“No a compromessi che non tutelino l’integrità dell’Ucraina”. Intervista a Berlusconi
Presidente Silvio Berlusconi, le immagini che arrivano dal fronte ucraino stanno traumatizzando l’opinione pubblica. Qual è il suo giudizio sul conflitto?
“Sono profondamente addolorato. La guerra è sempre una tragedia, un dramma al quale speravo di non dover più assistere almeno in Europa. Ma in questo conflitto, che è una guerra di aggressione ad un paese sovrano, si stanno violando anche le regole e le convenzioni internazionali in vigore in tempo di guerra. Insisto nel dire che la Russia nel suo stesso interesse dovrebbe perseguire i responsabili di violenze orrende contro la popolazione civile.”
È ancora possibile trovare una soluzione diplomatica al conflitto, oppure come chiesto da alcuni, Putin andrebbe processato per crimini di guerra? Qual è la strada migliore da percorrere?
“Come ho avuto modo di dire sono stato deluso da Putin, dal quale non mi aspettavo un atto di aggressione così grave e poco responsabile. Tuttavia non credo che personalizzando il conflitto si faciliti una soluzione. E il nostro primo obbiettivo dev’essere far cessare questa strage insensata, nell’interesse dell’Europa, del mondo, del principio stesso di umanità. Come è evidente, questo conflitto non può che concludersi con un compromesso e naturalmente non può essere accettato nessun compromesso che non tuteli la libertà e l’integrità dell’Ucraina.”
C’è il rischio che, rotti i rapporti con l’Occidente, la Russia si avvicini sempre più alla Cina. Come valuta questo scenario?
“È un rischio gravissimo, che io avevo fatto di tutto per evitare. Ovviamente la Cina sta sfruttando questa situazione per consolidare il suo ruolo. Non dobbiamo mai dimenticare che oggi la Russia si sta comportando da avversario, ma il vero competitore sistemico dell’Occidente nel 21° secolo è la Cina. La tradizione espansionistica dell’Impero Cinese unita al totalitarismo del sistema comunista rappresenta la più grande sfida politica, economica ed anche militare al nostro modello di vita, di stato, di società libera e aperta.”
Lei per primo ha lavorato duramente per avere allo stesso tavolo Stati Uniti e Russia. Cosa è cambiato dai tempi di Pratica di Mare?
“In quell’epoca avevo lavorato, con autorevoli avvalli da parte dell’Amministrazione USA, per un nuovo sistema di sicurezza europeo che includesse la Russia. In quel clima, grazie ai buoni rapporti personali che avevo stabilito sia con George Bush che con Vladimir Putin, eravamo riusciti a realizzare l’accordo NATO-Russia, che poneva fine anche simbolicamente alla guerra fredda, alla divisione in due dell’Europa. L’accordo fu firmato proprio in Italia, a Pratica di Mare, in segno di apprezzamento per l’opera di mediazione che il nostro governo aveva svolto. Vista a vent’anni di distanza, è stata una grande opportunità mancata. I risultati che avevamo ottenuto a Pratica di Mare sono stati progressivamente smantellati, per colpa di errori commessi da molte parti. Già nel 2008, quando la nostra mediazione fu ancora efficace per bloccare l’invasione della Georgia, il clima era profondamente cambiato. Le cose poi sono peggiorate sempre più fino a giungere a questo punto. Sinceramente, non credevo fosse possibile un’involuzione così irresponsabile e dannosa per tutti dei rapporti internazionali.”
Lei e Putin siete stati a lungo amici. C’è chi dice che, se Lei fosse stato ancora al governo, non ci saremmo trovati in questa situazione. La trova solo una boutade?
“Come è noto, con le ipotesi non si è mai fatta la storia. Posso solo dire che il modo in cui ha operato in questa crisi il Governo Italiano di cui facciamo parte è ineccepibile ed ha il nostro convinto consenso. Approfitto però della sua domanda per chiarire una cosa: leggo su diversi giornali la notizia di colloqui telefonici che avrei avuto, o tentato di avere, in queste settimane con Putin sulla crisi ucraina. Sono notizie del tutto infondate. La situazione è serissima, è in gioco la libertà di un Paese, sono in discussione gli scenari geopolitici ed economici dei decenni a venire. La politica internazionale ha delle regole, non sono certo temi risolvibili con iniziative estemporanee o improvvisate.”
Da questa guerra l’Europa ne sta uscendo più forte o più debole?
“Dipende: certamente più debole nell’immediato, perché la guerra innesca una spirale recessiva, legata all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, che se non si interviene prontamente avrà effetti molto gravi sulla già difficile condizione delle nostre economie, provate da due anni di Covid. Ma se servirà – come spero – a far capire la necessità di una vera politica estera e di difesa comune, supportata da un comune strumento militare, allora forse l’Europa in prospettiva ne uscirà rafforzata. È quello che io chiedo da molti anni, ma solo ora sta emergendo una consapevolezza comune. Spero non sia troppo tardi. L’Europa non è solo un’area di libero scambio, è un continente unito da valori comuni e da una comune visione liberale e cristiana dell’uomo e della società. Su questa base può essere un soggetto importante nella politica internazionale, naturalmente in una stretta alleanza con gli Stati Uniti.”
