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“Perché i no vax non ci fanno tornare alla vita normale”

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3 Aprile 2022 – 09:22




Un membro dell’ex Comitato tecnico scientifico, Donato Greco, spiega perché i milioni di no vax impediscano un vero ritorno alla vita normale: “Analfabetismo scientifico di massa”














Il Covid-19 e le sue innumerevoli varianti continuano a girare ma non è più il virus che fece fermare il mondo due anni e mezzo fa: più debole grazie ai vaccini e alle sue stesse mutazioni, ma non è comunque il caso di abbassare la guardia e lo spiega chiaramente l’epidemiologo Donato Greco, membro del Comitato tecnico scientifico scioltosi il 31 marzo. Secondo l’esperto, la marcata circolazione virale è da attribuire ai no vax, a quella importante fetta di popolazione che non ne ha voluto sapere e non si è mai vaccinata.

“C’è analfabetismo di massa”

Posso parlare liberamente e esternare pensieri spiacevoli?“, domanda retoricamente al giornalista del Corriere che lo ha intervistato. “Alla base c’è un analfabetismo scientifico di massa. A questo si aggiunge l’incapacità di offrire attivamente il vaccino da parte dei medici di famiglia. In più non sono stati fatti controlli, come accade in altri campi“, sottolinea Greco, che per fare un paragone con i no vax fa l’esempio del bonus sulle ristrutturazioni per il lavori di casa, in pratica il superbonus e i suoi simili. L’esempio spiega le sue dichiarazioni successive: “Se c’è una via di fuga in tanti la imboccano. Purtroppo questa ampia popolazione di non vaccinati o non completamente vaccinati ci mantengono in una situazione impegnativa che ci impedisce un completo ritorno alla vita normale“. Chiaro, limpido e cristallino: i non vaccinati “campano” sulle spalle dei plurivaccinati, che hanno reso il virus quasi innocuo e proteggono anche l’altra parte della popolazione.

“Così è fallito l’obbligo vaccinale”

Nonostante le multe che stanno per ricevere, almeno il 70% dei 2,5 milioni di over50 è rimasto no vax. “Purtroppo il fallimento dell’obbligo è storico e non ci ha favoriti – spiega l’epidemiologo. È triste poi prendere atto che circo due milioni di ultra cinquantenni hanno fatto i furbi. Cito lo storico Carlo Maria Cipolla che ha scritto un libello sulle leggi della stupidità umana: chi danneggia se stesso e gli altri fa parte di questa categoria”. Diciamo anche che si è trattato del fallimento della comunucazione, è stato fatto poco per cercare le persone, parlare con loro e spiegare il perché sarebbe stato importante vaccinarsi. “Tuttavia, l’obbligo è stata una scelta necessaria per garantire la ripresa delle attività lavorative e sociali“.

Gli italiani no vax

Questa storia del vaccinato o non vaccinato è ormai andata in soffita con la fine delle restrizioni ma anche per limitare le discussioni, accanite, in famiglia o tra amici anche se poi ognuno è sempre rimasto sulle proprie posizioni. Soltanto che adesso, per fortuna, non siamo più ai livelli di pericolosità di alcuni mesi fa e non è necessario puntare il dito contro l’amico che, sorridendo, ci dice che il vaccino non l’ha mai fatto. Pazienza e peggio per lui. Donato Greco, però, raccontando come si vada verso una nuova fase endemica della malattia e che il virus è molto più debole, afferma che ne sarebbe più convinto “se non fosse limitato da quei sette milioni di italiani non ancora vaccinati ed altrettanti che lo sono solo parzialmente” e racconta i numeri: “L’evidenza è indiscutibile. Le tre dosi di vaccino proteggono per il 70% dalle infezioni asintomatiche Covid-19 e per il 91% dalla malattia grave. È proprio quello cui punta la sanità pubblica“.

Come cambia il Covid

A questo punto bisognerà imparare a convivere con quella che l’epidemiologo definisce ormai “un’infezione benigna, che al massimo può dare febbre e tosse, senza che gli ospedali si riempiano. In fondo i nuovi contagi agiscono come dosi booster, di rinforzo“. Il nostro sistema immunitario “ha imparato la lezione” e si sta attrezzando per confrontarsi nel futuro con questo virus. Un anno fa, con pochi dati ancora a disposizione, c’era molto ottimismo sulla scomparsa definitiva di Sars-CoV-2 ma non sarà più così, almeno per chissà quanti anni. Il prof. Greco ha spiegato che Covid “si sta riposizionando” e sta entrando “nella affollata famiglia dei virus respiratori autunno-invernali“. Come vale per l’influenza, quindi, “la ricetta è un richiamo vaccinale annuale adeguato alle varianti presenti nella stagione“, conclude.




























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