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La vera retorica della campagna  «l’antifascismo ha stufato»

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MERCOLEDÌ 14 SETTEMBRE 2022

risponde Aldo Cazzullo


Caro Aldo,

puntuale come Equitalia è arrivato pure il suo pamphlet a unirsi al corollario di argomenti stantii, deja-vu, per rinfoltire la incredibile armata che in sincrono e perfetto ordine sparso proverà ad impallinare le convinzioni e i punti di forza del programma elettorale di Fratelli d’Italia. Come una rivisitazione sinistra de Il deserto dei Tartari, lei si accinge ad utilizzare, ad uso del popolo tutto, le caratterizzazioni ideologiche ancorché demagogiche che attraversano da quasi un secolo l’italico suolo, timoroso per un esito elettorale ineluttabilmente sul rettilineo d’arrivo che potrebbe fare sfracelli di tutti noi. Mi scusi, di tutti voi. Creda, nessun barbaro, nessun tartaro sul filo dell’orizzonte, solo un incommensurabile timore di smarrire privilegi innominabili. Faccia qualcosa di sinistra, girate il capo a destra. E riflettete.

Paolo Volpari

Caro Paolo,

E’ vero che questa campagna elettorale è segnata da una retorica. Ma non è la retorica di cui parla lei. È esattamente quella contraria: che palle ‘sto antifascismo, l’antifascismo ha rotto le scatole, i problemi della gente sono ben altri, parliamo di bollette… Ovviamente, il 25 settembre non si sceglie tra fascismo e antifascismo. Non c’è nessun pericolo fascista in Italia. Le preoccupazioni degli italiani sono ben altre. E la questione delle bollette e in genere dei prezzi, come sul Corriere ci stiamo dicendo da mesi, è la più importante. Tuttavia, se un elettore su quattro o (quasi) su tre si accinge a mettere la croce sullo storico simbolo del neofascismo e del postfascismo italiano, la Fiamma tricolore, e se avrà la maggioranza assoluta una coalizione che non si può ovviamente definire fascista ma neppure antifascista, all’evidenza esiste in Italia una questione di memoria storica di un certo interesse. La netta maggioranza degli italiani non sa o non ricorda o non è interessata a sapere che l’Italia ha inventato il fascismo e l’ha esportato nel mondo. E ovunque il fascismo è andato al potere ha significato bastonate e galera per gli oppositori, polizia politica e tribunali speciali, razzismo dichiarato, sottomissione della donna all’uomo, campi di concentramento — 40 mila morti in Libia negli anni ‘30: qualcuno lo ricorda? — e guerre nazionaliste. Un lettore mi scrive: e allora Stalin? Non ho il minimo imbarazzo a ribadire che il comunismo fu una tragedia e Stalin un criminale. Noi però abbiamo avuto il fascismo. E l’antifascismo dovrebbe essere un apriori, un valore condiviso, un patrimonio della nazione — si pensi ai tredici carabinieri trucidati alle Ardeatine, agli alpini che fondarono le prime bande partigiane, ai 600 mila internati militari in Germania che preferirono restare nei lager piuttosto che combattere per Hitler — e non di una fazione. L’antifascismo non è una cosa rossa.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Io, perseguitato dalla Tari per una casa disabitata»

La casa milanese dei miei genitori è passata a me e a mio fratello. L’abbiamo affittata a una famiglia inglese, ma poi, tra Brexit e Covid, gli inquilini sono tornati in patria e la casa è rimasta vuota. Mando subito una Pec al Comune per chiedere l’esenzione Tari. Allego la cessazione del contratto e moduli. Mi sembra di essere stato preciso. Errore. Dopo 5 mesi il comune mi risponde che, per regolamento, bisogna continuare a pagare la tassa se nella casa è attivo un contratto per luce o gas. Rispondo: la casa è disabitata, ma abbiamo riattivato il contratto luce perché abbiamo le tapparelle elettriche e i potenziali inquilini si ostinano a non gradire le visite «a torcia elettrica». Passano i mesi, nessuna risposta. Sono tranquillo. Poi nell’aprile 2022, arriva a casa il bollettino Tari 2021 per la casa disabitata. Scopro che il numero dei componenti dell’inesistente nucleo è pari a 2. Riparte un’altra Pec: «Perché una casa vuota deve pagare come fosse abitata da due persone?». Dopo due mesi la risposta: «Per regolamento le case disabitate hanno 2 abitanti». Cerco il regolamento: sulle tapparelle elettriche, il regolamento dice che l’attivazione del servizio di erogazione elettrica, costituisce presunzione semplice dell’occupazione dell’immobile. In pratica se io, il portinaio o i vicini confermiamo che la casa è vuota, allora la presunzione semplice cade e l’immobile non può essere considerato abitato. Ora sono ancora qui a scambiarmi Pec con il Comune ma intanto, con Houllebecq, traggo una conclusione: «Dal punto di vista dell’amministrazione, un buon amministrato è un amministrato morto».

Achille Poretta


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MARTEDI – IL CURRICULUM

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

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GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

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