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Le finali della NBA, da stanotte

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Nella storia del basket NBA la rivalità che ha definito più a lungo il campionato è stata quella tra Los Angeles Lakers e Boston Celtics, due squadre da sempre molto diverse – così come sono diverse le loro città – capaci di vincere 34 titoli complessivi in 75 anni. Lakers e Celtics non si ritrovano alle finali dal 2010 e non lo faranno neanche quest’anno, visto che i primi non hanno nemmeno raggiunto i playoff. I Celtics però ci sono tornati, dodici anni dopo l’ultima volta, e al posto dei Lakers troveranno i Golden State Warriors, la squadra che sotto molti aspetti ha preso il posto degli storici rivali in quest’ultimo decennio.

I Warriors sono californiani come i Lakers, ma di San Francisco e non di Los Angeles, quindi più a nord lungo la costa pacifica. I colori sono simili, con il giallo in comune e il blu al posto del viola. Come i Lakers degli anni Ottanta, si trovano nel miglior momento della loro storia: con queste sono a sei finali in otto anni, come i Chicago Bulls di Michael Jordan – che però seppero vincerle tutte – e una in meno di quelle che proprio i Lakers di Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar giocarono negli anni Ottanta (ne vinsero cinque).

Se riuscisse a vincere le finali di quest’anno, Golden State arriverebbe a quattro vittorie nelle ultime sei partecipazioni. Boston, invece, che di titoli ne ha diciassette, supererebbe i Lakers come squadra più titolata nella storia del campionato. I percorsi che hanno riportato fin qui le due squadre finaliste, rispettivamente dopo tre e dodici anni, possono sembrare molto diversi nei loro andamenti, ma nascono in modo simile.

Le ultime fortune di Golden State sono state costruite attorno a tre giocatori in particolare. Stephen Curry venne selezionato al draft del 2009 e a Golden State è diventato uno dei giocatori più forti e conosciuti della sua generazione. Klay Thompson lo raggiunse l’anno successivo, sempre passando dal draft, così come Draymond Green, in squadra fin dal 2012.

Lo stesso si può dire dei tre giocatori chiave di Boston, anche se arrivati in tempi più recenti. Marcus Smart – eletto miglior difensore della stagione in corso – fu scelto da Boston al draft del 2014, rispettivamente due e tre anni prima di Jaylen Brown e Jayson Tatum, i due giocatori offensivi di riferimento di questi Celtics.

Oltre a questi sei giocatori, che rappresentano i valori aggiunti delle due squadre, entrambe sono costituite da gruppi di otto giocatori selezionati dal basket universitario e rimasti lì da allora. Questi due gruppi sono stati poi “aggiustati” da varie operazioni di mercato che li hanno fatti diventare i migliori a Ovest e a Est.

Per Golden State i rinforzi hanno i nomi di Andrew Wiggins (scambiato due anni fa con Minnesota), Gary Payton II, Otto Porter Jr., il serbo Nemanja Bjelica e Andre Iguodala, tornato in squadra dopo averla lasciata una prima volta tre anni fa. Per Boston i rinforzi sono stati invece Al Horford (anche lui tornato in squadra dopo tre stagioni passate altrove), Derrick White e il tedesco Daniel Theis.

In questo modo Boston è diventata la miglior squadra del campionato in questi ultimi mesi del 2022, riuscendo a eliminare ai playoff tre delle squadre più quotate ad inizio stagione: Brooklyn, Milwaukee e Miami. Golden State è stata fra le migliori fin dall’inizio della stagione regolare e ai playoff ha mantenuto un percorso netto, seppur contro avversarie alla portata.

Da stanotte inizieranno a giocarsi il titolo nelle finali più attese da alcuni anni a questa parte, per il livello dei giocatori in campo e per il ritorno dei palazzetti alla massima capienza dopo le ultime due edizioni, disputate prima nella “bolla” di Orlando e poi a capienza limitata. Le prime due gare si giocano a San Francisco questa notte e tra domenica e lunedì. Per le altre due si andrà a Boston, la notte del 9 e dell’11 giugno.

– Leggi anche: Il declino della squadra di “Moneyball”

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