Roma, un cantiere da 19 miliardi per cambiare volto alla Capitale
«Sono molti anni ormai – dice il direttore generale di Roma Capitale, Paolo Aielli – che le amministrazioni pubbliche locali sono concentrate a svolgere un ruolo in proprio nella fase ascendente degli investimenti, cioè la ricerca delle risorse per realizzarli, e nella fase discendente della rendicontazione. C’è invece una debolezza strutturale, e Roma Capitale non fa eccezione, nella parte di mezzo, quella della progettazione e della gestione dell’appalto. Per questo pensiamo a un ricorso ampio alle convenzioni con soggetti terzi, come è accaduto con Anas». Anas che ha avviato i lavori su una prima tranche molto limitata di manutenzioni ma su cui potrebbero essere convogliati lavori per almeno 200 milioni. «Anche il project financing è una soluzione che sperimenteremo nella gestione calore ed energia nelle scuole, nella chiusura del ciclo dei rifiuti e nella gestione delle infrastrutture pubbliche complesse», dice Aielli.
Le risorse per i cinque piani
Ma vediamo le risorse per ognuno dei cinque piani. In settimana Gualtieri presenterà il piano per il Giubileo e quello per i rifiuti. Il piano Giubileo conta su un fondo di 1,3 miliardi, ma arriverà a 4,2 miliardi considerando i finanziamenti da fonti diverse. Il piano rifiuti prevede un investimento di 1,3 miliardi di cui circa 700 milioni per il termovalorizzatore. Nel piano – che indicherà la strategia complessiva al 2030 con le tendenze e gli obiettivi di produzione dei rifiuti, la quota di raccolta differenziata, la logistica e l’impiantistica – prevede anche la realizzazione di due biodigestori a Casal Selce e a Cesano. Sono in gran parte finanziamenti Pnrr. Il piano rifiuti sarà sottoposto al dibattito pubblico e alla valutazione ambientale strategica (Vas), prima del varo definitivo.
Per il Pnrr la stima è complessa. Il comune di Roma calcola di avere tre miliardi di investimenti gestiti direttamente, ma non tiene conto dei molti investimenti fatti da altri soggetti. Il lavoro più attendibile lo ha fatto il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che per i settori di sua competenza stima un investimento su Roma dell’ordine dei 6-6,5 miliardi (al netto di 1,3 miliardi destinati al piano Giubileo). I capitoli sono il trasporto rapido di massa con le tranvie Palmiro Togliatti e Termini-Vaticano-Aurelio e il rinnovo del parco autobus e dei treni dei metrò (1.656 milioni), gli investimenti Fs (2.041 milioni), strade e autostrade (1.696 milioni), rigenerazione urbana ed Erp (354 milioni), infrastrutture idriche con l’ammodernamento del Peschiera (160 milioni), porti (Civitavecchia 159 milioni), piste ciclabili (56 milioni), cittadelle giudiziarie e carceri (169 milioni). Se mobilità ed edilizia pubblica sono la fetta più consistente, per arrivare ai 7 miliardi stimati per il Pnrr si devono aggiungere investimenti appartenenti ad altre missioni come lo sviluppo di Cinecittà (150 milioni).
Nessun problema per il conteggio di Caput Mundi, 500 milioni per valorizzare i beni culturali. Più articolato il piano per la candidatura all’Expo 2030. Quel che per ora si può dire è che 2 miliardi sono investimenti diretti per la realizzazione dei siti dell’Expo mentre 1,5 miliardi riguardano investimenti indiretti per le infrastrutture, la mobilità e la logistica di servizio al sito. Il comune di Roma stima che ci siano poi 2,5 miliardi di investimenti connessi all’evento, ancora infrastrutture che migliorano il sistema di mobilità con benefici indiretti anche sull’Expo.