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Petrolio, ancora niente di fatto sull’embargo europeo al greggio russo. Il ministro ucraino Kuleba: “Non ci posso credere”

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Nuova fumata nera sull’embargo europeo al petrolio russi. “Oggi sfortunatamente non è stato possibile raggiungere un accordo sul sesto pacchetto sanzioni, sull’embargo al petrolio, e tornerà al Coreper per negoziazioni aggiuntive”, ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. “Non posso credere che il sesto pacchetto di sanzioni sia approvato senza l’embargo al petrolio, la domanda ora è quando verrà approvato. Siamo delusi che non sia stato adottato ma è compito dell’Unione Europea trattare con le autorità ungheresi, perché si tratta di una questione di famiglia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba a Bruxelles, in occasione del consiglio Affari esteri dell’Ue. L’embargo al petrolio è apertamente osteggiato dall’Ungheria ma è visto con malumore anche da altri paesi europei molto dipendenti dal greggio russo. La Russia è il terzo produttore di greggio al mondo dopo Stati Uniti ed Arabia Saudita ed ogni giorno immette sul mercato 10 milioni di barili. Alle quotazioni attuali merce che vale circa 1 miliardo di dollari. Oggi la Commissione Ue ha anche diffuso le indicazioni sul pagamento del gas adottando lo schema chiesto da Mosca dando un sostanziale via libera ai clienti europei a procedere.

La Russia ha registrato nei primi 4 mesi del 2022 l’avanzo commerciale più elevato di sempre grazie soprattutto agli incassi record realizzato vendendo petrolio e gas. Tra gennaio ed aprile il surplus commerciale (differenza tra valore delle esportazioni e delle importazioni) ha raggiunto i 95,8 miliardi di dollari, quasi quadruplicato rispetto ai 27,5 miliardi di un anno fa e ben al di sopra dei 58,2 miliardi di dollari stimati dagli analisti. Sono ad oggi una cinquantina di paesi nel mondo continuano a comprare petrolio e prodotti raffinati russi, pagando oltre 120 miliardi di dollari l’anno. I primi clienti sono Cina (33 miliardi di dollari), Olanda (21 miliardi), Germania (8,5 miliardi), Polonia (6,4 miliardi) e Italia (6 miliardi). Gli incassi del gas si fermavano, prima dei rialzi attuali, a una ventina di miliardi di dollari l’anno, con l’Italia in testa alla lista del valore degli acquisti.

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