La sentenza sugli attacchi terroristici del 2015 a Parigi

Il processo per gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi si è concluso con la condanna di 19 dei 20 imputati, i quali sono stati dichiarati colpevoli di tutti i capi d’accusa loro rivolti. In particolare Salah Abdeslam, l’unica persona ad aver partecipato in prima persona agli attacchi ancora in vita, è stato dichiarato colpevole di «omicidi in banda organizzata, in relazione con un’organizzazione terroristica» ed è stato condannato alla pena più dura prevista dalla legge francese: una forma di ergastolo che prevede una possibilità di libertà condizionale solo dopo 30 anni di detenzione. Dal 1994 la giustizia francese ha inflitto questa pena solo quattro volte.

Iniziato lo scorso 8 settembre, questo processo è stato il più grande che si sia tenuto in Francia dal dopoguerra: riguardava gli attacchi compiuti dall’ISIS al teatro Bataclan, allo Stade de France e in alcuni locali del X e XI arrondissement, due quartieri della capitale francese, in cui morirono 130 persone e più di 400 furono ferite. Circa 1.800 persone di venti nazionalità diverse si erano costituite parte civile.

Nel corso del processo Abdeslam, che oggi ha 32 anni, si era difeso dicendo non aver ucciso o ferito nessuno. Aveva ammesso di essersi affiliato all’ISIS ma ha sempre rivendicato di non aver ucciso nessuno e di aver scelto di abbandonare la cintura di esplosivo che aveva con sé, rinunciando a farsi saltare in aria come gli altri membri del commando.

Tra i condannati, sei sono stati processati in contumacia. Uno di loro, Ahmed Dahmani, amico di Salah Abdeslam, era stato arrestato nel novembre 2015 in Turchia e condannato per terrorismo. Le autorità turche si rifiutano di consegnarlo alla giustizia francese finché non avrà scontato i due terzi della pena. Gli altri cinque imputati in contumacia, membri dell’ISIS, sono probabilmente morti in Iraq o in Siria, ma, in assenza di prove formali della loro morte, hanno potuto essere perseguiti dalla legge francese.

Gli attacchi del 13 novembre 2015 ebbero inizio con quello allo Stade de France, il principale stadio di Parigi, dove si stava giocando una partita amichevole di calcio tra le nazionali di Francia e Germania, a cui era presente anche l’allora presidente della Repubblica francese, François Hollande: ci furono due esplosioni e un morto. Pochi minuti dopo nel centro della città un secondo commando, composto da tre terroristi armati di fucili d’assalto, cominciò a sparare alle persone sedute in due locali tra il X e l’XI arrondissement, il Carillon Café, il Petit Cambodge, vicino a Rue Alibert, e poi nei ristoranti di Rue de Charonne: 36 morti. Alle 21.41, pochi chilometri più a sud, un attentatore colpì da solo la brasserie Comptoir Voltaire azionando la sua cintura esplosiva e ferendo una quindicina di persone, ma uccidendo soltanto se stesso.

Nel frattempo al Bataclan, una sala da concerti da 1.500 posti, stavano suonando gli Eagles of Death Metal, una nota band rock californiana. L’attacco iniziò alle 21.47. Dopo aver sparato ad alcune persone che stavano fumando e a un addetto alla sicurezza, il terzo commando, composto da tre terroristi, salì su un piano rialzato tra la platea e i palchi e cominciò a sparare a caso sulla folla. Secondo diverse ricostruzioni, la maggior parte delle persone morte al Bataclan furono uccise nei primi minuti dall’arrivo dei terroristi; molte si sdraiarono a terra fingendosi morte, molte altre provarono a scappare nei bagni, dalle uscite di sicurezza e sul tetto, e altre ancora vennero prese in ostaggio.

I primi agenti di polizia arrivarono al Bataclan attorno alle 22. Spararono a un terrorista, facendo azionare la sua cintura esplosiva, e pochi minuti dopo furono raggiunti dagli uomini della “Brigades de Recherche et d’Intervention” (BRI), un’unità d’élite delle forze speciali francesi. Attorno alle 23.45 gli agenti della BRI sfondarono la porta della stanza dentro cui gli altri due terroristi avevano preso in ostaggio le persone, costringendoli ad arrivare fino alla fine del corridoio e lasciando agli ostaggi lo spazio per mettersi in salvo. Le cinture esplosive dei terroristi vennero azionate – non fu chiaro se a causa dei proiettili o se attivate da loro – e l’operazione si concluse: i morti furono in tutto 90. Gli attentatori che morirono durante gli attacchi, o pochi giorni dopo durante le operazioni di polizia, furono nove in totale.

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