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Marmolada: ‘Mai tornati a casa’, lo strazio delle famiglie dei dispersi

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La speranza da una parte e la consapevolezza dall’altra. La speranza di chi fino all’ultimo crede, spera, immagina che sia solo un brutto incubo e tutto finirà. Si spera in un telefonino che improvvisamente si metta a squillare o che l’auto parcheggiata nello spiazzale che porta ai sentieri non sia quella del figlio, del fratello, di una delle persone amate e considerate ‘disperse’. E’ uno strazio silenzioso, una lacerazione che si fa sempre più evidente con il passare delle ore, dei minuti. Momenti che i parenti delle persone ancora non ufficialmente diventate vittime scandiscono con i loro ricordi. Ad oltre 24 ore dalla tragedia sulla Marmolada, il quadro delle vittime e delle persone che ancora non si trovano appare via via più chiaro. I parenti e le famiglie degli scomparsi, che avevano mantenuto la speranza, per quanto flebile, hanno dovuto rassegnarsi: i loro cari non torneranno più a casa. Il cedimento del seracco sommitale della Regina delle Dolomiti li ha portati via per sempre.

“Sono venuti sia parenti delle vittime che dei dispersi. Da domenica sono arrivate diverse decine di telefonate che vengono vagliate con attenzione. Alcune situazioni si sono risolte autonomamente. Le altre sono parte di un fascicolo in fase di elaborazione. Le richieste vengono analizzate e verificate alla ricerca del “filo” che lega tutte le situazioni”, racconta Walter Milan, del Soccorso Alpino nazionale. Come lo strazio dei genitori di Emanuela e Gianfranco che si sono presentati alla sede del Soccorso alpino con la speranza nel cuore: “Io cerco mia figlia e loro il figlio, compagni di vita. Erano arrivati ieri per fare la cordata sulla Marmolada. Non sappiamo niente e sabato è l’ultima volta che li abbiamo sentiti. Erano esperti e avevano anche la guida, non sono sprovveduti. Ma è stata la valanga. Hanno fatto anche corsi. Sono bravissimi. Spero sono”, dice la signora con le lacrime agli occhi, utilizzando il tempo presente. Gianfranco ed Emanuela, 36 e 33 anni, lui di Montebelluna e lei di Bassano del Grappa, erano arrivati a Canazei domenica mattina per salire sulla Marmolada. Speranza ormai flebile anche per i parenti di Davide Miotti, 51 anni – sarebbe tra le 6 vittime riconosciute – e la moglie Erica Campagnolo, che era in cordata con lui, e risulta tra i dispersi sul ghiacciaio. A volte però la speranza vince e il numero deio dsipersi scende. Un escursionista austriaco che figurava nella lista è stato infatti contattato dalle autorità consolari austriache e ha dato sue notizie: dopo essere stato rintracciati i dispersi ufficiali sono scesi a 13. Dieci dispersi sono di nazionalità italiana e tre di nazionalità ceca. Le autorità stanno ancora accertando la proprietà di quattro delle 16 auto parcheggiate nei pressi dei sentieri che portano al ghiacciaio: hanno tutte targhe straniere (una tedesca, due ceche e una ungherese). Nessuno è andato ancora a prenderle.



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