Buona parte dei Paesi europei dipendono dal gas russo, eppure c’è chi pensa che lo si possa sostituire in tempi brevi. È uno scenario credibile?
“In tempi brevi sfortunatamente no, soprattutto per Paesi come l’Italia che, con una politica miope, hanno rinunciato al nucleare, hanno bloccato i rigassificatori, hanno ridotto al minimo la diversificazione delle fonti di energia. Il Ministro Cingolani ha parlato di almeno 2/3 anni, mi sembra una previsione ragionevole e forse addirittura troppo ottimistica.”
Le conseguenze della guerra hanno iniziato a pesare sulle tasche degli italiani già provati da due anni di pandemia. Cosa deve fare il governo Draghi per evitare una crisi di sistema?
“Dobbiamo assolutamente evitare che si inneschi una spirale recessiva. Che gli aumenti dell’energia e delle materie prime si scarichino sui consumatori. Né le famiglie né le imprese se lo possono permettere. Significherebbe un crollo dei consumi, la chiusura o il ridimensionamento di molte imprese, ulteriore disoccupazione, che porterebbe ad un ulteriore calo della domanda e così via. Bisogna che il governo usi la leva fiscale per limitare l’effetto degli aumenti. Possiamo farlo perché l’Europa ci consente politiche di bilancio espansive. Ma il governo di unità nazionale ha anche la credibilità e l’autorevolezza necessarie in Europa per chiedere l’emissione di titoli europei per finanziare le risposte alla crisi come è avvenuto con il Recovery Fund e per chiedere alla BCE di continuare ad acquistare titoli di Stato per sostenere l’indebitamento dei diversi Paesi, fra i quali l’Italia, in modo da far circolare liquidità.”
Fra qualche mese gli italiani potranno votare il referendum sulla giustizia. Possiamo finalmente sperare che qualcosa cambi?
“Io credo che la riforma della Giustizia davvero non possa più aspettare. Le rivelazioni sul cosiddetto “sistema Palamara” hanno dimostrato anche ai più increduli quello che diciamo da anni, e cioè che la questione giustizia è una vera emergenza nazionale. Quella che vogliamo non è certo una riforma punitiva verso la magistratura, anzi vogliamo una riforma che valorizzi il lavoro dei tanti magistrati seri e perbene finora ostaggio di gruppi di potere organizzati e ideologicamente orientati. Al tempo stesso una riforma che restituisca ai cittadini le garanzie proprie di una democrazia liberale. Noi continuiamo a lavorare in parlamento per questo. La riforma varata dal governo contiene aspetti positivi, ma può essere migliorata in modo significativo. In ogni caso, è importante che i cittadini si possano finalmente pronunciare su un tema che li riguarda in modo diretto. E sono sicuro che gli italiani non perderanno l’occasione di manifestare i loro convincimenti.”
La scorsa settimana si è tenuto il convegno di Forza Italia “L’Italia del futuro”. Come se la immagina l’Italia del futuro? E quale contributo può dare Forza Italia per costruirla?
“La nostra manifestazione è stata un grande successo, che ha dimostrato non soltanto che Forza Italia c’è, ma anche un grande entusiasmo, una grande voglia di ripartire, del resto confortata da sondaggi che ci danno in continua crescita. Abbiamo ascoltato le categorie produttive e abbiamo garantito loro che le loro richieste sono le nostre. Il ruolo di Forza Italia è determinante, perché noi siamo gli unici coerenti portatori delle idee e dei valori liberali, cristiani, europeisti, garantisti. La sola forza politica che fa sintesi di questi principi e che li traduce in un programma per far ripartire l’Italia. Il futuro di questo Paese può essere un futuro splendido, che l’Italia merita, se sarà un futuro liberale. Noi siamo al lavoro per questo.”
A che punto è il cantiere del centrodestra e quali obiettivi si pone in vista delle prossime politiche?
“Di tornare al governo del Paese, quando alle prossime elezioni si tornerà alla normale alternativa fra centro-destra e centro-sinistra. Tutto questo senza buttare al vento la buona esperienza del governo Draghi. Perché tutto questo possa avvenire è assolutamente necessario che la componente centrista liberale e cristiana che noi rappresentiamo nel centro-destra sia forte e determinante, non solo dal punto di vista dei numeri, ma da quello politico, perché solo con le nostre idee e i nostri contenuti l’Italia può andare avanti, può essere credibile in Europa e nel mondo.”
Mentre Forza Italia lavora con la Lega in maggioranza, Fratelli d’Italia resta all’opposizione. Quali sono i rapporti con gli alleati?
“Governiamo insieme molto bene la maggior parte delle regioni italiane e molti comuni importanti. Queste esperienze di buongoverno sono il modello di quello che faremo a livello nazionale. Certo, io mi rammarico che Giorgia Meloni abbia rinunciato a far valere le idee, i programmi, le donne e gli uomini di Fratelli d’Italia all’interno dell’azione di governo. È una scelta diversa dalla nostra, una scelta che rispetto e che non ci impedirà di tornare a governare insieme. Quanto alla Lega, abbiamo identità e culture politiche distinte, ma collaboriamo molto bene al governo e in parlamento per caratterizzare l’operato della maggioranza sulla base delle nostre idee e dei nostri programmi.”