Non solo alte vie, la montagna si vive anche a fondovalle: i consigli della guida alpina

La Valle d’Aosta è terra di alte vie, di ghiacciai e di grandi paesaggi in quota. Ma anche di trekking e passeggiate al cospetto del Monte Bianco, del Gran Paradiso, del Cervino e Monte Rosa. “Uno dei luoghi al mondo, dove potersi avvicinare al ghiacciaio, raggiungerlo a piedi durante una escursione non proibitiva: dalla Val Veny verso la Francia ad esempio o la Val Ferret sul confine con la Svizzera”. Per Anna Torretta queste montagne sono la sua vita e la sua casa fin da bambina. Alpinista, scrittrice, ad appena 12 anni aveva già scalato con i genitori il Gran Paradiso. Seconda alla Coppa del mondo di arrampicata sul ghiaccio è l’unica e prima donna guida alpina di Courmayeur. Ha anche una laurea in architettura (con tesi sul “Bivacco fisso a quota 3.500 metri”), due figlie e un marito, Stefano Maniscalco, campione del mondo di karatè.

“Iniziamo ad avvicinarci al Monte Bianco con un’escursione adatta alle famiglie – racconta Anna Torretta – partendo dalla Val Veny, poco distante da Courmayeur. Da qui diversi sentieri vanno verso i laghi Combal e del Miage (2.020m). Sono laghi non balneabili perché  alimentati dal ghiacciaio, ma sono ai piedi del Monte Bianco e la vista è magnifica”.

L’altra vallata, la Val Ferret, è percorsa da chilometri di sentieri: quelli che portano al rifugio Elena vicino al confine svizzero sono davanti alle vette del Dente del Gigante, le Grand Jorasses e il Monte Dolent. Ma per un’alpinista che vive la vita in salita, il suggerimento è anche un percorso un po’ più impegnativo sempre nella Val Ferret. Nonostante sia chiuso, perché da due anni il Cai (Club alpino italiano) non trova un gestore, il rifugio Cesare Dalmazzi (2.590m) resta una meta imperdibile. “La sorte di questo rifugio è legata al problema del turismo mordi-e-fuggi, – spiega Torretta – molti alpinisti arrivano la mattina e in giornata salgono in vetta, ma senza fermarsi a dormire. Proprio qui, invece, ho organizzato il 21-22-23 agosto trekking letterari dedicati alla narrativa di montagna. Durante le escursioni con le guide, a cui parteciperanno gli autori – Caterina Soffici (Lontano dalla vetta. Di donne felici e capre ribelli); Irene Borgna (Il pastore di stambecchi) e forse Massimiliano Ossini (Kalipè. Lo spirito della montagna) – ci fermeremo a leggere brani tratti dai loro libri.



La montagna incanta per il paesaggio, ma può diventare anche un’esperienza culturale. Per questo motivo, invito le famiglie a portare i bambini”. Dal rifugio Dalmazzi, a cui si arriva seguendo le indicazioni dal rifugio Elena, dopo aver attraversato quattro torrenti si giunge alla morena del ghiacciaio del Triolet. “Anche se il sentiero dal punto di vista tecnico non è difficile, non va sottovalutato”, raccomanda Torretta.



Tornando a fondovalle, per l’alpinista che ha aperto una nuova via sul ghiacciaio in Nepal, mamma di due bambine piccole, la passeggiata giusta è nel Parco del Gran Paradiso: la Valsavarenche. “Dove poter incontrare cervi, camosci, stambecchi in libertà, – racconta – la mia idea è di far provare ai ragazzi l’esperienza di dormire una notte in un rifugio organizzando un’escursione di due giorni, ad anello. Anche per incontrare alpinisti che salgono in vetta. Da Pravieux si arriva al rifugio Chabod, ai piedi del Gran Paradiso. Il sentiero è lungo ma non presenta difficoltà. La mattina dopo si raggiunge il rifugio Vittorio Emanuele attraversando una passeggiata in quota da cui si gode una vista spettacolare sulla Valsavarenche. Per poi scendere a Pravieux oppure nel villaggio di Pont Valsavarenche”.

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