“Nazisti, dobbiamo uccidervi”: le parole choc dei soldati russi feriti
Di sicuro, il loro zar deve avergli fatto un gran lavaggio del cervello. La cattiveria gratuita con cui i soldati russi feriti insultano, con frasi a dir poco irrispettose, i medici ucraini che li curano deve avere radici profonde e radicate nella mente. Non solo ricevono cure non così scontate, ma pergiuta attaccano. “Siete tutti nazisti, i vostri figli e le vostre donne meritano la morte“. Immaginate queste sceni surreali mentre un medico che sta facendo il proprio dovere, chinato sul paziente ferito, si sente dire certe frasi surreali. “Vi dobbiamo uccidere” è la chiosa finale di un soldato ferito da una granata. E i dottori in camice bianco in silenzio, a curarli. Queste scene sono capitate all’ospedale militare di Zaporizhzhia, dove vengono curati indistintamente russi e ucraini, uniti dalle ferite.
“Non provano rimorso”
In alcuni giorni ne arrivano così tanti che gli infermieri devono scrivere il loro nome sulla fronte per non sbagliare paziente visto il marasma generale. Come riporta Repubblica, sono già circa 600 quelli a cui sono state prestare le cure del caso per ferite dovute a granate, mortaio e colpi di fucile. Alcuni arrivano in situazioni gravissime, disperate, ben peggiori di quello che può provocare lo sparo di un’arma da fuoco. Nonostante la loro condizione, nessun ringraziamento per chi cerca di rimetterli in sesto. “Non provano rimorso, non sanno cosa sia la pietà. Solo un ufficiale quarantenne era dispiaciuto e a disagio per essere stato mandato da Mosca a invadere un Paese senza sapere neanche il motivo. Gli altri, invece, duri e impassibili”, afferma al quotidiano il tenente colonnello Viktor Pysanko, direttore sanitario e traumatologo.
Cos’è la “stanza dei russi”
Anche se vengono curati i soldati senza distinzione di bandiera, per evitare che scoppi il caos anche all’interno dell’ospedale, i feriti russi vengono tutti raggruppatti in quella che viene chiamata “la stanza dei russi”: le finestre sono senza inferriate, alcune guardie armate controllano che tutto proceda per il meglio. “Ci occupiamo di curarli e stabilizzarli, poi li affidiamo al ministero della Difesa e ai servizi segreti“. È logico che, una volta guariti, non saranno liberi di scorazzare in giro e tanti saluti, sono dei prigionieri di guerra a tutti gli effetti a cui spettano interrogatori e carcere. Visto che non hanno nulla da perdere, ecco che dalla loro bocca esce qualsiasi tipo di minaccia e cattiveria. Un combattente russo 18enne, con una gamba squarciata, è stato preso in cura da una volontaria ucraina, Oksana Korchynska, che lo ha seguito durante la convalescenza dopo l’operazione.
“Siete il male”
Oksana racconta che nella zona di combattimento del soldato russo, tante donne con i figli sono state colpite a morte. Neanche in quel momento c’è stato un minimo rimorso, o ripensamento. “E allora? Qual è il problema?“, ha domandato ironicamente e con aria di sfida alla volontaria. “Anche i bambini sono nazisti. Siamo venuti qui perché siete il male e vi dobbiamo eliminare tutti“, ha aggiunto. Il male della società è l’ignoranza, da sempre. Quando la dottoressa gli ha chiesto cosa fosse il nazismo e quali sono le sue caratteristiche, il 18enne è stato zitto. Non ha saputo rispondere. Però ha dato del nazisti ai bambini. “Il nostro chirurgo gli aveva salvato la gamba e lui balbettava concetti atroci come uno zombie. Ho pensato che era sotto l’effetto di droghe, non riuscivo a credere a ciò che stavo sentendo“, aggiunge Oksana. Le analisi al sangue dimostreranno poi come il 18enne fosse in piena salute.
Un’altra situazione paradossale si è verificata quando un altro giovane, 22 anni, credeva di trovarsi in Ucraina per uccidere l’esercito degli Stati Uniti, gliel’avevano detto i suoi superiori. Il sottotenente Pysanko, che lo aveva in custodia, gli ha domandato dove avesse visto i militari americani in Ucraina ma la risposta è stata tipo quella di un automa: “Sono qui per annientare gli Stati Uniti“. Poi, sorpreso di ricevere le cure, ha chiesto al dottopre per quale motivo fosse stato salvato. “Sono sorpreso“. Ecco tutto il disagio, in queste quattro frasi tra il 22enne russo e il dottore. “Nessuno ha mai esitato a curare un soldato russo“, conclude orgogliosamente Pysanko. “Ma se avessero dubitato, avrei compreso“.