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Nel M5S si litiga per le “parlamentarie”

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Nel Movimento 5 Stelle sono in corso da giorni grosse polemiche – che riguardano sia la dirigenza politica sia gli iscritti – attorno alle “parlamentarie”, cioè le votazioni online previste per martedì con cui tutti gli iscritti al partito potranno decidere i candidati che comporranno le liste alle elezioni di settembre. Rispetto alle parlamentarie del 2018, con cui fu decisa l’attuale classe dirigente del Movimento, il presidente Giuseppe Conte ha deciso numerose modifiche nei criteri di scelta dei candidati, spesso in polemica con alcuni importanti dirigenti del partito e con Beppe Grillo, il suo fondatore.

La differenza più grossa è la presenza di una specie di “listino bloccato”, cioè di un elenco di 18 persone (12 alla Camera, 6 al Senato) scelte direttamente da Conte che saranno inserite nelle liste in posizioni che dovrebbero garantirne l’elezione. Questo è un modo per Conte per garantire la candidatura di alcune personalità del Movimento e dei suoi alleati politici, ma è anche una violazione piuttosto palese dei princìpi tradizionali del M5S, dove le candidature erano sempre state scelte dagli iscritti, benché anche alle parlamentarie passate ci furono aggiustamenti. La presenza di questo listino di 18 persone è la ragione principale degli scontri.

Le parlamentarie si terranno martedì sulla piattaforma digitale SkyVote, dopo l’abbandono della piattaforma Rousseau, e le autocandidature definitive delle persone che sperano di diventare deputati e senatori sono state presentate ufficialmente soltanto domenica sera. Gli iscritti potranno votare dalle 10 alle 22, e i risultati dovrebbero essere pubblicati nel giro di breve tempo. Le autocandidature che erano state presentate inizialmente erano oltre 2.000, ma la dirigenza del M5S ne ha scartate una gran parte, per varie problematiche, e ora sono soltanto qualche centinaio, con un buon numero di deputati e senatori M5S che si sono ricandidati per un secondo mandato.

Ciascun iscritto al Movimento potrà votare fino a tre preferenze, all’interno di tre elenchi: quello di chi ha proposto la propria autocandidatura alla Camera, quello di chi ha proposto la propria autocandidatura al Senato, e una scheda speciale che contiene «la proposta di un elenco di nominativi indicati dal Presidente», cioè appunto il listino bloccato scelto da Conte.

I nomi delle 18 persone scelte da Conte non sono ancora stati resi noti, e non è del tutto chiaro in che modo gli iscritti dovrebbero votare per loro, e se c’è la possibilità o meno di impedire la loro candidatura. Nel regolamento della parlamentarie c’è scritto che i membri del listino bloccato possono essere inseriti «con criterio di priorità nelle liste di candidati in uno o più collegi plurinominali». Significa, secondo molti giornali, che Conte deciderà di inserire queste 18 persone come capilista in circoscrizioni dove la loro elezione è molto probabile.

Anche se i nomi dei 18 non sono ancora stati resi noti, ci sono varie ipotesi credibili: potrebbero essere i quattro vicepresidenti del Movimento 5 Stelle, tutti vicini a Conte (Alessandra Todde, Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa, candidati per la Camera, e Mario Turco, candidato per il Senato), oltre che figure note come l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino e l’ex ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, tra gli altri.

La presenza di questo elenco è stata molto criticata. L’ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, per esempio, ha detto in una storia su Instagram: «Ho appena letto il regolamento delle parlamentarie… Ma che è la roba del listino bloccato, 12 alla Camera e 6 al Senato, scelti dal presidente, che possono essere messi capilista addirittura in più collegi plurinominali? Ma che è sta roba qua?». Anche l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, qualche giorno fa, aveva criticato Conte, definendo la modalità di composizione delle liste «totalmente avulsa da un procedimento partecipato».

I giornali, poi, hanno parlato di molti iscritti e militanti del partito piuttosto arrabbiati per le nuove modalità di voto.

Conte ha cambiato anche altre regole: tra le altre cose, ha consentito che le persone si possano candidare anche fuori dal loro collegio di residenza, un espediente ampiamente usato da tutti i partiti per inserire candidati importanti in collegi sicuri anche se non hanno alcun legame con un determinato territorio, e soprattutto ha acconsentito alle candidature multiple, prevedendo la possibilità di essere candidati in più circoscrizioni contemporaneamente.

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