La siccità nel resto d’Europa

Oltre all’Italia, numerosi altri paesi europei stanno affrontando con difficoltà il prolungato periodo di siccità che sta interessando ormai da mesi una parte importante del continente.

La forte ondata di calore prevista per questa settimana, con temperature massime che in molte zone supereranno i 40 °C, farà peggiorare la situazione con il rischio di nuovi danni all’agricoltura, una ulteriore riduzione delle riserve idriche e il pericolo di nuovi incendi come quelli che si sono sviluppati negli ultimi giorni soprattutto in Spagna e Portogallo.

Per oggi e domani, nel Regno Unito è stata emessa per la prima volta un’“allerta rossa”, la più alta, in seguito alle previsioni di temperature massime oltre i 40 °C in molte aree del paese, dove non aveva mai fatto così caldo.

In Portogallo le autorità sanitarie hanno finora segnalato la morte di oltre 650 persone a causa delle ondate di calore nelle ultime settimane, mentre quelle della Spagna hanno indicato circa 370 decessi sempre a causa delle alte temperature. Le stime sono state riviste di recente, ma vengono aggiornate quasi quotidianamente con nuove segnalazioni.

In Italia le aree più interessate dall’attuale siccità sono una parte consistente della Pianura padana, il Lazio e la Puglia meridionale. Nel resto dell’Europa la situazione è soprattutto difficile nel Portogallo, nella Spagna settentrionale, nella Francia meridionale e in parte della Germania centrale. Nel complesso, la siccità non è ancora arrivata ai livelli del 2018, quando l’Europa fu interessata da un altro prolungato periodo di scarsa piovosità, ma ci sono comunque aree geografiche in cui le condizioni continuano a peggiorare.

In rosso, le aree di maggiore allerta a causa della siccità (Copernicus, Unione Europea)

Sulla Pianura padana non si registrano piogge consistenti da quasi 200 giorni, con numerosi fiumi quasi completamente privi d’acqua. Molti di questi sono affluenti del Po, che ormai da settimane ha una portata sensibilmente ridotta, in parte dovuta alla maggiore richiesta d’acqua dall’agricoltura per salvare le piantagioni. Situazioni simili si stanno verificando nelle altre zone europee interessate dalla siccità, con una riduzione del livello di numerosi fiumi e laghi.

La Commissione europea ha stimato che il raccolto di cereali di quest’anno nel continente sarà del 2,5 per cento inferiore rispetto allo scorso anno, proprio a causa della siccità. Saranno prodotti milioni di tonnellate di grano, orzo e mais in meno del solito, ma l’Europa manterrà comunque una produzione in eccesso, con la possibilità di esportare parte dei raccolti. A livello globale la minore produzione di cereali in Ucraina a causa della guerra potrà avere serie conseguenze in numerosi mercati.

Miranda de Arga, Navarra, Spagna (AP Photo/Alvaro Barrientos, File)

Oltre all’agricoltura, la siccità ha effetto sulle capacità di produzione delle centrali idroelettriche, la maggior parte costruite a valle di grandi bacini dai quali fluisce l’acqua per azionare le turbine. La mancanza d’acqua ha già reso necessaria la riduzione dell’attività di numerose centrali di questo tipo, in una fase in cui i costi dell’energia sono molto alti a causa sia della guerra in Ucraina sia della fase di ripresa dopo due anni di pandemia. Molti paesi europei stanno cercando di diversificare più velocemente i sistemi di produzione di energia elettrica, riducendo la dipendenza dal gas russo, ma devono fare i conti con la mancanza di alternative sul breve periodo che siano poco inquinanti.

La nuova ondata di calore prevista per questa settimana, con temperature che in Italia potranno superare i 40 °C anche al Nord, potrebbe peggiore ulteriormente le cose portando a un’ulteriore evaporazione della poca acqua rimasta negli strati meno profondi del suolo. In condizioni di siccità, alberi e arbusti riescono spesso a sopravvivere attingendo maggiori quantità di acqua dalle falde acquifere, consumando però riserve che spesso si rivelano molto importanti per l’agricoltura, per il consumo dei privati e per le industrie.

L’acqua scarseggia non solo a causa delle piogge pressoché assenti degli ultimi mesi, ma anche a causa di un inverno particolarmente secco durante il quale è nevicato poco sull’arco alpino. Le temperature relativamente alte già a inizio primavera hanno fatto sì che la poca neve presente si sciogliesse prematuramente, producendo acqua in una fase in cui non era ancora necessaria per molte coltivazioni. Nei paesi privi di sistemi adeguati per l’accumulo nei bacini artificiali e in altri tipi di riserve, l’acqua è fluita verso i mari.

Da tempo l’Unione Europea invita i governi degli stati membri a costruire riserve e piani per la conservazione dell’acqua, in modo da averla a disposizione nei periodi sempre più lunghi di siccità che si registrano in estate. Le sollecitazioni non sono state però seguite da azioni concrete in numerosi paesi, dove la siccità viene trattata ancora come un’emergenza e non come una nuova normalità che sta iniziando ad affermarsi a causa del cambiamento climatico. Costruire riserve artificiali richiede tempo con programmi pluriennali, ma secondo gli esperti è l’unica soluzione per mitigare nel medio-lungo periodo i problemi legati alla siccità.

In estate periodi di mancanza d’acqua hanno tradizionalmente interessato alcune aree dell’Europa meridionale e centrale, ma negli ultimi anni i periodi di siccità sono via via diventati più lunghi e hanno riguardato aree molto più estese di territorio.

Le ricorrenti ondate di calore contribuiscono al problema e derivano da cambiamenti nelle dinamiche atmosferiche, con le correnti a getto atlantiche, i forti venti d’alta quota che spostano grandi masse d’aria da ovest verso est, che si indeboliscono. Sul continente permangono aree di alta pressione, cioè di tempo stabile, per lungo tempo determinando un aumento della temperatura che a sua volta contribuisce a renderle più grandi e difficili da dissipare per le correnti atmosferiche.

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