La maxitassa sui profitti non frena Eni ed Enel. Cedole ancora generose
A sconto in Borsa, ma con dividendi che restano comunque importanti. L’energia italiana di Stato ha due facce. E da Eni a Enel, passando per Terna, vive uno dei momenti più difficili della sua storia stretta dagli effetti del conflitto russo-ucraino. Se da un lato la guerra ha fatto crescere a dismisura i prezzi del petrolio e del gas (portando più utili), dall’altro ha innescato incertezza sul settore.
«Sono due in questo momento i fattori che stanno abbattendo i titoli a Piazza Affari spiega al Giornale Guglielmo Opipari di Bestinver Securities da una parte la tassa sugli extra profitti che ha contorni assolutamente indefiniti e incerti; e dall’altra il rischio Paese legato al delicato passaggio elettorale». Finché il nuovo governo non sarà deciso e chiarirà le proprie politiche economico-industriali «dobbiamo attenderci ancora pressione sui titoli», prosegue l’esperto.
D’altra parte, basti penare che con la tassazione sugli extra profitti l’Eni di Claudio Descalzi ha dovuto prima accantonare 500 milioni e poi, su precisazione dell’Agenzia delle Entrate, questo conto è salito a 1,6 miliardi nel giro di due mesi: 1,4 miliardi in Italia e oltre 200 milioni in Gran Bretagna.
«Si tratta di un contesto assolutamente instabile che non sappiamo ancora che sviluppi avrà e che, di fatto, allontana gli investitori», commenta l’analista.
Con ciò, la stagione dei dividendi vive comunque un momento florido perché le compagnie dell’energia hanno comunque generato ricavi e utili: Eni per esempio ha raggiunto 7,08 miliardi di euro di profitti, rispetto al primo semestre 2021 (1,2 miliardi).
«Quest’anno Eni ha fissato a 3 miliardi la remunerazione, di cui 1,5 miliardi già distribuiti e ha alzato il proprio programma di riacquisto di azioni a 2,4 miliardi», aggiunge Opipari.
A pesare sul titolo, che negli ultimi sei mesi ha perso il 10% con un settore che in Europa ha fatto molto meglio, sono dunque il fattore politico-normativo, ma anche la strategia del gruppo che sta diventando sempre più una «holding che quota le partecipate». Di fatto, con l’operazione su Var Enrgy in Norvegia e con Bp in Angola (Plenitude è in standby) gli investitori puntano più sulle partecipate che sulla holding «che infatti quota a sconto rispetto ai competitor», spiega l’esperto.
Analogo discorso si può fare per l’Enel guidata da Francesco Starace. Per Enel nel primo semestre 2022 c’è stato un incremento record ( 85,3%) per i ricavi, ma l’aumento dei costi negli approvvigionamenti di energia, ha frenato margini e utili.
La società negli ultimi sei mesi ha perso il 15,7% in Borsa, ma ha distribuito agli azionisti dividendi per quasi 2 miliardi. Una garanzia per lo Stato che comunque ha il 30,3% di Eni e il 23,6% di Enel.
Guardando però alla strategia energetica nel suo complesso, il governo Draghi non ha assunto una linea win-win: di fatto, la tassa sugli extra profitti (tassa a carico delle aziende energetiche per sostenere le misure finalizzate ad alleggerire l’impatto dei rialzi di luce e gas) si è abbattuta sulle stesse società penalizzandole dal punto di vista della capitalizzazione.
Per quanto riguarda Enel, Starace ha chiarito che il gruppo ha pagato 50 milioni di acconto mentre 70 milioni è la cifra totale che il gruppo dovrà allo Stato. In generale i due manager, Descalzi e Starace, entrambi in scadenza a primavera, si sono espressi chiaramente su due temi chiave: extra profitti e tetto al gas. «Quando vendiamo energia, la vendiamo 2 anni avanti sugli acquisti fatti negli anni precedenti. L’energia del 2022 l’abbiamo venduta nel 2020, quindi non abbiamo accumulato extraprofitti né in Italia né in Spagna perché abbiamo questa linea di vendita», ha chiarito Starace che, pur attenendosi ai propri obblighi, ha messo in discussione il provvedimento. Quanto al tetto del gas, l’ad di Enel si è detto favorevole al tetto al prezzo del gas. Sulla stessa linea Descalzi che ritiene che senza tetto ai prezzi avremo «un inverno in emergenza».
Quanto alle società regolate come Snam e Terna. Il loro andamento in Borsa è stato migliore (-2% e 1,6% negli ultimi sei mesi) e non è un caso che questo si accompagni al fatto che per la loro attività siano esenti dal pagare la tassa sugli extra profitti.