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Marmolada, dolore e rabbia tra i parenti delle vittime. “Non dovevano lasciarli salire”

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“Mio fratello è una guida alpina preparata. Una persona scrupolosa. Come famiglie di Erica e Davide vogliamo sapere, esiste un’istituzione centrale che avesse monitorato la situazione di pericolo del ghiacciaio? Non da ieri ma da settimane, da mesi. Perché questo caldo poteva avere conseguenze negative sulla sicurezza di tutti, degli scalatori ma anche dei cittadini che hanno avuto accesso a quei luoghi”.
Luca Miotti, 52 anni, è il fratello maggiore di Davide, 51enne, guida alpina di Tezze sul Brenta (Vicenza), tra i 5 dispersi della Marmolada con la moglie Erica Campagnaro, sei anni meno di lui. Ne parla al presente ma nel cuore sa che non torneranno a casa.
Il conto della tragedia di domenica 3 luglio sgomenta: 7 vittime accertate, 5 dispersi. Il numero di chi non si trovava all’inizio era doppio. Poi gli accertamenti hanno permesso di aggiornare l’elenco con chi invece era in salvo, altrove.
Luca Miotti mette in fila domande. Annuncia: “Con il nostro avvocato, Massino Simonini, stiamo cercando di costituire un comitato, che coinvolga le altre famiglie e cerchi risposte”.
E sono gli stessi interrogativi strazianti di Debora, sorella di Erica. “Perché nessuno ha diramato un avviso sabato, che c’era l’acqua che scorreva sotto il ghiacciaio? Perché non hanno fermato le persone? Perché le hanno lasciate andare? Se c’è una responsabilità, andremo fino in fondo”.
Michela Cassano, moglie di Luca Miotti, si chiede: “Ho visto l’allerta gialla valanghe diramata per il 4 luglio. Perché quel giorno non c’era? Se ci fosse stata, mio cognato non si sarebbe mai e poi mai messo in moto. So bene che distacco e valanga sono due cose diverse. Ma entrambe hanno come denominatore comune le condizioni climatiche. Non solo del giorno stesso ma anche di quelli precedenti. Noi non abbiamo un colpevole in testa, noi vogliamo …

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