La storia di Sara, un inferno di abusi vissuto due volte. Il suo libro diventa un film
Dalla luce che emana non penseresti mai che nella sua vita ci sia stato tanto buio: abusi sessuali quando era bambina, violenze da giovane sposa, anni di privazione degli affetti come punizione per essersi infine sottratta alle torture fisiche e psicologiche.
Quando parliamo di donne vittime di abusi fisici e psicologici sembrano solo numeri, solo cronaca, ma Sara, come le altre, è una persona vera. Osservi i suoi occhi dolcissimi, la sua mente fervida, il suo cuore aperto agli altri, quella rara capacità di suscitare emozioni con versi e racconti, e ti chiedi dove siano il cinismo e il rancore che ti aspetteresti. Ha vissuto un doppio inferno inflitto dalle persone care e per tanto tempo ha dovuto fare a meno degli affetti più importanti per la sua volontà di uscire dalla situazione di violenze con una forza straordinaria che ha costruito giorno per giorno, lottando. Perché la forza interiore non arriva come se fosse una fortuna che quasi compensa il male ricevuto, ma è un merito.
E’ la stessa Sara a raccontare il suo calvario nel libro Era mio padre, in modo scarno, quasi come non la coinvolgesse, tranne quando chiede perché chi avrebbe dovuto amarla e proteggerla si sia convertito nel suo carnefice. E dà una stretta al cuore quella innocenza violata, quella vita emozionalmente e fisicamente così colpita, soprattutto constatando l’esistenza del suo giardino interiore, della sua delicata sensibilità.
Oggi la storia di Sara (in realtà Claudia Saba, con gli anni divenuta una giornalista e autrice sensibile) diventa un cortometraggio dal titolo Dietro la porta, per la regia di Walter Croce, interpretato da Raffaella Anzalone, Giorgio Gobbi, Nadia Rinaldi, Fabrizio Giannini e la partecipazione straordinaria di Barbara De Rossi.
Avendo letto con emozione il libro e conosciuto Claudia tempo prima che nascesse l’idea del film, capisco come il regista e coautore della sceneggiatura e poi tutto il cast si siano immedesimati in questa toccante vicenda di abusi e dolore e soprattutto di riscatto, creando un’opera cinematografica che è anche una carezza per tutte le bambine e donne che hanno subito e subiscono violenze. Per coloro che sono state uccise prima di poterne uscire e per chi, come Sara, ancora può farcela.
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