PD e Movimento 5 Stelle litigano sul termovalorizzatore a Roma

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Questa settimana una parte del dibattito politico si è concentrata sulla decisione del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di costruire un termovalorizzatore da 600mila tonnellate all’anno per risolvere l’annosa questione dei rifiuti in città. È una decisione che è diventata di rilievo nazionale perché l’autorità di costruire il termovalorizzatore verrà data a Gualtieri attraverso il “Decreto aiuti” del governo. La gestione dei rifiuti, infatti, normalmente è competenza delle regioni, ma il governo ha conferito a Gualtieri, che è del Partito Democratico, poteri speciali in quanto commissario del prossimo Giubileo. Gualtieri, quindi, potrà autorizzare la costruzione di un nuovo impianto.

Il Movimento 5 Stelle si è opposto a questa parte del decreto, al punto che in Consiglio dei ministri non lo ha votato insieme agli altri partiti della maggioranza. Commentando questa divergenza dopo l’approvazione del decreto a inizio settimana, il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva detto: «Siamo dispiaciuti, ma mi auguro che alla fine questo non si traduca in fibrillazioni generalizzate, è un disaccordo che cercheremo di superare in qualche modo». Tuttavia, nei giorni seguenti le polemiche sono proseguite, sia da parte del leader del Movimento, Giuseppe Conte, che da parte del fondatore e garante Beppe Grillo.

Il giorno dopo l’approvazione del decreto del governo, Conte ha detto ai giornalisti: «Il Movimento ieri è rimasto particolarmente deluso, perché in un provvedimento dedicato alla situazione energetica […] è stata inserita una norma che non c’entrava nulla, addirittura una norma sugli inceneritori in tutta Italia e poi si è ripiegato su un inceneritore solo a Roma». Conte ha poi parlato di «cambiale in bianco» data a Gualtieri per realizzare l’impianto e ha aggiunto: «Quella non è transizione ecologica».

Mercoledì, poi, Conte ha detto durante una conferenza stampa che la parte del decreto relativa al termovalorizzatore «riporta indietro le lancette dell’orologio» e quindi «non può essere coniugata alla fiducia», riferendosi all’ipotesi che il governo ponga la questione di fiducia sul voto in Parlamento per approvare il decreto. Se il Movimento 5 Stelle non votasse a quel punto si aprirebbe una crisi di governo.

Secondo il Movimento l’impianto che si vuole costruire a Roma va contro le direttive europee che prevedono un superamento dell’incenerimento dei rifiuti a vantaggio del riciclo. Sulla questione è intervenuto anche Beppe Grillo con un articolo sul suo blog, in cui venerdì ha scritto che «bruciare i rifiuti è la negazione dell’economia circolare, a maggior ragione se si pensa che quest’impianto avrà bisogno comunque di una discarica al suo servizio per smaltire le ceneri prodotte dalla combustione».

Gualtieri sostiene invece che gli inceneritori di ultima generazione – come quello che vuole costruire – abbiano un impatto ambientale relativamente basso, e che impianti simili siano presenti anche «in altre capitali europee come Londra, Berlino, Parigi, Stoccolma e Copenaghen». A ogni modo, Gualtieri potrebbe incontrare resistenze anche all’interno della sua stessa maggioranza in consiglio comunale, in particolare dai Verdi e dal movimento Sinistra civica ecologista: pur non criticando apertamente la decisione di costruire il termovalorizzatore, entrambi i partiti hanno chiesto a Gualtieri di coinvolgere la maggioranza e la cittadinanza.

A sostegno del sindaco ci sono invece tutto il suo partito, il PD, e Carlo Calenda, leader di Azione che ha in consiglio comunale tre consiglieri. Venerdì, su Twitter, Calenda ha risposto all’articolo di Grillo scrivendo che «bruciare rifiuti per produrre energia è economia circolare» e che «le capitali pulite» hanno un termovalorizzatore, l’alternativa è portare i rifiuti in discarica.

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