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L’urlo di centomila riunisce il pop contro la violenza

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In effetti Elisa ha ragione: «Ci sono eventi che vanno oltre la musica». Poco più in là, qui a Campovolo a due passi da Reggio Emilia, ci sono centomila persone che aspettano il «più grande evento di sempre» contro la violenza di genere. Si intitola Una. Nessuna. Centomila. che per quattro ore dalle 19.30 ieri sera ha portato sul palco nell’ordine Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna Nannini e Laura Pausini, tutte insieme per unire «le nostre e le vostre voci contro la violenza sulle donne».

Oggettivamente un evento che è andato oltre la musica se non altro per il colossale riflesso che ha invaso media e social. E che questa adunata fosse fuori dall’ordinario s’è capito subito quando Mannoia è arrivata sul palco ancora illuminato dal sole e ha iniziato Sally di Vasco Rossi. Un incrocio di sensibilità, un crossover di identità, un manifesto chiaro di un concerto che una volta tanto si è distaccato dalla tipica ritualità festosa del pop per diventare un manifesto senza retorica. Nel 2021 sono state uccise solo in Italia 118 donne e quest’anno sono già più di venti, a conferma di una guerra continua, sotterranea o evidente e comunque sanguinosa, che poi scorre via inesorabile come il flusso del Gange. Lo sanno queste centomila persone, tutte con un foglietto rosso che sventola insistente. «Duecentomila braccia alzate», ha detto lei filmandole con il cellulare prima di cantare Generale con Caparezza.

Ogni artista donna ha chiamato un artista uomo. Con Emma sempre più colorita nella voce è arrivato l’ormai irresistibile Brunori Sas, forse un po’ smagrito ma, accidenti!, bella coppia la loro, sul palco funziona e magari potrebbe avere un futuro. «È il tramonto più bello della mia vita», ha detto prima di iniziare L’amore non mi basta e poi interrompere il concerto per aiutare un fan in difficoltà sotto al palco. Pubblico ammirato. Idem per Alessandra Amoroso che ha voluto Diodato per Canzone Inutile e Fai rumore: «Perché no, magari faremo qualcosa insieme», avevano spiegato dopo aver canticchiato in sala stampa qualche strofa di Fai rumore. E se Giorgia con i Sottotono ha certificato la propria forte matrice black in Mastroianni e nella cover di Bob Marley Turn your lights down low, Elisa si è subito presa una boccata di anni Ottanta con Tommaso Paradiso in Da sola in the night e Non avere paura, prima di far convivere le proprie due identità musicali (italiana e inglese) negli altri otto brani, dalla nuova Litoranea fino a A modo tuo, scritta da Ligabue che abita poco distante. Elisa e Ligabue, un altro crossover simbolico.

Poco prima di salire sul palco, Gianna Nannini girava con una tshirt che esibiva la frase di Simone de Beauvoir: «La femminilità, una trappola». «Va bene per me, che non sto da nessuna parte», ha sorriso preparandosi al set più potente e mica c’è da sorprendersi: L’aria sta finendo, Fotoromanza, Motivo e Come nelle canzoni (entrambe con Coez), America e via elencando fino a Sei nell’anima e Meravigliosa creatura. Dopotutto, signore e signori, è la più rock di tutte anche adesso che sta per compiere 68 anni. Come non dimostrarli.

Infine è arrivata lei, Laura Pausini che ha cantato dal vivo pochi giorni dopo il raduno con il suo fan club. La sua è stata una parata di interventi (dal contributo di Roberto Bolle a quello di Alessandro Cattelan fino a Luca Argentero che legge Shakespeare) e anche una sventola di entusiasmo perché la Pausini sul palco è la sublimazione della positività. «Tante volte mi è capitato di comunicare con fan vittime di violenza. Una di Torino aveva il mio cellulare e mi scriveva quando era in pericolo, varie volte le ho mandato la polizia». Un concerto dritto filato, il suo, da Invece no passando per Resta in ascolto, Come se non fosse mai stato amore, Tra te e il mare, Frasi a metà, Scatola, Più bella cosa (con un rinato Eros Ramazzotti), Io sì e Simili. E il pubblico pulsava all’unisono, mica così facile sapete? «A furia di social stiamo diventando solo robot» aveva detto poco prima di entrare in scena. «Finché non hai qualcuno a tuo fianco che te lo racconta o non l’hai vissuta direttamente, sai che è una cosa grave ma non ti sembra così sconvolgente, questo concerto farà rumore», ha detto lei centrando la vera ragione del perché tutte le ingiustizie spesso sembrano lontane finché non ce le ritroviamo timbrate sulla pelle. Parole forti. Parole di fronte alle quali passa in secondo piano l’attesa del nuovo disco e del nuovo tour anche se «il prossimo anno faccio 30 anni di carriera e sarei proprio una str… se non li celebrassi a dovere» ha sorriso prima di concentrarsi per lo show.

Tra l’altro Una. Nessuna. Centomila ha già raggiunto l’obiettivo. A fronte di un incasso di oltre 5 milioni e 570mila euro, grazie alla sinergia tra Friend & Partners e Vivo Concerti circa due milioni hanno già raggiunto lo scopo: «228.570 euro hanno raggiunto sette centri antiviolenza, ai quali si aggiungono altri 200mila donati al centro antiviolenza Cadmi e 200mila alla Fondazione Pangea per il progetto Emergenza Afghanistan», ha detto Ferdinando Salzano di Friends & Partners giusto qualche minuto prima che si accendessero i watt. «Questa non sarà l’unica volta, ci saranno altri concerti del genere», ha garantito poco prima Mannoia con un entusiasmo che poi il palco ha confermato fino in fondo. Chapeau.

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