Liberata Ebla, la città millenaria devastata dalla guerra in Siria

di Paolo Conti

Le milizie irregolari di Al Qaeda avevano scavato trincee tra le rovine dei templi e mura millenarie. Ora Damasco ne ha ripreso possesso. L’archeologo italiano Matthiae che aveva scoperto il sito: «Torneremo a scavare dopo 12 anni, servono fondi»

L’antica Ebla torna finalmente ad essere un cantiere di scavo e di ricerca. Lo ha annunciato all’Ansa il grande archeologo Paolo Matthiae, classe 1940, considerato universalmente lo scopritore dell’antica città del Bronzo Antico (Metà del Terzo Millennio avanti Cristo) a circa 60 chilometri a sud-ovest di Aleppo, nella Siria meridionale. Il Parco Archeologico di Ebla è stato liberato dal governo di Damasco, in Siria, dopo anni di occupazione da parte delle truppe irregolari di al-Qaeda.

La scoperta

L’area ora potrà essere messa in sicurezza per riprendere le ricerche di una delle più importanti scoperte archeologiche della seconda metà del ‘900. Matthiae ha lavorato negli scavi di Tell Mardikh, Tell Afis ei Tell Fray dal 1963 al 2010, quando ha dovuto interrompere proprio per la guerra civile siriana. 47 anni di lavoro ininterrotto e straordinariamente ricco di risultati. Tra pochi giorni, ha annunciato l’archeologo a Naxos – ricevendo un premio per la Comunicazione dell’Antico, un progetto del Parco Naxos in collaborazione con Naxoslegge – alcuni esponenti della Missione italiana torneranno per la prima volta dal 2010 nel sito a Tell Mardikh, 55 chilometri a sud di Aleppo, per mettere in sicurezza il frutto di 47 anni di scavi e riprendere il lavoro là dove ci si era interrotti ormai 12 anni fa.

L’appello

Ma il grande studioso ha anche lanciato un appello molto chiaro al governo italiano: «Per il ripristino dei cantieri serviranno almeno tre anni, ma anche fondi adeguati. Chiediamo tutti gli stanziamenti necessari». I referenti sono ovviamente il ministero degli Affari Esteri ma anche l’università romana della Sapienza – Roma 1. A Ebla, ha raccontato Matthiae all’Ansa, lo scempio è cominciato nel 2014, quando i miliziani di al-Qaeda si sono impadroniti del parco devastandolo con tunnel, trincee e casermette «che hanno sconvolto il terreno archeologico, soprattutto nella Città Bassa del grande centro urbano antico costruito tra il 2500 e il 1600 avanti Cristo. La notizia buona è che il parco non è mai stato bombardato. Si tratta di un sito archeologico che ha ancora molto da offrire….Abbiamo la certezza che almeno alcune tavolette sono state trafugate o distrutte…La cosa più importante è che dopo tanti anni di silenzio e distruzioni, per Ebla sta iniziando la rinascita».

La rinascita

Nei casi di trafugamento, qualcosa si potrà forse ritrovare, magari sul mercato clandestino e illegale, grazie alle schede anche fotografiche. A giorni Frances Pinnock e Davide Nadali, i due professori della Sapienza che guidano la missione insieme a Matthiae, saranno sul posto e cominceranno a studiare i materiali messi in salvo nel Museo di Hama. La prospettiva è riaprire quanto prima il vero e proprio cantiere di scavo che, in passato, occupava fino a 120 operai locali oltre al personale scientifico in arrivo dall’Italia. Si tratta di una città distrutta e rinata per tre volte in 900 anni. Le mura abbracciavano un perimetro di 50 ettari con palazzi, templi, tombe, fortificazioni Un’estensione non diversa da quella di Pompei, che ovviamente sarebbe stata fondata molti secoli dopo. Il lavoro di Matthiae è stato divulgato già nel 1977 con il saggio Einaudi «Ebla/ Un impero ritrovato» e successivamente, per i tipi di Laterza, con «I tesori di Ebla».

3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 14:38)

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