Economia

Rincari, dai Comuni arrivano bonus e piani di risparmio energetico

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Energia e territorio

I rialzi di luce e gas spingono in alto anche la spesa pubblica. In attesa del Governo, i sindaci rispondono con aiuti e ordinanze

di Margherita Ceci

Energia, Von der Leyen: “Cinque misure contro la crisi”

3′ di lettura

A Castelmassa, paesino di 4mila abitanti del basso Veneto, chiude la piscina comunale. Almeno fino a quando le condizioni non lo permetteranno. Troppo alti i rincari dell’energia, che tra costi di gestione, personale, chimica, acqua e manutenzioni hanno messo in ginocchio l’amministrazione comunale. Lo stesso succede a Pontassieve, Firenze: anche lì, garantire il funzionamento dell’impianto non è più possibile.

Intanto nel Bellunese, un’ordinanza lascia due gallerie al buio e spegne i lampioni dalle 2.30 all’alba per risparmiare. Notti al chiaro di luna anche a Torrebelvicino (Vi), dove l’illuminazione pubblica “chiude gli occhi” a mezzanotte per riaprirli al mattino, e ad Ancona, che opta per una chiusura cronometrica: un’ora e venti minuti prima dell’alba.

L’aumento dei costi energetici grava sulle spalle dei cittadini quanto su quelle dei Comuni, e sono tante le amministrazioni che denunciano la mancanza di risorse e rivedono i bilanci (Merano, ad esempio, è arrivata alla sesta variazione).

Anci e Upi mettono in guardia: «È indispensabile […] una misura di sostegno per i Comuni e le Province, in assenza della quale i bilanci degli enti locali sono destinati a saltare. È necessario uno stanziamento straordinario di almeno ulteriori 350 milioni di euro per compensare l’impennata delle nostre spese energetiche, altrimenti i sindaci saranno costretti a tagli dolorosi dei servizi pubblici», fanno sapere in un comunicato congiunto. C’è però chi riesce a trovare le risorse per aiutare i cittadini: è il caso di Comuni come Brescia e Reggio Emilia, e i più piccoli Seregno, Albignasego, Osimo, Sant’Agata de’ Goti, che hanno messo in campo un bonus energia da distribuire una tantum alle famiglie che ne faranno richiesta. Questi aiuti, rispetto a quello nazionale – il Bonus sociale energia elettrica – in vigore dal 2021, alzano la soglia Isee richiesta per poter presentare la domanda (si veda la tabella a fianco), allargando il bacino dei potenziali richiedenti. Ma attenzione: molti bonus sono in scadenza quindi bisogna farne richieste in tempi brevissimi.

Esempi virtuosi anche a Pontinvrea, nel Savonese, dove il Comune ha deciso di mettere in campo per le famiglie più fragili un fondo sostegni per la fornitura dei bancali di pellet e l’azzeramento della relativa Iva. Una scelta che tiene conto dello stile di vita dell’entroterra ligure, dove la maggior parte dei cittadini si riscalda con il pellet, materiale energetico alternativo che sta risentendo dei rialzi del mercato. A Forlì invece, l’Amministrazione comunale ha previsto due milioni di euro per i costi dell’energia pubblica e dei due palazzetti cittadini, che hanno visto le spese di gestione raddoppiare. Ma c’è anche chi ringrazia la lungimiranza avuta in passato, come Peschiera del Garda, che nel 2016 ha stipulato un contratto di partenariato pubblico-privato con la società Stea. Una forma di cooperazione per finanziare, costruire e gestire infrastrutture o di fornire servizi di interesse pubblico, come illuminazione e riscaldamento, entrambi rinnovati da Stea per avere il massimo risparmio energetico. Anche le bollette del Comune sono a carico della società, che assumendosi i rischi permette all’Amministrazione locale di dormire sonni tranquilli.

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