Morto Lino Capolicchio, attore feticcio de «La casa delle finestre che ridono»
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A 78 anni se ne va un protagonista della cinematografia italiana anni Settanta. Tra «Il giardino dei Finzi Contini» e il lungo sodalizio con Pupi Avati
di Francesco Prisco
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L’arte e il botteghino, i film d’autore e quelli di genere, lo sperimentalismo e il mestiere: il cinema italiano degli anni d’oro di Cinecittà oscillava tra questi due estremi che, per paradosso, finivano per combaciare. Vuoi perché, senza horror e poliziotteschi che riempivano le sale, non ci sarebbero stati gli Otto e mezzo e i Blow up. Vuoi perché, spesso e volentieri, i protagonisti di questi due mondi erano gli stessi. Come nel caso di Lino Capolicchio, morto a Roma nella serata di martedì 2 maggio a 78 anni: attore feticcio di Pupi Avati, protagonista de La casa delle finestre che ridono, ma anche allievo di Giorgio Strehler e interprete del Giardino dei Finzi-Contini che valse a Vittorio De Sica un Oscar.
Altoatesino di nascita e torinese di formazione, si era trasferito in giovane età a Roma, quando Roma era tutto quanto il mondo per chiunque in Italia volesse provare a lavorare nel teatro e nel cinema. E Lino, che a Torino aveva fatto le prime esperienze teatrali con Massimo Scaglione, nella Capitale arriva per seguire le lezioni dell’Accademia nazionale d’Arte drammatica «Silvio D’Amico». È stato uno dei protagonisti della stagione dello sperimentalismo e della militanza del cinema italiano degli anni Settanta. Gli esordi professionali li compie presso il Piccolo Teatro di Milano nella compagnia di Giorgio Strehler. Tra i suoi film più importanti Metti una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi, Il giovane normale di Dino Risi e il film premio Oscar di Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini, con il quale vince il David di Donatello. È soprattutto attore feticcio di Pupi Avati, con il quale lavora come protagonista nell’horror La casa dalle finestre che ridono.