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Putin alle manovre militari. Ma è rimasto senza droni e compra proiettili da Kim

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7 Settembre 2022 – 06:00




Mentre l’invasione dell’Ucraina è in sostanziale stallo ormai da settimane, il presidente russo si reca nell’Estremo Oriente del suo immenso Paese per assistere alle manovre militari Vostok-2022




Putin alle manovre militari. Ma è rimasto senza droni e compra proiettili da Kim









Mentre l’invasione dell’Ucraina è in sostanziale stallo ormai da settimane, il presidente russo si reca nell’Estremo Oriente del suo immenso Paese per assistere alle manovre militari Vostok-2022. Manovre rese significative dalla partecipazione di forti contingenti cinesi (2mila uomini e 300 mezzi militari) e indiani, oltre che di altre nazioni di secondo piano come la Mongolia. Al tempo stesso, però, assume un evidente significato la marcata riduzione degli effettivi russi presenti rispetto a un’analoga esercitazione tenuta con i cinesi nel 2018: in tutto meno di 50mila uomini, oltre a 140 aerei e 60 navi da guerra.

Vladimir Putin ha seguito le operazioni, che sono durate in tutto una settimana e dovrebbero concludersi oggi, dalla base militare di Sergeyevski vicino a Vladivostok. Il presidente era in mimetica, accompagnato dal ministro della Difesa Sergei Shoigu e dal capo delle forze armate russe Valery Gerasimov. Con loro ha tenuto una riunione a porte chiuse e c’è da credere che il clima non sia stato disteso. Infatti, al di là della retorica ufficiale che continua a suonare la sempre identica musica della «operazione speciale in Ucraina che procede secondo i piani e i cui obiettivi saranno tutti conseguiti», da un punto di vista militare le cose per la Russia non vanno bene e certamente non soddisfano Putin. La macchina bellica dell’invasore è praticamente bloccata sul fronte orientale del Donbass, mentre a Sud, nella regione di Kherson occupata dai russi all’inizio della guerra, e perfino nel Nord-Est presso la grande città di Kharkiv da mesi sotto bombardamento, le forze ucraine sono addirittura passate al contrattacco.

Fonti d’intelligence americane e britanniche evidenziano gli effetti devastanti che le sanzioni imposte dall’Occidente stanno avendo sullo sforzo bellico russo. Le enormi quantità di materiale consumato (decine di migliaia di proiettili d’artiglieria al giorno) o distrutto dagli ucraini (carri armati, droni, aerei ed elicotteri, perfino navi della flotta del Mar Nero) non possono essere rimpiazzate adeguatamente a causa dei controlli stringenti sull’export verso la Russia, e le carenze tecnologiche derivanti dall’impossibilità di ricorrere a fornitori occidentali come avveniva in passato portano a un calo della qualità di mezzi militari oltre che delle quantità disponibili. È stato ad esempio calcolato che se questi ritmi del conflitto proseguiranno, per la fine dell’anno Mosca avrà praticamente esaurito le scorte di munizioni utilizzabili in Ucraina.

Per ovviare a questo incombente disastro, Putin si è rivolto al dittatore nordcoreano Kim Jong-un onde concordare l’acquisto di milioni di proiettili d’artiglieria e razzi: conta così di rimpinguare gli arsenali russi con materiale, peraltro, di dubbia qualità. Kim sembra ben lieto di ritagliarsi un ruolo importante all’interno dell’asse anti occidentale imperniato sulla relazione speciale russo-cinese costruita da Putin e da Xi Jinping: va ricordato che nelle scorse settimane si era anche parlato della possibilità di inviare nelle regioni dell’Ucraina occupate dai russi forza lavoro nordcoreana per partecipare a una ricostruzione in stile russo di città che sono state intenzionalmente rase al suolo per cancellarne l’identità nazionale ucraina.

Sempre per compensare perdite di materiale bellico enormi e non preventivate, Putin aveva già proceduto all’acquisto di centinaia di droni iraniani, la cui consegna sembra però incontrare difficoltà. Un tipo di armamento su cui la dottrina militare russa fa molto affidamento, e la cui crescente carenza limita fortemente la capacità dell’artiglieria di individuare i bersagli da colpire. Fonti ucraine segnalano il dimezzamento del numero delle sortite russe con droni oltre il fiume Dnipro e rimarcano invece i successi ottenuti da Kiev grazie all’impiego dei droni Baykar forniti dalla Turchia. Anche la dirigenza di Baykar gongola: la guerra in Ucraina ha spinto il suo fatturato oltre la soglia del miliardo di dollari. Come già abbiamo notato, c’è chi la guerra la fa e chi ci si arricchisce.

























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