Oggi si è votato anche in Slovenia
Caricamento player
Oggi in Slovenia si è votato per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento, composta da 90 membri eletti con sistema proporzionale. Gli exit poll, da prendere con le molle, mostrano un significativo vantaggio per il partito Movimento Libertà (GS), di orientamento liberale e progressista, che viene dato attorno al 35-36%. Il partito del primo ministro Janez Janša, conservatore, populista e anti-immigrazione, chiamato Partito democratico (SDS), viene dato tra il 22 e il 23%.
Se dovessero confermarsi gli exit poll, sarebbe un grande successo per Movimento Libertà, che comunque dovrebbe allearsi con altre forze politiche per ottenere la maggioranza in parlamento.
La Slovenia, che nel 2004 fu il primo stato dell’ex Jugoslavia a entrare nell’Unione Europea, ha circa due milioni di abitanti e nell’ottobre di quest’anno vi si terranno anche le elezioni presidenziali. Così come in Italia, c’è una repubblica parlamentare in cui il primo ministro è nominato dal presidente ma di fatto scelto dal parlamento. A differenza dall’Italia, però, il presidente è eletto dal popolo. L’attuale presidente, in carica dal 2012 e rieletto per un secondo mandato nel 2017, è il socialdemocratico Borut Pahor.
Janša, che ha 63 anni, è invece primo ministro dal 2020 e lo era già stato tra il 2004 e il 2008 e poi ancora tra il 2012 e il 2013. È presidente di SDS (il Partito democratico sloveno) dal 1993 ed è considerato un politico molto vicino al primo ministro ungherese Viktor Orbán, che governa in maniera semi-autoritaria ed è noto per le sue posizioni illiberali. Janša in passato si era inoltre detto ammiratore dell’ex presidente statunitense Donald Trump.
Janša ha cambiato orientamento politico più volte – era stato un giovane comunista, è stato socialdemocratico, pacifista, sostenitore della guerra in Jugoslavia, poi liberale, e negli ultimi anni più vicino all’estrema destra – ed è uno dei principali protagonisti di tutta la storia recente della Slovenia, cominciata nel 1991 con l’indipendenza dalla Jugoslavia. Janša è anche stato due volte in carcere: la prima come dissidente politico e la seconda – per sei mesi, nel 2014– in seguito a una condanna per corruzione.
Ora Janša è un nazionalista conservatore con una forte retorica anti immigrazione. Negli anni ha presentato progetti di riforma per limitare la libertà dei media e vorrebbe fare lo stesso con la magistratura, e da quando è tornato al governo ha accentrato il potere nelle sue mani e soffocato le voci critiche.
Alle precedenti elezioni, nel 2018, il partito di Janša fu il più votato ma lui non divenne primo ministro perché gli altri partiti si accordarono per escluderlo dalla carica, formando un governo di minoranza di centrosinistra con a capo Marjan Šarec. Il governo durò però solo un paio di anni e nel marzo 2020, in piena pandemia, Janša fu nominato primo ministro per la terza volta.
Secondo i critici e l’opposizione, ma anche secondo i media internazionali, Janša ha utilizzato il periodo di crisi provocato dal coronavirus per rafforzare il suo potere e soffocare le voci critiche. Ha adottato misure pubbliche molto pesanti per contrastare la pandemia senza consultare le autorità sanitarie; ha attaccato pubblicamente i giornalisti (ha definito il giornalista investigativo Blaž Zgaga un «paziente psichiatrico») e le ONG; ha riunito otto agenzie del governo (tra cui quelle che si occupano di trasporti pubblici, posta, energia) in un’unica agenzia: ufficialmente per ridurre i costi, secondo i critici per aumentare il suo controllo sullo stato.
– Leggi anche: I timori per la libertà di stampa in Slovenia
In questi mesi Janša ha anche spinto per un approfondimento dell’alleanza con l’Ungheria: vorrebbe infatti unificare le reti elettriche dei due stati e costruire congiuntamente un oleodotto che passi per i due paesi. Cosa che, come ha scritto il Financial Times, ha fatto sì che si parli di “ungarizzazione della Slovenia”. Il 15 marzo di quest’anno Janša era stato uno dei primi leader europei ad andare a Kiev, in Ucraina.
– Leggi anche: La notevole visita dei tre leader europei a Kiev
Per quanto riguarda l’opposizione, nonostante alcuni anni di attività politica e gli anni passati alla guida di una grande azienda energetica statale, fino a pochi mesi fa nessuno vedeva nel 55enne Robert Golob un possibile futuro primo ministro sloveno. Le cose sono cambiate rapidamente dopo che nei primi mesi del 2022 Golob è diventato leader di un nuovo partito fondato nel maggio 2021, che è una sorta di evoluzione di un precedente partito ambientalista.
Dal gennaio di quest’anno il partito si chiama Movimento Libertà (GS) e negli ultimi mesi si è distinto per un programma che punta molto sulla lotta al cambiamento climatico e su una serie di riforme progressiste. Anche a prescindere dai punti del suo programma, gli analisti e i commentatori politici ritengono che il principale merito di Golob sia stato presentarsi come un politico nuovo e carismatico, capace di rappresentare queste elezioni come una scelta tra democrazia e autocrazia.
Sembra che Golob possa avere buone possibilità di formare una coalizione di centrosinistra, cosa che sembra invece più difficile possa fare Janša nel centrodestra.