Le app e gli account TikTok per trovare i bagni nelle città

Negli ultimi anni in vari paesi del mondo sono stati creati profili sui social network e app fatte apposta per trovare i bagni pubblici: sono diventati piuttosto popolari perché hanno risposto a un’esigenza diffusa nelle città.

A chiunque abbia trascorso qualche ora in giro per una qualsiasi città sarà capitato almeno una volta di dover pagare una consumazione in un bar o in un locale semplicemente per poter chiedere di usare il bagno. Oppure di entrare in un negozio e chiedere se fosse possibile usare quello al suo interno, per sentirsi spesso dire che è riservato ai dipendenti, o semplicemente che non c’è.

In molte città i bagni pubblici sono considerati troppo pochi rispetto alle esigenze delle tante persone che in quella città vivono e circolano ogni giorno. Altre volte i bagni pubblici sono semplicemente difficili da trovare, a meno che non si sappia già dove sono, o perché li si è già usati o perché si conosce molto bene la città.

A New York, per esempio, secondo un rapporto fatto dall’architetto e urbanista Kevin Gurley e dall’analista di dati Boyeong Hong, il numero di bagni pubblici (circa un migliaio) non è mai aumentato sensibilmente negli ultimi 40 anni, nonostante la crescita della popolazione, creando una vera «crisi dei bagni pubblici». Ma è un problema sentito anche in altre città, e discusso come un reale disagio, anche in diverse città italiane.

Per risolvere questo problema, negli ultimi anni, molte persone hanno elaborato in modo autonomo una serie di strumenti per i quali sono stati molto utili i social network e la possibilità di creare delle app.

Tra le app, alcune di quelle fatte per trovare i bagni in città sono Flush, Toilet Finder o TripToilet (funzionano tutte e tre anche in Italia). Flush permette di localizzare la propria posizione e vedere tutti i bagni presenti nei paraggi, indicati con simboli sulla mappa. Sotto la mappa c’è l’elenco, e di fianco a ogni bagno è indicato se è a pagamento, per esempio, o se è accessibile alle persone con disabilità. Anche Toilet Finder permette di fare una cosa simile, indicando l’esatta distanza dal punto in cui ci si trova al bagno, e permette anche di lasciare una valutazione al servizio utilizzato; TripToilet, invece, è stata pensata appositamente per viaggiatori e turisti e permette di impostare una serie di filtri, per esempio per cercare un bagno in un tipo di luogo particolare in cui si vorrebbe andare.

Ma ce ne sono tante altre, alcune dedicate a una singola città in particolare (questa per esempio è specifica per Parigi, ed è a pagamento).

Sono state pensate app anche per chi ha esigenze specifiche e più urgenti di altre persone, come ad esempio le persone che soffrono di patologie o infiammazioni intestinali. Tempo fa la Crohn’s & Colitis Foundation, organizzazione non profit che si occupa di migliorare la vita dei pazienti affetti da patologie come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, ha creato l’app We Can’t Wait (non disponibile in Italia): l’app non permette solo a chi la usa di localizzare i bagni pubblici accessibili, ma anche quelli privati, per esempio di attività commerciali, a cui è possibile accedere in quanto malati.

Sul suo sito, la fondazione pubblicizza anche il movimento Open Restrooms Movement, che ha l’obiettivo di sensibilizzare su questo tema e prevede la possibilità di aderire sia per singole persone che per amministrazioni cittadine o attività commerciali.

Anche su TikTok, il social network per condividere brevi video, sono nate pagine che hanno l’obiettivo di segnalare i bagni accessibili all’interno delle città: il New York Times ha raccontato di un popolarissimo profilo creato da Teddy Siegel, studentessa al conservatorio Mannes School of Music di New York. L’account si chiama @got2gonyc e ha come immagine profilo un water aperto da cui emerge lo skyline di Manhattan.

Col suo account, Siegel pubblicizza i bagni pubblici di New York, facendo vedere dove sono e condividendo i codici di accesso dei bagni che hanno l’apertura regolata da un tastierino numerico: Siegel, tra l’altro, raccoglie anche le segnalazioni che le inviano altre persone. Ha più di 100mila follower e dice di ricevere centinaia di segnalazioni ogni settimana. In generale, con questo account, Siegel fa attivismo su questo tema, condividendo anche video delle occasioni pubbliche in cui le capita di parlare del problema.

Per trovare i bagni si può anche, semplicemente, usare l’app Mappe di Apple o Google Maps: digitando «bagno pubblico» o «bagni pubblici» nella barra di ricerca le app mostreranno sulla mappa quelli più vicini al punto in cui ci si trova, anche se non essendo un servizio generalista non tutti sono visibili come sulle app specializzate.

Nel tempo sono state create anche altre iniziative per rendere i bagni pubblici più visibili e per sensibilizzare su questo problema. Wansoo Im, docente al Meharry Medical College di Nashville, negli Stati Uniti, aveva per esempio creato una mappa digitale, la New York Restrooms, che come alcune delle app citate localizza i bagni e dice se sono o meno accessibili alle persone disabili.

Un’altra iniziativa è stata Facility Magazine, una rivista cartacea dedicata ai bagni, che ha sul suo sito un’intera lista di codici di accesso ai bagni – con gli indirizzi – accessibili a New York, divisi per quartiere.

Erin Sheehy, direttrice e cofondatrice della rivista, ha detto al New York Times che alcune persone potrebbero disapprovare la condivisione dei codici dei bagni, che altrimenti non sarebbero liberamente accessibili, sul sito della rivista, ma che spera che serva a sensibilizzare su questo tema importante.

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