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Quest’anno c’è stata anche l’influenza

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L’Istituto superiore di sanità ha stimato che dall’inizio della stagione influenzale, in Italia, ci sono stati quasi 6 milioni di casi di influenza (per la precisione 5 milioni e 982 mila). Un anno fa, nello stesso periodo, i casi stimati furono molti meno: 2,3 milioni. Ma le ultime due sono state stagioni influenzali assai anomale, principalmente per via dell’epidemia da coronavirus che ha condizionato in modo significativo le abitudini delle persone e ha avuto effetti anche sull’influenza.

Tendiamo a vedere l’influenza come un malanno di stagione tutto sommato innocuo, una fastidiosa malattia che si risolve da sola dopo qualche giorno e senza lasciare conseguenze. In realtà, le sindromi influenzali sono tra le principali cause di morte in tutto il mondo.

A seconda degli anni e dei virus influenzali in circolazione, in Europa l’influenza causa tra i 4 e i 50 milioni di casi con sintomi, e si stima che porti alla morte di 15mila-70mila individui. La malattia comporta con maggiore frequenza sintomi gravi tra i bambini, gli anziani e le persone con altri problemi di salute: migliaia di individui vengono ricoverati ogni anno per influenza e molti di loro non riescono a sopravvivere all’infezione, a causa delle complicazioni che possono subentrare.

Per questo motivo è importante che le persone a rischio – soprattutto gli anziani, ma anche chi è più esposto al virus come gli operatori sanitari – si sottopongano al vaccino antinfluenzale che ha il compito di ridurre il rischio di ammalarsi. Il vaccino contro l’influenza deve essere ripetuto ogni anno perché i virus influenzali (che non appartengono alla famiglia dei coronavirus) mutano molto velocemente e riescono a eludere il sistema immunitario che grazie al vaccino memorizza le difese contro il virus.

I casi di influenza sono osservati dall’Istituto superiore di sanità attraverso un sistema di sorveglianza epidemiologica chiamato “InfluNet”, che raccoglie le segnalazioni sui casi riscontrati in Italia e che produce periodicamente rapporti sul loro andamento. I dati sono forniti da oltre mille medici “sentinella”, che indicano quanti dei loro pazienti hanno mostrato sindromi simil-influenzali (ILI), e da 22 laboratori, che analizzano i campioni prelevati dai pazienti e inviati dai medici sentinella per accertare l’eventuale presenza di virus influenzali.

Solitamente l’andamento dei casi di influenza è regolare: la curva che misura l’incidenza cresce nella prima metà di gennaio fino a toccare il picco tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Lo scorso anno l’andamento è sempre stato stabile, senza picchi. Quest’anno, invece, c’è stata una crescita dell’incidenza a partire dall’inizio di marzo. Nel prossimo grafico si può osservare la differenza di incidenza nelle ultime tre stagioni influenzali.

Secondo i dati di InfluNet, l’incidenza più alta è stata segnalata nella fascia d’età fino a 4 anni, ma nelle ultime settimane è stata in crescita anche tra 5 e 14 anni, mentre ci sono stati pochi casi tra le persone anziane.

È difficile stabilire con certezza i fattori che determinano una stagione influenzale più severa di un’altra, specialmente se intervengono altre variabili come una pandemia, ma si possono comunque identificare alcuni elementi. Lo scorso anno furono decisive le regole che imponevano l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento fisico, la chiusura dei locali, il divieto di assembramenti, gli spostamenti limitati. L’allentamento di molte misure restrittive può aver contribuito all’aumento dei casi segnalato quest’anno rispetto alla precedente stagione influenzale.

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