Rocco Costantino: “Il mio gol più bello è il cammino di Santiago”

Invece delle vacanze extralusso da…calciatore, c’è chi sceglie la fatica e cammina dentro se stesso. Sul cammino di Santiago, come sanno i pellegrini, ogni passo è una domanda, ogni metro percorso fuori è un’ascesa dentro la propria coscienza. Rocco Costantino, attaccante di 32 anni nato in Svizzera, l’ultima stagione al Monterosi in Serie C e un passato tra Modena, Bari, Triestina e Sudtirol, evidentemente non è un uomo comune, di sicuro è un calciatore a cui la maglia dello stereotipo va stretta.

Altro che spiagge esotiche, altro che villaggi turistici dei vip: Costantino ha deciso di passare le sue vacanze camminando per 300 km, da Roncisvalle fino a Burgos, in Spagna. Non ha completato il Cammino fino a Santiago de Compostela, ma è solo una questione di tempo.

Come sia nata l’idea, lo racconta lui stesso, dopo aver confidato in un post su Instagram la sua scelta: “Sono stato 21 giorni fuori senza prenotare nulla, ho pensato, ho riflettuto, ho pregato, ho pianto tanto (forse è la cosa che ho fatto di più), mi sono sentito deluso, felice, arrabbiato, contento, da solo, forte e debole, mi sono fidato di me e ho conosciuto persone di ogni parte del mondo”.

Una decisione nata in fretta, figlia di un momento duro a livello personale: “L’idea del pellegrinaggio è nata in mezz’ora quando mi chiamò un amico, Andrea Sassarini, che l’aveva già fatto cinque anni fa. Mi ha sentito giù di morale, non ero felice, e mi ha detto di partire subito. Ho preso la macchina, sono andato a Fiumicino e mentre viaggiavo ho comprato il biglietto per Madrid”, racconta Rocco.

Il resto è cammino, dal punto di partenza, Roncisvalle, fino a quando il fisico ha retto, cioè a Burgos. 300 km a piedi dal 10 al 17 giugno: “Come esperienza è molto dura, io ho dovuto interromperla dopo sette giorni perché ho spinto troppo, la caviglia sinistra ne ha risentito e per evitare guai maggiori mi sono fermato. Io comunque non ero preparato, ero partito improvvisando un po’ e non si può fare. Però la difficoltà del Cammino non è tanto fisica, quanto spirituale, perché ti mette davanti a domande alle quali devi rispondere, sennò si ripresentano”.

E allora cerchiamo di capire in che modo Rocco è cambiato, dopo: “La mia pazienza è stata toccata in modo profondo, sentire il rumore di ogni passo, ascoltare il silenzio, mi ha cambiato tanto. Io di solito pazienza non ne ho, voglio troppo”. Chissà come l’hanno presa i colleghi: “In realtà lo sapevano solo pochissimi amici intimi, i miei colleghi l’hanno scoperto quando ho scritto un post su Instagram”.

E adesso? “Sicuramente voglio terminare il Cammino, ma arrivare a Santiago è una formalità, la tua Compostela devi trovarla dentro te stesso, arrivarci è solo una questione fisica. Ma sicuramente ripartirò da Burgos per finirlo, vediamo quando”. Perché dentro qualcosa è cambiato: “Mi capitava di fermarmi a bere un po’ d’acqua o una birra, e ogni volta che ripartivo mi commuovevo perché riprendevo il contatto con me stesso. Mi emoziono ancora adesso”.

Rocco Costantino sul Cammino di Santiago
Rocco Costantino sul Cammino di Santiago

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