Lavoro: nomadi digitali, una norma per attirare talenti dall’estero
Alti profili
Con l’approvazione del decreto Sostegni Ter arriva il permesso di soggiorno per lavoratori extra-Ue che svolgono attività «altamente qualificata» con strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto
29 marzo 2022
3′ di lettura
Con il decreto Sostegni ter alle categorie di lavoratori stranieri a cui può essere rilasciato il nulla osta al lavoro per casi particolari si aggiungono i “nomadi digitali” e lavoratori da remoto. Sono cittadini di un Paese extra-Ue che svolgono attività lavorativa altamente
qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto in via autonoma o per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano.
Permesso di soggiorno di un anno
A questi lavoratori è consentito l’ingresso in Italia al di fuori delle quote previste ogni anno dal decreto flussi: non sarà richiesto il nulla osta al lavoro e verrà rilasciato il permesso di soggiorno della durata di un anno a condizione che il titolare abbia la disponibilità di un’assicurazione sanitaria (a copertura di utti i rischi nel territorio nazionale) e che vengano rispettate le disposizioni di carattere fiscale e contributivo vigenti dell’ordinamento nazionale.
Tra i requisiti da definire il reddito minimo
Spetterà a un decreto interministeriale definire modalità e requisiti per il rilascio del permesso, comprese l’indicazione delle categorie di lavoratori altamente qualificati che possono beneficiare del permesso. Da stabilire anche i limiti minimi di reddito del richiedente e le modalità per la verifica dell’attività lavorativa da svolgere.
M5S: «Attraiamo talenti dall’estero»
«Con il permesso soggiorno “remote workers” attraiamo talenti dall’estero» hanno sottolineato i deputati del Movimento 5 stelle, Luca Carabetta e Anna Laura Orrico, che «grazie a un emendamento al decreto sostegni-ter approvato al Senato, accogliendo una nostra proposta, l’Italia sarà maggiormente in grado di attrarre talenti da Paesi esteri e a costo zero». In realtà sui costi nel dossier del Servizio studi della Camera si fa notare che mancano «dati ed elementi utili a valutare la potenziale ampiezza del fenomeno e l’eventuale impatto finanziario in termini di costi sociali e sanitari relativi a prestazioni per il cui godimento il presupposto è la residenza regolare sul territorio italiano».
A rivendicare la paternità della misura è anche la Lega che aveva presentato a sua volta un emendamnto poi recepito dal ministero dell’Economia in fase di conversione del decreto di sostegno per l’emergenza da Covid e per il contenimento dei prezzi nel settore elettrico.