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Nuovo report Aifa sugli antivirali: aumenta o no l’uso dopo l’approdo nelle farmacie?

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3′ di lettura

In totale sono stati 280 i trattamenti con antivirali contro il Covid dispensati nelle farmacie. Sono i dati che emergono dal decimo monitoraggio condotto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sugli antivirali aggiornato al 3 maggio e che, per la prima volta, tiene conto anche di quelli acquistati dalle Asl e dispensati in modalità per conto (Dpc). È da poco più di due settimane che il medico di base può prescrivere l’antivirale orale Paxlovid che può essere ritirato da paziente direttamente in farmacia. Del numero complessivo 90 sono in Toscana, 75 in Umbria, 58 nel Lazio, 30 nella Marche, 10 in Piemonte, 7 in Campania, 5 in Emilia Romagna e 3 in Calabria, Molise e Pa Trento.

37.300 pazienti curati a casa con antivirali

Da metà gennaio al 4 maggio, sono stati 37.315 i pazienti Covid curati a casa con le pillole antivirali per il trattamento precoce del Covid in persone a rischio. I trattamenti avviati con Lagevrio di Merck/Msd (molnupiravir, disponibile già dal 13 gennaio 2022) sono stati 24.779, mentre quelli per Paxlovid di Pfizer (nirmatrelvir-ritonavir) ammontano a 12.536 (inclusi 280 con il farmaco dispensato in farmacia). In particolare, nel periodo, per molnupiravir le richieste farmaco sono state 1.745, pari al -21,8% rispetto alla settimana precedente. Per Paxlovid, invece, si registrano 1.267 prescrizioni, pari a -17,99% rispetto ai 7 giorni precedenti.

Come va sul territorio

Finora Lagevrio è stato prescritto in un totale di 278 strutture sparse nelle varie Regioni e province autonome, mentre Paxlovid in 250. Il numero più alto di trattamenti avviati con molnupiravir, dall’inizio del monitoraggio, è stato nel Lazio (3.644), seguito dalla Puglia (2.575) e la Toscana (2101), mentre le altre Regioni sono sotto i duemila pazienti trattati. Per Paxlovid in cima c’è il Veneto, con 1.748 trattamenti avviati, seguito dalla Toscana (1.553) e Lombardia (1.394). Per quanto riguarda infine l’antivirale remdesivir, non somministrato per via orale ma tramite infusione, sono stati 9.020 i trattamenti avviati fino a oggi per pazienti non ospedalizzati e 91.001 per quelli ospedalizzati.

Le novità del protocollo d’intesa

È dal 21 aprile è stato dato via libera anche nelle circa 19mila farmacie presenti sul territorio, alla distribuzione, dietro presentazione della ricetta del medico di famiglia, dell’antivirale in pillola. La novità introdotta da una determina dell’Aifa è finalizzata a rendere le terapie più accessibili, evitando l’accesso eminentemente per via ospedaliera. Paxlovid è indicato per il trattamento del Covid in persone dai 18 anni in su che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad elevato rischio di progressione a Covid-19 grave ma va assunto a distanza di non oltre 5 giorni dall’inizio dei sintomi”. Era prescrivibile, finora in Italia, per il trattamento del Covid-19 lieve-moderato nei soggetti a rischio e non ospedalizzati solo da parte dei centri Covid, che inseriscono i pazienti trattati in un registro di monitoraggio. Ora la prescrizione può essere effettuata anche da parte del medico di medicina generale, su ricetta elettronica e previa compilazione del piano terapeutico Aifa. Una volta ottenuta la ricetta, il medicinale viene erogato gratuitamente al paziente in base al protocollo d’intesa siglato tra ministero della Salute, Aifa, Federfarma Servizi, Federfarma, Assofarm, Farmacie Unite e Adf.

Utile un uso maggiore (anche dei monoclonali)

Un appello a utilizzare di più i farmaci che abbiamo a disposizione contro Covid è stato formulato da Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema e consigliere del generale Francesco Paolo Figliuolo, ultimo commissario per l’emergenza coronavirus. A cominciare dagli anticorpi monoclonali, considerando che «sono farmaci che abbiamo già acquistato» e «sarebbe assurdo lasciarli scadere in frigo». Ma anche l’antivirale Paxlovid andrebbe utilizzato di più. «Perché nell’80% dei casi, se somministrato entro cinque giorni dalla positivizzazione – ricorda l’esperto – fa sì che i sintomi non si aggravino. In quest’ultima settimana abbiano visto che c’è stato un incremento del 35% delle prescrizioni. Ora lo hanno ricevuto 12mila pazienti. Ancora pochi, ma il segnale c’è. Evidentemente i medici di famiglia, poco avvezzi a utilizzare farmaci complessi come questo, hanno fatto all’inizio un po’ di resistenza. Ma basterebbero 20 minuti di formazione mirata alle interazioni da evitare con altre terapie per risolvere il problema».

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