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Per difendersi dalle minacce informatiche bisogna investire su IA e automazione. Il punto di Reply

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Per difendersi dalle minacce informatiche bisogna investire su IA e automazione. Il punto di Reply



A livello globale verranno investiti circa 300 miliardi per potenziare la sicurezza informatica e una parte significativa sarà destinata all’automazione in quattro aree: sicurezza delle applicazioni, degli endpoint, dei dati e, infine, dei dispositivi IoT


di pubblicata il , alle 13:01 nel canale Security





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Il panorama delle minacce informatiche si fa sempre più variegato e complesso. Una sfida per le aziende, che devono tenere sotto controllo un perimetro sempre più ampio e difendersi da un numero di attacchi informatici sempre crescente. A crescere, però, non è solo il numero di tentativi di hacking, ma anche la complessità degli attacchi. A fare il punto sulla situazione una ricerca di Reply intitolata Cybersecurity automation secondo la quale per mettere i propri asset al sicuro è necessario sviluppare soluzioni automatizzate e basate sull’intelligenza artificiale.

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L’automazione è la chiave per migliorare i tempi di rilevamento e risposta alle minacce informatiche

Secondo lo studio di Reply, entro il 2026 gli investimenti a livello globale per mettere in sicurezza le applicazioni tramite soluzioni automatizzate supereranno i 3,5 miliardi di euro e solo in Europa si prevede una spesa di circa 669 milioni di euro. A questo si aggiungono gli investimenti per la sicurezza degli endpoint (3,7 miliardi, 757 milioni in Europa), dei dati (4,6 miliardi, di cui 1 in Europa) e dell’IoT (4,4 miliardi, 915 milioni per il Vecchio Continente). 

Secondo Wolfgang Schwab, Head of Cybersecurity di PAC, che ha contribuito alla ricerca di Reply, “L’automazione della sicurezza basata sull’intelligenza artificiale è la “next big thing” nella sicurezza informatica. Anche se le offerte attuali non sono perfette, aprono la strada a una maggiore automazione e consentono agli analisti della sicurezza umana di concentrarsi maggiormente su problemi complessi. La cybersecurity completamente automatizzata non sarà praticabile nel prossimo futuro, ma il monitoraggio, il rilevamento e parti delle azioni di risposta possono e saranno automatizzati nell’interesse della disponibilità dei talenti”.

Perché l’automazione è così efficace? Perché la maggior parte degli attacchi fa leva sull’errore umano, sulla tendenza delle persona a farsi “ingannare” da e-mail di phishing, soprattutto quelle mirate. Ma anche perché gli esperti di sicurezza sono alle prese con un’enorme quantità di informazioni e alert da gestire. L’integrazione di processi di Robotic Process Automation permetterebbe ai team IT di concentrarsi su dettagli di maggiore importanza, limitando il più possibile i lavori ripetitivi e monotoni, che possono portare a errori e distrazioni. 

Automazione Reply

Il passo successivo, poi, è quello di adottare l’intelligenza artificiale anche nelle fasi di risposta agli attacchi, così da limitare i tempi di mitigazione. “Attualmente, la maggior parte delle aziende non utilizza questi sistemi dopo aver identificato minacce o comportamenti insoliti, ma trasmette le informazioni a un analista della sicurezza umano, che decide se la minaccia è reale o se il comportamento richieda ulteriori indagini: le conseguenti decisioni comportano l’attivazione manuale delle azioni appropriate“, si legge nel report.

Lo studio di Reply si sofferma su come adottare l’IA nelle varie aree. Per quanto riguarda la sicurezza delle applicazioni, è importante orientarsi su una collaborazione serrata con i team operations e security per formare DevSecOps, un modello che pone l’accento sull’integrazione delle misure di sicurezza durante l’intero ciclo di vita dello sviluppo delle applicazioni. “Automatizzare i test in ogni fase è fondamentale per diminuire il numero di vulnerabilità in un’applicazione, e molti strumenti di test e analisi stanno integrando ulteriormente l’intelligenza artificiale per aumentare la loro precisione o capacità“, sottolinea l’analisi di Reply e PAC.

Per mettere al sicuro endpoint, invece, le aziende investiranno maggiormente su soluzioni EDR (Endpoint detection and response) e XRD (Extended endpoint detection and response), anche queste progettate per ridurre al minimo il lavoro manuale delegando i compiti più ripetitivi agli algoritmi. 

Nell’ambito della protezione dei dati, l’IA permetterà di semplificare le procedure per la messa in sicurezza, ma anche di snellire e automatizzare la discovery (scoprire quali sono i dati sensibili e dove si trovano) nella classificazione. 

La maggior parte degli investimenti, in ogni caso (4,6 miliardi nel mercato dei Big 5 USA, Regno Unito, Brasile, Cina, India e 1 miliardi in Europa) sarà destinata al settore IoT, che oggi sono alla base di sistemi OT critici, come le infrastrutture per l’energia, le fabbriche, ma anche a breve smart city e il settore automotive. Non stupisce, considerati i potenziali pericoli, che sia proprio su questo ambito che si concentra la spesa. 

La crescita significativa del settore cybersecurity a cui stiamo assistendo non è dettata da una moda, ma da una necessità“, afferma Filippo Rizzante, CTO di Reply. “Ogni giorno attacchi informatici colpiscono servizi pubblici e privati, sistemi governativi e sanitari, provocando enormi danni e costi; pertanto, risulta più urgente che mai riconsiderare le strategie di sicurezza e raggiungere nuovi livelli di maturità tramite l’automazione, ricordando che se l’intelligenza artificiale ha potenziato la pericolosità dell’hacker, è sempre sfruttando le opportunità dell’intelligenza artificiale che i cyberattacchi si possono prevenire e contrastare“.




















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