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Lello Liguori, il «re delle notti» di Milano compie 87 anni all’ospizio: «So i segreti di tutti»

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di Andrea Galli

Guidò il mitico «Covo di Nord-Est» di Santa Margherita, a Milano gestì in contemporanea undici locali. Una vita senza mai dormire, 4 mogli, 11 figli. I ricordi, da Turatello e Vallanzasca a Beppe Grillo (che lanciò) fino a Bettino Craxi

«Un po’ mi annoio. Per fortuna non sono in camera da solo, con me c’è un colonnello della Marina, di Taranto». E che fate, di cosa parlate? «Niente, quello dorme sempre». Lui no. Lui mai. Lui è Lello Liguori, l’unico, originale e assoluto «re delle notti», definizione cui non servono aggiunte: guidò il mitico «Covo di Nord-Est» di Santa Margherita dove si esibirono i più grandi (da Sinatra a Stevie Wonder, da Chet Baker a Mina), mentre a Milano gestì «in contemporanea undici locali» e se ne capisce che, «dovendo stare dietro a tutti e dovendo correre attraverso la città, ecco, mi concedevo appena cinque minuti di riposo, ma in piedi, come i cavalli». Adesso siamo sempre a Milano, domenica, afa amazzonica, periferia, una di quelle malate croniche fra degrado e abbandono e dolente umanità; l’ospizio perfino stona col contorno, ordinato e pulito com’è, tacendo della contagiosa gioia di vivere del personale in maggioranza femminile e sudamericano.


Ebbene, Liguori compie gli anni. Sono 87. Elegante e magro, bel portamento. Avevamo chiamato in mattinata domandando se si potesse incontrarlo; nel pretendere da noi l’orario esatto per ragioni di Covid, dalla reception dell’ospizio avevano risposto di no a un secondo interrogativo. Interrogativo fisiologico: non è che avrà altre visite e disturbiamo, insomma è una giornata speciale… «Nessuno in agenda». Liguori arriva da quattro matrimoni che hanno generato undici figli: dunque, senza offendere e premesso che sono affari vostri: ma dove sono tutti e tutte? «In settimana delle figlie mi hanno portato una torta di cioccolato. Stia tranquillo: sì, non mi piace campare in ’sto posto; sì, i figli insistono, vorrebbero andassi a stare da loro, giuro… Però non mi va di pesare, di trasformarli in badanti. Lasciamo perdere. Tanto prima o poi, sicuro, me ne vado. Ho il mio appartamento in piazzale Baracca, mi rifugerò là. Con la mia attuale fidanzata. Quarant’anni, brasiliana. Qualcuno dice che ho avuto mille relazioni sentimentali. Sbagliato: sono state cento. Senza vantarmi, ho praticamente fatto qualsiasi azione si possa fare in un’esistenza».

Dopodiché, di Beppe Grillo, che Liguori lanciò e del quale non condivide l’esperienza politica, il diretto interessato preferisce non parlare. L’annoiano il ricordo di epocali mosse rivoluzionarie tipo quando portò sul palco un gruppo di travestiti e il pubblico bigotto si scandalizzò, pur lasciando durare l’imbarazzo un attimo ché deflagrarono eccitazione e dipendenza, si sfasciarono matrimoni e sorsero appassionate storie di sesso dei travestiti con donne e dei travestiti con uomini. Annoiano Liguori anche le curiosità inerenti la trasversale e infinita rete di relazioni. Per esempio, la mala milanese, che giocoforza (non è i balordi non si divertano, anzi) frequentò i suoi locali. Sicché, signor Lello, fra tutti chi? «Turatello». E com’era? «Retorico discutere delle sue malefatte eccetera eccetera. Era uno intelligente. Altro non c’è da aggiungere. L’intelligenza è il massimo dono. Se ce l’hai, il resto viene di conseguenza, o può benissimo anche non venire». Altri? «Vallanzasca gettò un sacco pieno di bombe dentro una bisca. Momenti difficili, senonché era un avvertimento, le bombe non esplosero». La bisca era sua? «Ma no. Ci stavo giocando a poker».

Del pokerista, quello vero, non da tastiera, Lello Liguori esibisce la morbida postura, la gestualità azzerata, il governo dell’attesa e dei tempi morti, la forza della memoria avendo egli in aggiunta la capacità di certi investigatori: immagazzina frammenti della conversazione come se non gli interessassero, per proporli a sorpresa e a distanza sondando la reazione dell’interlocutore. Non ha arie da divo, pur se gli altri ospiti in parte lo venerano e in parte gli saettano contro occhiate invidiose. A proposito di certe mosse da sbirro: per sua ammissione, il signor Lello condivise lunghi momenti col commissario Ettore Filippi, gran poliziotto sottovalutato dai superiori, esperto di terrorismo. Inutile insistere: quali furono gli argomenti delle discussioni, non lo sapremo mai.

Amico di Liguori fu Bettino Craxi, che gli commissionò una mediazione per liberare Aldo Moro. Il signor Lello tentò con i terroristi detenuti nel carcere di Cuneo, senza successo. Eppure rimpianti non ne ha, inteso in senso generale. Dell’odierna Italia nulla gli frega, della Milano contemporanea men che meno. Molteplici editori l’hanno pregato di stendere un’autobiografia, promettendo cifre folli. Invano. «Non è una roba di denaro. Il fatto è il seguente: se davvero, ma proprio davvero, io raccontassi soltanto una minima percentuale, scoppierebbero casini epocali a catena: conosco i segreti di tanti, molti, tutti. Quanto ai soldi, tengo un gruzzoletto, custodito dalla segreteria. Mi piace dare il denaro gratis». Cioè regalarlo? «Non lo regalo: distribuisco senza pretendere restituzioni. I beneficiari si comprano merendine e sigarette, magari della birra, e sono felici. Io non ho bisogno di nulla. Se non di andarmene da ’sto posto».

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7 giugno 2022 (modifica il 7 giugno 2022 | 10:28)

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