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L’omaggio minore e il messaggio dello Zar

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2 Settembre 2022 – 06:00




Visita-lampo al feretro in un anonimo salone. Per “cancellare” Gorby




L'omaggio minore e il messaggio dello Zar









Un anonimo salone, grigio e spoglio, quello dell’ospedale centrale di Mosca, la camminata particolare e un po’ impacciata di Vladimir Putin (per gli americani è il gunslinger gait, il passo del pistolero, e sul perchè Putin cammini così sono stati scritti libri), un mazzo di fiori e pochi istanti di raccoglimento. Tutto qui. Le immagini diffuse dai canali ufficiali sull’omaggio del leader del Cremlino a Mikhail Gorbaciov sono un simbolo potente. Specie se si confrontano con altri decessi illustri.

Nell’aprile scorso, alla morte dell’ultranazionalista Vladimir Zirinovskij, l’uomo che aveva proposto di buttare un’atomica su Kiev, Putin decise di dare un’immagine diversa. Rese omaggio al defunto quando la bara era nel Salone delle colonne della Casa dei sindacati, il luogo sacro dei funerali di Stato, da Stalin in poi: un trionfo di architettura classica decorato di velluti e pieno di debordanti corone di fiori. Ancora più stridente il contrasto con i funerali del successore di Gorbaciov, Boris Eltsin nel 2007: Putin era in prima fila nella Cattedrale di Cristo Salvatore, la cerimonia venne trasmessa in diretta dai principali canali televisivi, nel Paese fu proclamato un giorno di lutto nazionale.

Per il potere russo i funerali hanno sempre contato parecchio. Come dimostra la stessa carriera di Gorbaciov. I Cremlinologi dell’epoca capirono che era destinato a diventare il numero uno quando fu nominato presidente della Commissione incaricata di organizzare le esequie del suo predecessore, Kostantin Chernenko.

A Gorby è stata risparmiata la sorte riservata a Nikita Krushev, ultimo leader morto in disgrazia nel 1971: la bara trasportata al cimitero nel cassone di un camion e a seguirla un vecchio autobus riservato ai parenti.

Al premio Nobel della Pace è stata concessa la celebrazione nella casa dei Sindacati e il picchetto d’onore. Il meno possibile. Perchè i rapporti tra la Russia del potere e quella di Gorbaciov sono all’insegna della rimozione e dell’inconciliabilità.

Nell’ultimo libro in uscita (e di cui ieri il Giornale ha pubblicato un estratto), Gorbaciov parla di «Europa come casa comune», pur sottolineandone gli errori e le ambiguità. Per Putin e i suoi, i valori di quell’Europa non sono più politicamente presentabili. Il futuro della Russia, per la sua attuale dirigenza, è in una triade lontana: autocrazia, nazionalismo e ortodossia. Nulla a che fare con quell’ingenuo di Gorbaciov e con la sua deplorevole infatuazione per l’Occidente. Centinaia di migliaia di russi che la pensavano come lui sono scappati negli ultimi mesi oltre frontiera. Quanto alla Russia ufficiale l’opinione più sincera l’ha espressa Igor Korotchenko, analista di cose militari, presenza fissa nei più importanti talk show russi. «Gorbaciov? – ha detto- se ne vada pure all’inferno».

























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