Olimpiadi invernali 2026, il nome di Abodi mette (per ora) tutti d’accordo
ServizioIl cambio ai vertici
Il presidente di Credito sportivo adesso è il candidato più forte per la guida della Fondazione Milano Cortina 2026, ma rimane il dubbio sui tempi della nomina
di Sara Monaci
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Per la successione ai vertici della Fondazione Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 il nome di Andrea Abodi, presidente dell’istituto di Credito sportivo, potrebbe mettere d’accordo tutti. Gradito al centrodestra e apprezzato anche dal centrosinsitra, dovrebbe essere lui a sostituire l’ad uscente Vincenzo Novari. Ma i tempi sono incerti: ancora non è chiaro se il decreto ministeriale arriverà prima o dopo le elezioni del 25 settembre, ovvero con la nascita del nuovo governo (che verosimilmente potrebbe formarsi a fine ottobre o a novembre).
La tempistica in questa vicenda non è un dettaglio: senza un nuovo nome la società che gestirà i Giochi invernali del 2026 è di fatto ferma. Tuttavia il premier uscente Mario Draghi potrebbe ritenere opportuno aspettare il nuovo corso politico. Nei prossimi giorni dovrebbe chiarirsi lo scenario.
Su questo punto – la necessità di fare presto o di aspettare il nuovo esecutivo – le istituzioni territoriali sono divise: per il governatore della Lombardia Attilio Fontana sarebbe meglio attendere una nuova maggioranza in Parlamento, trattandosi di un ruolo apicale all’interno di una società controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze; per il sindaco Giuseppe Sala sarebbe meglio invece risolvere quanto prima la situazione, che rischia di paralizzarsi. Meno incalzante il governatore del Veneto Luca Zaia, che tuttavia aveva già chiesto al governo di intervenire per far entrare il Mef nella società, cosa che poi è avvenuta con il decreto Aiuti bis.
La nomina del nuovo ad è stata oggetto di un braccio di ferro. Il nome scelto dal governo Draghi e comunicato il 23 agosto agli enti locali era quello di Michele Uva. Manager sportivo della Uefa, sembrava un nome che avrebbe messo tutti d’accordo. Dal Comune di Milano c’era stata opinione favorevole, ma dalla Lombardia sono arrivate resistenze, sulla scia di quanto suggerito dal presidente del Coni Giovanni Malagò, che avrebbe preferito il presidente del Milan, nonché ex ad di Enel e Eni, Paolo Scaroni.
Un nome forte, quello di Scaroni, ma già dall’inizio improbabile: il manager intende mantenere la presidenza della squadra, che peraltro a Milano ha già l’impegno di realizzare il nuovo stadio, e il governo ritiene che il doppio incarico sia inopportuno.