La Kalush Orchestra vince Eurovision 2022

di Renato Franco e Andrea Laffranchi, inviati a Torino

La 66ª edizione di Eurovision Song Contest è stata vinta dagli interpreti di «Stefania»

In una finale dove la politica irrompe tra le canzoni, l’Eurovision Song Contest se lo porta a casa proprio l’Ucraina. Ma già prima del verdetto gli scenari di guerra avevano coperto la musica dell’Esc: Zelensky che con un video invita a votare la Kalush Orchestra, gli hacker filorussi che minacciano un attacco informatico per impedirne la vittoria, la sigla di apertura con i Rockin1000 che suonano «Give Peace a Chance». Quindi durante la gara la stessa band ucraina che lancia un appello in mondovisione: «Aiutate il popolo ucraino, aiutate Mariupol». Applausi e standing ovation.

Folklore e rap, assoli di flauto e breakdance, costumi tradizionali dei Carpazi e streetwear: la loro canzone «Stefania» è dedicata alla mamma del leader del gruppo, Oleg Psiuk, ma con il rumore dei missili ha assunto un significato più ampio e universale che è arrivato a tutti. Una vittoria storica, uno schiaffo dei popoli europei a Putin: il vento della solidarietà e dell’empatia ha spinto l’Ucraina in cima alla classifica. I voti delle giurie nazionali avevano invece messo in competizione Regno Unito (secondo alla fine), Svezia (terza) e Spagna, con l’Ucraina solo quinta, ma il televoto è stato determinante. «Il nostro coraggio impressiona il mondo, la nostra musica conquista l’Europa» ha scritto sul suo canale Telegram il presidente Volodymyr Zelensky. I vertici Ue invece hanno salutato così su Twitter la vittoria: «Stanotte la tua canzone ha conquistato il nostro cuore. Celebriamo la tua vittoria in tutto il mondo. L’Ue è con te», ha scritto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. «L’augurio è che l’Eurovision del prossimo anno possa essere ospitato a Kiev in un’Ucraina libera e unita», ha aggiunto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, citando anche alcuni versi della canzone vincitrice, «Stefania»: «Troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte». Un messaggio di congratulazioni è arrivato anche dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Josep Borrell: «Lunga vita alla musica! Viva l’Europa! Gloria all’Ucraina!».

Delusione per Mahmood e Blanco che hanno sempre galleggiato nella parte alta della classifica ma non hanno mai dato la sensazione di avere la marcia giusta: alla fine un sesto posto senza infamia e senza lode.

Al via era stata Laura Pausini ad aprire lo spettacolo

con un medley di 5 brani: «Benvenuto», «La solitudine», «Le cose che vivi», «Io canto» e «Scatola», ognuna con un outfit di colore diverso e cambi d’abito fulminei che manco Brachetti. Poi il format dello show si prende la scena e parte la gara, un treno con 25 fermate che non ammette pause.

In attesa di capire se l’Ucraina potrà ospitare tra un anno l’Eurovision Zelensky ha dichiarato, sempre via Telegram: «L’anno prossimo l’Ucraina ospiterà l’Eurovision per la terza volta nella storia. Faremo tutto il possibile affinché possa essere Mariupol la città ospitante». Il bilancio dice che gli ascolti (al netto della finale) sono stati ottimi, con uno zoccolo duro di cinque milioni e mezzo di spettatori che si sono appassionati alle prove di cantanti sconosciuti. Merito di un format snello, che corre veloce all’interno di una scaletta fin troppo rigida, che non lascia nessuna possibilità di divagazione. Il lato debole sta nella conduzione ma è difficile trovare una soluzione migliore. I presentatori ufficiali (Mika, Cattelan, Pausini) si occupano della versione internazionale, anche se poi in ogni Paese vengono «oscurati» dalle voci dei commentatori fuori campo a cui ricorre ogni televisione locale. E così alla fine sembrano un po’ sprecati, figure di spicco che fanno da contorno.

La versione di Rai1 era affidata al trio Malgioglio, Corsi e Di Domenico: troppe tre voci anche perché gli spazi di intervento sono molto limitati (e a farne le spese è stata Carolina Di Domenico). Se Gabriele Corsi è un po’ troppo ragioniere (ma è anche obbligato a spiegare quello che succede), Cristiano Malgioglio si è preso la scena, sia con i commenti alle canzoni (sempre centrati, al di là del suo gusto personale su cui si può eccepire), sia con le divagazioni fuori spazio e fuori tempo sui suoi fidanzati, su chi era «bonazzo» e chi no. Un commento stile social, la via più corretta da percorrere visto che ormai il second screen (guardo la tv e giudico in diretta) è entrato nelle abitudini del pubblico.

Responsabile per nove anni di fila del progetto del Festival di Sanremo (ma il prossimo anno non ci sarà, è una notizia), Claudio Fasulo, vicedirettore dell’intrattenimento Rai di prime time e executive producer dell’Eurovision 2022 insieme a Simona Martorelli tira le somme: «La Rai, con le sue eccellenze, ha vinto brillantemente la prova di un mega show come Eurovision».

15 maggio 2022 (modifica il 15 maggio 2022 | 02:06)

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