro fragilità, ha affermato la presidente di Fratelli d’Italia. Il modello di sviluppo, pertanto, deve essere ripensato e al più presto. “Sono convinta che il conflitto in Ucraina sia la punta dell’iceberg di un conflitto molto più ampio il cui obiettivo è la revisione degli assetti mondiali”, ha aggiunto. “Quindi bisogna combattere questa battaglia”.

Quanto all’Italia, Giorgia Meloni ha dichiarato che non ritiene il nostro Paese determinante per l’esito del conflitto in Ucraina, tuttavia la posizione deve essere mantenuta. “Se l’Italia non mandasse più le armi o non partecipasse più alle sanzioni cosa farebbe l’Occidente? Niente, continuerebbe a mandargliele. È la nostra posizione, il nostro futuro che stiamo decidendo. Se l’Italia si sfila dagli alleati per l’Ucraina non cambia niente, per noi moltissimo. Una nazione seria che vuole difendere i suoi interessi deve avere una postura credibile“, ha concluso.

Per la situazione economica italiana, Meloni ha dichiarato che “non può essere un’eresia dire che il Pnrr non può essere perfezionato: è previsto nella norma“. Le leader di FdI ha detto di pensare all’economia blu, dal momento che l’Italia si trova al centro del Mediterraneo. Col Pnrr si potrebbe pensare a un programma per lo sviluppo dei porti e delle attività collegate. “L’Italia è il primo marchio al mondo e noi svendiamo i marchi italiani, è folle” ha aggiunto.

E per quanto concerne la crisi energetica, è necessario procedere con lo scorporo fra gas ed energie da fonti rinnovabili. Un’operazione da fare a livello nazionale, con un costo che dovrebbe aggirarsi attorno ai 3-4 miliardi. “Io non sarei per lo scostamento di bilancio, penso che abbiamo altre risorse. Si può provare a parlare con l’Ue per usare le risorse della nuova programmazione europea“, ha affermato. “Non comprendo la timidezza europea sul prezzo del tetto del gas, che se oggi non c’è è perché non è conveniente alla Germania e all’Olanda“.

Meloni ha espresso la propria opinione anche in merito al governo uscente: “Draghi bravissimo ma perché non ha funzionato come poteva? Perché siamo una repubblica parlamentare“. Adesso si pensa alle prossime elezioni. La leader di FdI ha dichiarato che nel centrodestra ci sono sfumature ma sulla visione c’è un accordo, come l’approccio produttivista, il tema delle tasse, la centralità della famiglia e la libertà economica. “Poi io posso dire che la flat tax deve essere incrementale, Berlusconi la propone al 23% e Salvini al 15%, ma sul principio di abbassare le tasse siamo d’accordo“, ha concluso. “I governi li scelgono i cittadini, con maggioranze che devono essere coese, con alleanze che devono essere definite prima del voto e che poi non si cambano in Parlamento“.

Matteo Salvini

Prendendo la parola, Matteo Salvini ha ribadito la posizione dell’Italia all’interno dell’Ue, ma ha comunque dichiarato di sperare in uno scudo europeo che protegga i paesi. “Vogliamo andare avanti con le sanzioni? Andiamo avanti, proteggiamo l’Ucraina ma, sulla scia di Mattarella, spero che a Bruxelles approvino uno scudo europeo” ha affermato. “La Lega ha convintamente votato in Italia e in Europa tutti i provvedimenti a favore dell’Ucraina, sanzioni comprese. Dobbiamo difendere l’Ucraina? Sì, ma non vorrei che le sanzioni danneggiassero più chi le fa che chi le subisce. Serve uno scudo europeo, come abbiamo fatto con il lockdown”.

L’ex vicepremier ha affermato di voler semplicemente difendere l’interesse nazionale, tutelando le imprese, gli artigiani e gli operai italiani. I provvedimenti devono essere presi in modo urgente. “Stamattina in Germania hanno approvato uno stanziamento di 65 miliardi di euro per sostenere le famiglie e le imprese. Il problema di molti italiani è domani, non tra 6 mesi” ha precisato. “Non possiamo continuare a dire no al nucleare” ha poi aggiunto.

Per il resto, la Lega non intende cambiare le alleanze europee. “Restiamo profondamente, orgogliosamente e stabilmente radicati in un occidente libero e democratico che non crede nella guerra e nell’aggressione ma se si adotta uno strumento per danneggiare l’aggressore e al settimo mese di guerra questo non si è danneggiato, quanto meno ragionare su un cambio mi pare legittimo”.

Salvini è poi passato a parlare di innovazione, parlando di un ministero per l’intelligenza artificiale, innovazione e digitalizzazione. Un ministero che dovrebbe avere la sua sede a Milano, dove si trovano numerosi brevetti. “Il toto-ministri non mi interessa” ha aggiunto, “perché prima le elezioni vanno vinte, anche se qui in sala ci sono almeno dieci persone che potrebbero dare una mano in ruoli di governo a chi potrebbe vincere le elezioni”.

Antonio Tajani

Anche il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani ha affermato di volere un’Italia non più dipendente da altri Paesi. “Dobbiamo puntare sull’energia nucleare di ultima generazione” ha dichiarato. “Basta con il partito del No che blocca sempre tutto. Pensiamo ad esempio alla Gronda di Genova, bloccata dal partito del No. E forse anche il Ponte Morandi non sarebbe crollato se non ci fossero stati quei No. E quindi dobbiamo raddoppiare l’estrazione di gas del nostro Paese“.

L’Italia, ha spiegato Tajani, ha 4 milioni di Pmi ed è la seconda potenza industriale d’Europa, dunque non è possibile rinunciare all’identità nazionale, fatta di economia reale. “Dobbiamo puntare sulla nostra forza, ovvero i milioni di imprenditori nei vari settori, a cui aggiungo commercianti e liberi professionisti” ha affermato il coordinatore di Forza Italia. “L’Italia è tessuto connettivo anche per il sistema europeo. Dobbiamo dare a questo Paese una politica industriale. Non servono sussidi di stato, ma buone regole che favoriscano la concorrenza e la distribuzione della ricchezza tra i cittadini”. E ancora: “Bisogna ridurre la pressione fiscale per tutte le imprese, grande o piccola che sia. La chiave è quindi la riduzione della pressione fiscale in modo da pagare meno ma pagare tutti”.

Forza Italia resterà sempre nel centrodestra, ha garantito Tajani, e manterrà la coalizione. Altro punto importante resta la burocrazia: il fardello burocratico deve essere ridotto, perché in Italia rappresenta anche un blocco per gli investimenti stranieri. “Noi siamo favorevoli agli investimenti di chi non è italiano nel nostro Paese, purché quell’investimento non serva a rubare il nostro saper fare per portarlo dopo qualche mese in un’altra parte del mondo per farci concorrenza sleale. Questo assolutamente no”.

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