“Noi del centrodestra sempre più uniti anche sulle sanzioni contro la Russia”

Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, arriva in Abruzzo da Udine, per gli ultimi incontri elettorali e si prepara alla chiusura della campagna del centrodestra oggi a Roma, a Piazza del Popolo, accanto a Meloni, Salvini e Berlusconi. “Tutti insieme, alla faccia di chi ci vuole dividere”, sottolinea.

Onorevole Lupi, partiamo dalle ultime minacce di guerra di Putin all’Occidente: qual è la giusta risposta?

“Dimostrano che le sanzioni e la compattezza europea stanno avendo i loro effetti. Putin è isolato e disperato, anche più dopo l’incontro a Samarcanda con i suoi ipotetici alleati. La strada per noi è solo una: non cedere ai ricatti. L’Europa deve rimanere unita, con la Nato e l’Occidente e cercare una via diplomatica che non sia di resa dell’Ucraina ma di riconoscimento dei diritti violati dalla Russia. La pace si può raggiungere solo così, proseguendo con le sanzioni che sono efficaci, perché la Russia il gas non può venderlo che all’Europa, non certo alla Cina”.

Sulle sanzioni alla Russia la Lega la pensa diversamente…

“Senza se e senza ma siamo al fianco dell’Ucraina e le sanzioni sono l’unico strumento alternativo ad entrare in guerra dopo l’invasione russa. Su questo il centrodestra è sempre stato compatto. Quello che si chiede all’Europa è di aiutare, come per il Covid, ad affrontare le conseguenze delle sanzioni, senza lasciare soli i singoli stati, di fissare un tetto per il gas e intervenire sulle cause degli extraprofitti”.

In Europa la collocazione di Noi moderati è la stessa di Fi, nel Ppe, mentre Meloni e Salvini sono in gruppi diversi.

“Quando è venuto a Roma il segretario del Ppe Manfred Weber ha incontrato noi e Fi, perché il partito popolare europeo è la casa comune di noi moderati. Il centrodestra è una coalizione non un partito unico e le differenze sono una ricchezza, ma tutti abbiamo sottoscritto un programma in cui ci diciamo europeisti e atlantisti. La sinistra alimenta certe polemiche, come su Orban, per evitare un confronto sui contenuti”.

Sullo scostamento di bilancio da che parte state?

“Per noi, è l’extrema ratio. A famiglie e imprese bisogna dare subito una risposta di tranquillità e occorrono risorse. La prima strada è quella dei decreti del governo Draghi, la seconda potrebbe essere il ricorso a fondi europei, come per il Covid”.

Il centro è piuttosto affollato, tra Berlusconi e Calenda-Renzi che vogliono creare un Terzo polo. Quanto spazio rimane per voi?

“La nostra identità è da sempre nel centrodestra, che vuol dire responsabilità moderazione, concretezza, servizio ai cittadini. Calenda e Renzi sono stati uno europarlamentare e l’altro segretario del Pd, quindi non possono fare altrettanto”.

Che cosa vi distingue da Fi?

“Noi partiamo da competenza, esperienza e civismo. Di Brugnaro, imprenditore e sindaco di Venezia, di Toti governatore della Liguria. C’è la tradizione dell’Udc, c’è la mia storia personale. Oggi la proposta di Fi non arriva più a tutti gli elettori di una volta e serve una proposta alternativa, non per togliere voti ma per portarne di più. Non possiamo correre il rischio di far sparire un pezzo di storia, iniziato con la discesa in campo di Berlusconi”.

Perché un giovane dovrebbe votare per voi?

“Perché abbiamo un’idea della politica che non cerca solo di risolvere i problemi di oggi ma di guardare il futuro, che è scuola, alleanza scuola-lavoro, formazione. Ai giovani presentiamo persone credibili, che dicono: il lavoro è dignità, non una dote, un’assistenza dello Stato. Scuola, famiglia, natalità, lavoro, giovani, sono i nostri punti forza. Un figlio non è una tassa aggiuntiva ma un contributo della famiglia alla società e le spese sono da detrarre dal reddito non solo per gli attuali 800 euro”.

E perché dovrebbe votarvi un maturo imprenditore?

“Perché con noi la politica torna a rappresentare gli interessi reali del Paese. È collegata con le imprese che hanno grande peso sociale. Mi diceva un imprenditore di Bergamo: non voglio un’ elemosina di Stato, ma poter dare io un aumento al dipendente che lo merita. Per questo, quell’aumento deve costare zero. Così si aiuta la ripresa”.

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